Harbin di Woo Min-ho (The Man Standing Next, The Drug King) è un film di spionaggio interpretato da un cast corale guidato da Hyun Bin (Crash Landing on you, The point men) e seguito da attori quali Park Jeong-min (Decision to leave, Uprising), Jo Woo-jin (Hunt, Alienoid), Jeon Yeo-been (Cobweb, Glitch) o Park Hun (Land of Happiness, La battaglia di Hansan). Il film viene presentato al Florence Korea Film Fest il 23 marzo.

‘Harbin’ di Woo Min-ho
Harbin di Woo Min-ho, la trama
Ahn Jung-geun (Hyun Bin) è stato uno dei primi leader del movimento indipendentista coreano agli albori della sua esistenza. Il film è ambientato negli anni tra la firma del Trattato dell’Eulsa (1905) e l’assassinio di Ito Hirobumi, avvenuto per mano di Ahn stesso alla stazione di Harbin il 26 ottobre 1909. Il film racconta di come la resistenza sia arrivata a pianificare l’omicidio del Governatore Generale di Corea, che ha poi condotto alla proclamazione del Trattato di Annessione. In questo frangente, la lotta per l’indipendenza coreana ha assunto forme diverse, ma è sempre stata mossa da indiscusso ardore.
Harbin e i predecessori
Harbin si muove nei terreni conosciuti del filone neo-coloniale, a cui appartiene tra gli altri The Age Of Shadows, che qui riecheggia nelle atmosfere degli interni del film e nello straordinario lavoro sui costumi. Ad indiscussa dimostrazione della ormai rinomata scuola costumista coreana e del lavoro del grande artista Jung Ae-kwak (tra le altre produzioni di cui ha firmato i costumi: Decision to Leave, Project Wolf Hunting e 12.12: The Day).
Quando l’eroe esce allo scoperto, rivediamo il Zhang Yimou di Cliff walkers, e anche la propaganda e l’eroismo di Snipers. Il nuovo film di Woo Min-ho è infatti una orgogliosa celebrazione di una delle figure della resistenza coreana più iconiche, Ahn Jung-geun. La responsabilità nelle mani della sceneggiatura, firmata dal regista stesso e Kim Kyeong-chan, è condivisa con l’interpretazione di Hyun Bin che si distingue per solidità. Il regista sceglie di non risparmiare lo sporco, il sangue e il freddo ai propri attori, e per questo li vediamo cambiare più forme e farsi strada nel vento polare di Harbin con disinvolta naturalezza.

Hyun Bin in una scena del film ‘Harbin’
La fotografia e l’eroismo
Mentre gli eroi in Harbin si alternano al centro della scena, si spendono tempo e parole a riflettere su quanto questa battaglia di Davide contro Golia fosse giustificata. Ci sono gli indipendentisti più stoici che qui vedono una missione di vita, e quelli più disillusi che si convertono alla malavita. L’onore è chiaramente il fulcro della questione, ma come d’altronde lo è sempre nella narrativa storica coreana, dove la dignità e l’irreprensibilità sono temi centrali e antitetici alla malvagità dell’oppressore.
Viviamo al posto dei nostri compagni morti. Non te lo dimenticare mai.
Se scenografia e costumi sono una garanzia di completa immersione, la fotografia e i chiaro scuri aggiungono una nota ulteriore, visionaria, allegorica quanto brutale: nei contorni taglienti, nei toni quasi caravaggeschi, i personaggi sono necessariamente bianchi o neri.
L’ostruzione
Peculiare l’approccio diverso alla visione richiesto: questi combattenti sotto copertura sono sempre piuttosto bloccati, frenati; a causa del buio e di cappotti dai colori torvi e uniformi e cappelli dalla tesa larga che oscurano rigorosamente lo sguardo. Non riuscire a guardare in faccia chi parla o agisce, senza quindi poter interpretare pienamente i segnali non verbali, diventa un invito ad una esplorazione diversa. Il pubblico si trova a leggere con più attenzione fuori dai contorni, cercare suggerimenti nelle atmosfere, nelle coltri di fumo di sigaretta sempre presenti.
Quando poi il cappello cade, è come se cadesse una armatura. Si torna a vedere l’uomo che sta sotto l’ombra, e magari anche le sue lacrime.
Appoggiandosi ad alcune scene dal taglio visionario (se non proprio pasoliniano), per nulla banali, Woo riesce a creare uno scioglimento narrativo diversificato ma il cui pathos, malgrado il montaggio ci porti verso ambienti e luci davvero lontani, rimane costante e poetico. Universalizzando la battaglia contro l’oppressore, il colonizzatore, Harbin diventa un’elegia della resistenza, e una riabilitazione visiva e cinematografica patriottica (già iniziata con il precedente Hero di Yoon Je-kyoon, nel 2022) di un eroe coreano contemporaneo.
People will gather. When people gather, we will take the light and go together into darkness.