Abbiamo già avuto modo di elogiare Alice Nellis, la regista di České Budějovice cui il Bergamo Film Meeting dedica quest’anno un’ampia retrospettiva, al momento di segnalare con un certo entusiasmo The Seven Ravens (Sedmero krkavců), fantasy datato 2015 in grado di riproporre una nota fiaba dell’Europa centrale con gusto e senza rinunciare a un apprezzabile sense of humor. Tocca andare un po’ più indietro negli anni, invece, per parlare di Ene Bene. Tale titolo risale infatti al 2000, lo abbiamo visto tradotto a livello internazionale come Eeny Meeny o addirittura Ambarabà ciccì coccò, in italiano, essendoci in ballo un riferimento alle più note filastrocche infantili.
Anche quest’opera ci ha positivamente colpiti. Poiché l’autrice vi ha saputo convogliare tutta la sensibilità, l’ironia e la capacità di descrivere personaggi dalle molteplici sfumature, che abbiamo imparato a riconoscerle, affrescando al contempo in termini di originale tragicommedia un difficile periodo di transizione per il paese. Laddove il socialismo al potere nella defunta Cecoslovacchia non ha lasciato troppo rimpianti, ma l’impatto sulla società civile delle istituzioni democratiche non è sempre dei migliori, per usare un eufemismo.
Una satira pungente, le cui venature malinconiche incantano
Girato nel 2000, Ene Bene prende proprio il momento delle elezioni, quale cartina di tornasole dello stato di salute (con ogni evidenza ancora piuttosto precario) di una società ceca al bivio tra presente e passato. Tra i protagonisti di un racconto cinematografico indubbiamente vivace, ma a tratti fin troppo bozzettistico, vi è intanto la giovane Jana, che per portare avanti gli studi ha lasciato la sua cittadina d’origine trasferendosi proprio nella capitale, a Praga. La vediamo comunque far ritorno a casa nel classico weekend delle elezioni, così da poter esercitare il ruolo di scrutatrice durante uno di quegli appuntamenti col voto che in tale forma, ovvero con la possibilità di scegliere tra liste, candidati e partiti diversi, esistevano da appena una decina d’anni.
Le situazioni in cui si imbatterà saranno sovente farsesche. Persino imbarazzanti. Anche perché dovrà farsi carico pure delle tensioni esistenti tra la madre, entusiasta del nuovo sistema e membro dello staff di uno dei candidati, ed un padre tanto malmesso a livello fisico, di salute, quanto abulico, scettico e disilluso nei riguardi della politica tutta. Ciò darà luogo ad alcuni siparietti davvero esilaranti. Come pure a scene intrise di amarezza, di larvale malinconia, con una punta quasi inaspettata di tragicità verso la fine.
Estetica tipicamente mitteleuropea
All’epoca l’autrice, Alice Nellis, così si era espressa sul suo lavoro: “Volevo realizzare un film principalmente sulle persone, in particolare sulla generazione dei miei genitori, che ha vissuto tutta la vita sotto un regime diverso… sui loro problemi personali, ma poiché questi problemi sono così legati alla situazione che li circonda, il film parla inevitabilmente anche di politica“.
A parte eventuali “autobiografismi”, il livello di satira politica che Ene Bene sprigiona si fa ulteriormente apprezzare per quell’impronta leggera, fantasiosa, ironica, che dialoga poi benissimo con l’ambiente da lei sapientemente, brillantemente ritratto. Sin dalle scelte iconografiche, scenografiche, sembrerebbe peraltro di scorgere riflessi – naturalmente aggiornati – di quella tradizionale estetica “biedermeier“, la cui matrice ottocentesca era già stata beffardamente rivisitata nelle opere letterarie di uno Jaroslav Hašek o di un Bohumil Hrabal, confluendo poi con una certa naturalezza nelle trasposizioni cinematografiche dello stesso Hrabal che hanno assicurato fama internazionale (vedi in particolare Treni strettamente sorvegliati, vincitore nel 1966 dell’Oscar al miglior film straniero) a uno dei più grandi Maestri del cinema ceco, il compianto Jiří Menzel.