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‘Watchful Eyes’ Intervista a Lorenzo Gioielli

Lorenzo Gioielli, protagonista del prossimo horror italiano Watchful Eyes, racconta durante un'intervista lo sviluppo del progetto e le sue preferenze tra cinema e serie tv.

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lorenzo gioielli intervista foto ufficio stampa

Tra i protagonista dell’atteso e inedito Watchful EyesLorenzo Gioielli ci ha concesso una interessante intervista, nella quale racconta come è stato coinvolto al progetto e quali sono state le sfide da affrontare.

Watchful Eyes | Intervista al protagonista Lorenzo Gioielli

Come è avvenuto il coinvolgimento al progetto?

Il mio coinvolgimento al progetto è avvenuto tramite un ex allievo a me estremamente caro, Filippo Tancredi. Poi ho letto la sceneggiatura, ho parlato con Gianluca Lasaracina, il regista, e voilà.

Quale è stata la sfida più grande da affrontare?

Non c’è stata una sfida precisa. Non penso al mio lavoro in termini di sfida. C’era soltanto da interpretare per il meglio un personaggio scritto molto bene e fidarsi della regia e della troupe. Nient’altro.

Che tipo di rapporto hai con l’horrror? Ed è cambiato dopo Watchful eyes?

L’unico horror che avevo fatto nella mia carriera era Demoni 2, con Lamberto Bava. Non ho mai avuto un gran rapporto con l’horror, sicuramente rifuggo abbastanza dallo splatter. Watchful eyes ha confermato questa mia preferenza.

Quanto c’è di te nel tuo personaggio e in cosa invece ti senti distante?

La mia vicinanza col personaggio riguarda sicuramente il senso d’inadeguatezza che mi perseguita. La distanza è l’incapacità di controllo rispetto alle situazioni estreme. Mi è veramente lontana, sono l’uomo delle emergenze.

Quali sono i modelli di riferimento che ti hanno aiutato durante la lavorazione?

Non ho un modello specifico attoriale quando interpreto un personaggio. Lo considero una persona e cerco di agire e reagire come farebbe lui.

Se dovessi scegliere, preferiresti sorvegliare o essere sorvegliato?

Preferirei sorvegliare.

Qual è la lezione imparata dai grandi maestri che porti sempre con te?

Che bisogna mettersi a servizio, con la propria capacità, della regia e della sceneggiatura che si sta interpretando. Avere un parere è interessante ma si deve esser pronti a cambiarlo qualora non venga ritenuto efficace.

Quanto è importante il teatro per la formazione di un artista?

Senza il teatro un interprete non è un interprete. Attrici o attori esclusivamente di cinema non esistono.

Quale genere senti più congeniale?

Il genere comico.

Che rapporto hai con la serialità? E con l’avvento delle piattaforme?

Amo la serialità, è enormemente formativa. Le piattaforme sono per me il paradiso.