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Interviews

Alberto Rossi: il mio personaggio nella serie ‘Il Gattopardo’

Idealista, umile e sognatore. Nei panni di Paolo Corbera di Salina, il nuovo personaggio del kolossal di Netflix, l'attore siciliano si racconta in questa intervista.

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Ph. Luca Soncini

Occhi grandi, profondi. Le sue espressioni dicono che è esattamente la persona che appare: determinata ma fragile. Lui è Alberto Rossi, nuovo volto della serie Netflix Il Gattopardo. L’attore siciliano, di cui sentiremo ancora parlare, interpreta infatti Paolo Corbera di Salina, il figlio maggiore di Don Fabrizio. Un ruolo che gli ha regalato una maggiore sicurezza e gli ha permesso di crescere, non sono professionalmente, ma anche personalmente, come lui stesso racconta in questa intervista.

Nella fiction Netflix Il Gattopardo interpreta Paolo Corbera di Salina, un personaggio che ritroviamo solo nel romanzo in quanto nell’omonimo film di Luchino Visconti non è presente. Come si è preparato ad interpretare questo ruolo?

Confesso di aver visto Il Gattopardo di Visconti una volta, forse due. È stato prima delle riprese, volevo cercare di entrare un po’ in relazione con quell’ambiente e avere anche la percezione di chi erano gli altri personaggi. Il film mi ha aiutato a comprendere meglio quel tipo di famiglia. La serie però si riferisce al romanzo di Tomasi De Lampedusa. Ho così immaginato come poteva essere la vita di Paolo, i suoi sentimenti, le sue passioni. Confesso di aver inventato alcune cose che non sono espresse nel libro, nei copioni o nel racconto del personaggio. La preparazione è stata abbastanza personale, anche perché non abbiamo chissà quale descrizione di Paolo: sappiamo solo che è il figlio maggiore, ma non si sa neppure quanti figli abbia avuto il Gattopardo. Per cui, per interpretare questo ruolo, ho preso come riferimento la mia famiglia, cercando di catapultarla in un’epoca diversa, mettendo molto del mio, soprattutto da un punto di vista psicologico. Ho cercato più che altro di capire Paolo senza giudicarlo. Lui è solamente un ragazzo che ha paura perché ha capito che sta arrivando qualcosa che non conosce, che sta succedendo qualcosa.

Quindi, mi sono messo in relazione con quelle che sono le mie paure in generale e ho semplicemente reagito d’istinto nel modo in cui un ragazzo, con un peso sulle spalle così ingombrante, quale quello appunto di essere il futuro erede al trono, potrebbe reagire.

Crediti foto di scena: Lucia IuorioCrediti foto shooting: Luca Soncini

Crediti foto di scena: Lucia Iuorio – Crediti foto shooting: Luca Soncini

Come è stato recitare accanto a Kim Rossi Stuart che nella serie interpreta Don Fabrizio?

É stato di sicuro un onore immenso, perché non mi aspettavo di avere la possibilità di lavorare con un attore di questo calibro. Anzi mi sentivo anche un po’ in difetto, in pratica avevo quell’ansia che ti stimola a fare meglio. Siamo entrati in una relazione un po’ particolare perché lui è sempre stato molto coinvolto dal personaggio di Fabrizio. Ricordo una scena in cui eravamo a tavola e dovevo inveire contro di lui. C’erano diversi primi piani e tra luci e temperatura esterna faceva caldissimo. Lui è stato tutto il tempo accanto a me a darmi le battute con la stessa intenzione. Non è una cosa comune, di solito te le danno gli altri, invece Kim è rimasto per l’intera durata dei ciak. Questa è stata per me una dimostrazione di professionalità estrema, bellissima, che porterò con me per sempre.

Mi racconta anche un aneddoto divertente sul set?

C’è una scena in cui le figlie si stanno preparando per il ballo della liberazione. Il sarto sta prendendo le misure per gli abiti e io, vedendo questa scena, mi rendo conto che mio padre, per avere una firma sta quasi facendo prostituire sua figlia. In questa scena mia madre (Astrid Meloni) mi deve dare uno ceffone. Abbiamo fatto circa trenta ciak su quello schiaffo, perché mi veniva da ridere, e ammetto che ogni schiaffo era bello forte. Astrid ed io abbiamo costruito un bellissimo rapporto, molto madre-figlio, eravamo davvero entrati nei nostri personaggi. Inoltre, c’era Paolo Calabresi, dietro, che mi faceva le facce strane, quindi non ti dico le risate.  Ad un certo punto, però, mi sembrava di mancare di rispetto alla squadra perché ridendo, facevo perdere del tempo ed eravamo tutti molto stanchi. Alla fine mi sono ritrovato con la faccia rossa, ma eravamo tutti molto divertiti.

Crediti foto di scena: Lucia Iuorio – Crediti foto shooting: Luca Soncini

Questa non è la prima serie a cui lei prende parte. É apparso anche nella serie Macari 2 di Michele Soavi.

L’esperienza che ho fatto con Soavi e quindi con la fiction Macari è stata importantissima. Mi ha dato l’opportunità di lavorare nella mia terra, in Sicilia, nella Valle dei Templi e in tutta la zona dell’Agrigento, dove ho percepito una connessione forte con il luogo. Avere poi l’opportunità di lavorare anche su un progetto come Il Gattopardo, che ha una importanza storica, culturale, ma anche affettiva per gli italiani, e per noi siciliani in particolare, perché è un po’ il nostro passato in quanto le nostre radici sono su quei fogli, per me è stato un carico molto importante. Oggi mi sento molto più tranquillo, perché ho capito che a volte bisogna trovare il coraggio di fare qualcosa senza essere troppo concentrati su quello che pensano gli altri. Posso dire che, rivedendomi, mi sono piaciuto.

Quindi lei è uno che si rivede?

Di solito no perché mi fa paura il mio giudizio, però rivedersi serve per capire se e che tipo di errori si fanno.

Lei proviene dal teatro dove ha preso parte a diverse produzioni tra cui: Il Gabbiano, Aurora Boreale e Visto da vicino nessuno sta bene. Quanto è importante avere una formazione teatrale per poi approcciarsi al mestiere dell’attore?

Ho iniziato con il teatro sin da giovanissimo. Ho poi preso parte a produzioni più grandi, ho fatto tanto gavetta insomma. Penso che il teatro sia quasi una terapia d’urto: ti trovi su un palco dove di fronte hai decine o centinaia di persone, e questo ti dà la percezione di quello che sarà il tuo futuro se deciderai di intraprendere questa carriera. Il teatro è anche molto utile psicologicamente se hai qualche conflitto con te stesso. Devi essere molto concentrato e dietro c’è tanto studio, lo stesso che poi ti permette di salire su un palco. Ti permette di misurarti con le tue emozioni.

Al cinema ha recitato ne L’Estate più Calda di Matteo Pilari e Ombrello di Bianca Di Marco. Mi racconta queste esperienze?

L’Estate più Calda ha una storia abbastanza particolare perché feci il primo self-tape nella mia camera a cui ne seguì un altro. Mentre stavo per tornare in Sicilia mi arriva il callback in presenza. Una volta raggiunti gli studi della Notorius, dove immaginavo di fare semplicemente un provino con qualcuno che mi dava le battute, mi ritrovo davanti il regista, Matteo. C’erano già tutti gli attori come se fosse una lettura a copione. Non capivo bene cosa stesse succedendo. Dopo aver fatto delle scene il regista mi dice che avevo ottenuto il ruolo di Arturo. Sono impazzito di gioia perché era il mio primo film.

Crediti foto di scena: Lucia Iuorio – Crediti foto shooting: Luca Soncini

C’è un regista in particolare con cui le piacerebbe lavorare?

Sono appassionatissimo dei film di fantascienza, per cui il primo nome che mi rimbalza sempre in testa è Ryan Murphy, che per me è incredibile, fa sempre dei progetti così diretti, così dettagliati e sarebbe meraviglioso poter lavorare con lui. Ma ce ne sono tantissimi, perché ogni regista ha un modo personale di vedere il mondo.

Cosa si aspetta dopo Il Gattopardo?

In realtà io cerco sempre di non mettermi quell’aspettativa, perché ho il timore che magari possa succedere tutto o niente. Durante le riprese de Il Gattopardo sapevo già che sarebbe stato un progetto enorme, ma non mi rendevo conto di quanto fosse costruito alla perfezione. Più andavamo avanti nella recitazione più percepivo questa meravigliosa opera d’arte. Per rispondere alla tua domanda, non ho grandi aspettative. Sicuramente mi aspetto da me stesso una sicurezza maggiore nell’intraprendere determinati percorsi. Spero di aver dimostrato bene quello che sono in grado di fare.

Se questa intervista ti è piaciuta leggi anche l’intervista a Emanuela Postacchini

Il Gattopardo