Netflix Film

‘The Electric State’: un ambizioso rimpianto

Con Milly Bobby Brown di ‘Stranger Things’

Published

on

The Electric State è il nuovo kolossal d’avventura fantascientifica diretta dai fratelli Anthony e Joe Russo (Avengers: Endgame, Cherry – Innocenza perduta, The Gray Man), basata sulla graphic novel omonima di Simon Stalenhag, pubblicata nel 2018. La sceneggiatura è firmata da Christopher Markus e Stephen McFeely

Il film è una coproduzione brasiliana, indiana e statunitense, e si avvale soprattutto della presenza nel cast come protagonista di Millie Bobby Brown, attrice talentuosa classe 2004, diventata famosa grazie alla sua presenza da comprimaria nella celebre serie televisiva fantascientifica Stranger Things, capostipite del colosso streaming Netflix. 

The Electric State è disponibile dal 14 Marzo in esclusiva on demand sulla piattaforma Netflix (qui il link del trailer italiano del film).

La trama di The Electric State

The Electric SState trasporta  lo spettatore negli Stati Uniti degli anni ‘90.

É un’America retrofuturistica in pieno conflitto quella che viene presentata su schermo poiché i robot senzienti – creati dall’essere umano con lo scopo di integrarli in società come macchine da supporto – danno il via a forme di ribellione in merito ai loro ddiritti. Ha così origine una guerra che viene poi persa dalle macchine e che finisce per portare al loro immediato imprigionamento.

Con un’ellissi temporale l’azione si sposta a qualche anno seguente. Michelle (Millie Bobby Brown), la protagonista del film, è una ragazza orfana che una sera si imbatte in un robot giallo, di nome Cosmo. Michelle, inizialmente turbata da quest’incontro inaspettato, intuisce poco dopo che il robot in realtà non ha cattive intenzioni, ma che, anzi, vuole condurla da suo fratello minore Christopher (Woody Norman) – dotato di una mente geniale – e creduto scomparso in un incidente stradale. 

Così Michelle e Cosmo partono per questa avventura alla ricerca di Christopher. Nel tragitto incontreranno Keats (Chris Pratt), un contrabbandiere accompagnato a sua volta da un robot di nome Herman. I due robot saranno entrambi fondamentali per la riuscita della missione.

L’identità c’è, l’originalità meno

Nonostante alcuni elementi trasmettano cenni di originalità e inventiva, The Electric State non introduce nulla di veramente nuovo. Il film attinge a pellicole come Transformers, Ready Player One e a serie TV recenti e popolari come Fallout, riassemblando il tutto in un prodotto a cui manca la spinta creativa necessaria per lasciare un segno duraturo.

Non si può negare che il film sia avvolto da un’atmosfera suggestiva, colorata e capace di intrattenere, ma più adatta a un pubblico giovane in cerca di un’esperienza leggera e divertente piuttosto che di una narrazione profonda e riflessiva.

Le ambientazioni presentano design variopinti e variegati, e lo stesso si può dire dei robot, ognuno caratterizzato da una sua unicità: basti pensare a Cosmo ed Herman.

La CGI è notevole: i paesaggi e gli elementi che popolano il mondo del film sono realizzati in modo estremamente credibile, donando alla pellicola un’aura immaginifica capace di stimolare la mente dello spettatore e facilitarne l’immedesimazione. Questo aspetto, senza dubbio, innalza il valore di un prodotto che per molti altri versi risulta poco convincente.

Un grande cast, parzialmente sprecato

Millie Bobby Brown e Chris Pratt, nei rispettivi ruoli di Michelle e Keats, guidano un cast d’eccezione, che lascia tuttavia la sensazione di un’opportunità mancata.

Se da un lato i due protagonisti mostrano carisma e riescono in qualche modo a entrare nel cuore dello spettatore grazie a una chimica, per quanto inverosimile, in continua evoluzione e a un look ben definito ( arricchito da guizzi briosi e momenti sopra le righe), lo stesso non si può dire di altri interpreti.

Giancarlo Esposito e Colman Domingo, ad esempio, restano intrappolati in personaggi stereotipati, che servono solo a portare avanti una trama fin troppo diluita. Anche Stanley Tucci è presente nel folto cast, in una versione che richiama Steve Jobs. Impersonando un villain macchiettistico,  non fa che strappare un rapido sorriso, ricordando le priorità di un prodotto più attento alla forma che alla sostanza.

Si aggiungono al cast le voci di Woody Harrelson, Anthony Mackie e Brian Cox, che, pur incrementando la popolarità del prodotto, non riescono a risollevare le sorti di una sceneggiatura priva di mordente.

Un’ambizione che lascia l’amaro in bocca

The Electric State è sicuramente un film divisivo. Da un lato si propone come  perfetto intrattenimento per un pubblico molto giovane, dove effetti speciali e ricchezza scenografica sono perlopiù i veri oggetti di interesse; dall’altro, lascia l’impressione di un’opera che aspira a essere molto di più, ma che inciampa su una trama prevedibile e ricca di cliché, priva di una reale spinta innovativa o di un guizzo creativo.

Nemmeno un cast di volti noti, impegnati nel mantenere viva l’attenzione dello spettatore fino alla fine di un minutaggio considerevole e mal sfruttato, riesce a offrire un’esperienza di visione davvero soddisfacente.

In questo caso, il budget di produzione esorbitante non fa che peggiorare il riscontro di un progetto di larga scala di interesse, che tristemente crolla sotto il peso delle proprie ambizioni, lasciando nello spettatore non altro che amaro in bocca.

Exit mobile version