fbpx
Connect with us

Approfondimento

‘Ladri di saponette’ – Non si interrompe il Neorealismo

Continua il ciclo di recensioni dedicate a Maurizio Nichetti in occasione dell'uscita in sala del suo ultimo film, Amiche Mai

Pubblicato

il

Ladri di saponette esce pochi mesi prima della caduta del muro di Berlino e del definitivo trionfo del capitalismo su larga scala. Tuttavia, Maurizio Nichetti decide di non abbandonare il suo divertito ma acido linguaggio satirico per mettere alla berlina la società dei consumi come aveva fatto fin da Ratataplan. In Ladri di saponette c’è ancora il cinema, il Neorealismo e anche un po’ Chaplin (d’altronde il cinema di Vittorio De Sica non ha mai nascosto i suoi legami con quello del comico inglese), ma soprattutto c’è il simbolo feticcio del consumismo, l’immagine fondativa del capitalismo: la pubblicità.

Mangiati un BigBig

Maurizio Nichetti si reca in uno studio televisivo a presentare il suo ultimo film ambientato nel dopoguerra e di ispirazione neorealista: “Ladri di saponette”. Una famiglia medioborghese guarda distrattamente dal proprio salotto il film di Nichetti, che man mano assume una forma particolare. Infatti, a causa di un black-out, la protagonista di uno dei tanti spot che interrompono “Ladri di saponette” entra nel film e ne modifica l’intreccio.

La compenetrazione dei linguaggi

Ladri di saponette è innanzitutto un film sul linguaggio cinematografico, sulla sua immagine e sulla trasmutazione di tale immagine in qualcosa d’altro da sé. Il film gioca con il postmodernismo in maniera divertita e giocosa, ma senza fare sconti a nessuno. Nichetti, per mettere in scena la prepotenza e la soverchiante forza dell’immagine pubblicitaria all’interno della società e del linguaggio cinematografico della fine degli anni ’80, decide di utilizzare satiricamente le sue stesse forme e strutture. Queste ultime si miscelano fra loro generando un cortocircuito di senso che alla fine imprigionerà lo stesso autore/personaggio del film. Ma andiamo con ordine.

Ladri di saponette fonde tre livelli narrativi. Il primo è quello con protagonista Maurizio Nichetti (interpreta sé stesso) che presenta il suo ultimo film, “Ladri di saponette”, in uno studio televisivo; il secondo segue le vicende del film diegetico che il Nichetti-personaggio ha realizzato; il terzo racconta di una famiglia borghese che guarda il film diegetico di Nichetti in tv e che viene continuamente interrotto dalla pubblicità.

La postmodernità e la fusione di generi, immagini e linguaggi diversi non sono mezzi che vengono utilizzati per permettere al suo autore di giocare con la riproposizione degli stilemi neorealisti o a inventare gustosissimi spot pubblicitari. Maurizio Nichetti vuole riflettere e farci riflettere su quanto questo mix di linguaggi non sia più figlio di una visione autoriale o quantomeno di una scelta consapevole; bensì un atto di violenza arbitrario che si rivela inarrestabile.

Il cinema ci guarda e noi non ascoltiamo

L’immagine pubblicitaria invade quella cinematografica senza sposarsi con essa e senza cercare un punto di contatto tale da permettere di generare qualcosa di nuovo. Entra addirittura nella narrazione del film di Nichetti-personaggio che viene modificata irrimediabilmente a prescindere dalle scelte del suo autore.

La satira anticonsumistica dell’esordio di Maurizio Nichetti viene replicata in Ladri di saponette mostrandoci una famiglia, esemplificativa di buona parte del pubblico italiano dell’epoca, che non riesce più a trovare la concentrazione necessaria per seguire un film (la donna protagonista della linea narrativa risponde al telefono, segue ciò che combina il figlio, il marito legge il giornale etc.) perché è la realtà stessa ad aver introiettato il ritmo linguistico della televisione commerciale scandito dalle pubblicità. Infatti, alla fine Nichetti-personaggio, entrato nel suo stesso film per “salvarlo” dalle derive narrative in cui è incappato, rimarrà imprigionato nel televisore. A questo punto è lui che guarderà la famiglia e non più il contrario. Lo sguardo si è completamente ribaltato. Il cinema italiano d’epoca berlusconiana non possiede più l’autorevolezza necessaria da permettersi di essere guardato, ma ha la necessità di gridare per attirare l’attenzione del suo pubblico. Solo che il pubblico si sta preparando per andare a letto e non capisce che quel grido disperato è reale. Che non si tratta di una pubblicità o di un qualunque show televisivo. Il cinema parla di vita vissuta, come ci hanno insegnato i grandi maestri del Neorealismo, ma ormai è diventato troppo difficile differenziare la verità del cinema – e di conseguenza, la vita – dal fittizio di uno spot.

La vita trova sempre un modo

“John, il tipo di controllo che stai cercando è, beh, impossibile. Se c’è una cosa che la storia dell’evoluzione ci ha insegnato è che la vita non può essere contenuta, la vita si libera, si espande in nuovi territori e sfonda le barriere dolorosamente, forse anche pericolosamente, ma, ecco, è così.”

“Stai suggerendo un’isola composta da animali femmine che si riproducono?”

“No, sto semplicemente affermando che la vita, beh, trova un modo.”

Tuttavia, così come ci ricorda ottimisticamente il personaggio di Jeff Goldblum in Jurassic Park, “la vita trova sempre un modo” per affermarsi e non perdere la sua battaglia col fittizio. Visto oggi Ladri di saponette, a uno strato più profondo, sembra comunque ricordarci che alla fine il cinema (e quindi, la vita) non può essere interrotto mai, neanche dalla pubblicità. Perché, se è vero che il film diegetico diretto dal Nichetti-personaggio subisce delle violente modifiche dalla pubblicità, è altrettanto vero che i suoi personaggi rispondono attivamente a queste intrusioni generando nuove linee narrative e nuova vita al suo interno. Vita che non può bloccare neanche il suo stesso autore.

La pubblicità, per quanto invasiva e cataclismatica, non “interrompe” davvero il cinema. Lo trasforma. Magari in qualcosa che al suo autore (e non solo) non piace, ma alla fine la donna nel salotto che sta guardando la tv piangerà lo stesso di fronte alle disavventure dei protagonisti di “Ladri di saponette”. «Non si interrompe un’emozione» diceva Fellini nella sua celebre battaglia anti-pubblicitaria, ma in fin dei conti Maurizio Nichetti sembra ricordarci che niente può davvero interromperla perché «la vita, beh, trova un modo.» appunto.

Ladri di saponette

  • Anno: 1989
  • Durata: 90 min
  • Distribuzione: Warner Bros. Italia
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Maurizio Nichetti
  • Data di uscita: 16-February-1989