Rivedere le stagioni precedenti delle serie preferite, in attesa della nuova, è un piacere che può durare poco. Ma quando si parla di Stranger Things e di altre serie nostalgiche, si può risolvere il problema alla radice. Come? Recuperando i film che le hanno, o potrebbero, averle ispirate!
Il magico mondo dei film anni’80
Non si può non partire da due grandi classici: Poltergeist e The Breakfast Club.
Il primo è un horror su una bambina rapita in una dimensione oscura dagli spiriti malvagi che infestano la casa dove si è trasferita con la famiglia. Certo che avrebbero potuto farsi dire prima dall’agente immobiliare che la casa era stata costruita su un cimitero indiano! Ma almeno, Will avrà avuto compagnia durante la sua permanenza nel sottosopra durante la prima stagione della serie Netflix.

Breakfast Club, invece, non viene subito in mente quando si pensa a Stranger Things. I fratelli Duffer hanno costruito il successo della loro storia anche sulle dinamiche tra i personaggi più giovani, in particolar modo nell’amicizia di Dustin con Steve ed Eddie. Ma anche le storie d’amore tra Nancy e Johnathan, Undie e Mike o Lucas e Max. John Hughes fu un maestro nello scrivere e dirigere questo tipo di sceneggiature. Breakfast Club è il suo film più famoso, e la storia di questi cinque ragazzi costretti a conoscersi durante un pomeriggio di punizione in biblioteca vi farà battere il cuore.
Il ritorno del grande cinema horror italiano
E’ già apparso nell’approfondimento sulla quarta stagione, ma non fa mai male citarlo. Il film in questione è E’ Tu vivrai nel terrore…l’aldilà! di Lucio Fulci. Meglio conosciuto all’estero come The Beyond, negli Stati Uniti in particolare, è un film di culto per gli appassionati dell’horror.

Una casa stregata, una maledizione che aleggia sulle città, gli immancabili zombie che perseguitavano il regista per colpa dei produttori tedeschi e del successo del suo precedente Zombie 2. Ma soprattutto, Jill.
Quando si parla del cinema horror italiano dei decenni passati, ci si riferisce al genere come “stile sul contenuto”. Ma questa è una semplificazione come molte etichette critiche. Quindi non farà male tirare in causa un personaggio minore che in fondo non è poi così minore. La linea narrativa di Jill ricorda molto quella di Max, con tanto di finale a effetto. I Duffer non citano quasi mai film stranieri quando parlano delle loro fonti d’ispirazione per Stranger Things, e i film di Fulci appaiono piuttosto sperimentali rispetto al prodotto medio Netflix. Ma a volte succede che le influenze creative operino indirettamente. E poi, riscoprire il nostro horror nostrano non fa mai male: a volte, ritornano.
Il film classico americano
Stranger Things ripesca anche dai decenni precedenti, proprio come faceva Spielberg a sua volta con la nostalgia dei suoi film dell’infanzia e dell’adolescenza. Stiamo parlando degli anni’60, e del grande filone del cinema di guerra e d’avventura di cui David Lean e John Sturges furono maestri quanto Hitchcock per il thriller.
Recentemente, il regista britannico è stato ripreso da Villeneuve per lo stile di Dune, che è anche una dedica agli sterminati deserti di Lawrence D’Arabia (1962) di Lean,
I Duffer hanno fatto qualcosa di più casereccio ma d’effetto col salto di Hopper con la moto per fuggire dal gulag. In molti hanno pensato subito ai film d’azione muscolari patriottici degli ’80. Ma un altro eroe si cimentò in quest’impresa prima del semi-supereroismo di Schwarzenegger o Stallone: Steve McQueen in La Grande Fuga (1963), di Sturges.

Il film è ciato anche da Tarantino in C’era una volta a…Hollywood, ma Stranger Things 4 ha basato tutta la linea narrativa di Hopper sul suo tentativo di fuga dal gulag siberiano, scena che ricorda in molti punti quella del pilota dell’USAF in lotta per salvare i suoi commilitoni dal lager nazista.