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Bergamo Film Meeting

“The Seven Ravens”, ovvero i Fratelli Grimm secondo Alice Nellis

Un fantasy prodigioso, quello diretto dalla regista ceca cui il Bergamo Film Meeting rende omaggio quest’anno

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La fiaba che non ti aspetti

Può suonare terribilmente scontato, ma vale la pena ribadirlo ogni anno: tra i punti di forza del Bergamo Film Meeting vi sono da sempre le retrospettive. Sia quelle dedicate ai Maestri riconosciuti della settima arte, vedi Otar Iosseliani; sia quelle che permettono al pubblico di approfondire il percorso di qualche cineasta emergente o comunque non universalmente noto.
Ci sembra che la seconda opzione, per quanto concerne questa 43esima edizione del festival, venga incarnata bene dall’eclettica cineasta ceca Alice Nellis, (co)protagonista con la sua retrospettiva della sezione Europe, Now!. L’alquanto prolifica regista, i cui primi lavori risalgono alla fine degli anni ’90, è originaria di České Budějovice, città della Boemia meridionale nota nel mondo tanto per la locale Università che per una delle più apprezzate birre ceche, la Budweiser. Piuttosto legata alla realtà locale sembrerebbe anche la sua filmografia, all’interno della quale abbiamo già alcuni gioielli: su tutto il fiabesco The Seven Ravens (Sedmero krkavců), datato 2015.

Riadattando i fratelli Grimm e Božena Němcová

Permetteteci un irriverente ma tutto sommato anche innocente gioco di parole: in Italia abbiamo avuto I sette fratelli Cervi, qui invece abbiamo sette fratelli corvi. Già, realmente trasformati in corvi. Per questo fantasy incredibilmente vivace nel ritmo e creativo nella messa in scena, la Nellis ha attinto infatti a una bella fiaba di origine mitteleuropea, ispirandosi in parte alla versione della connazionale Božena Němcová e in parte alla più famosa, archetipica versione tedesca (Die sieben Raben) pubblicata dai Fratelli Grimm, nella loro raccolta Le fiabe del focolare.
Vi si racconta di una giovane donna, Bohdanka, che a costo di gravi sacrifici personali si assume la responsabilità di salvare i propri fratelli e liberarli dalla maledizione che, inavvertitamente, la madre aveva inflitto loro, facendo sì che per errore venissero trasformati in corvi; insomma, una storia di coraggio, di resistenza e di potere rivelatore delle parole, che, inseguendo una verità tenuta a lungo celata, lascia intendere come gli errori dei genitori finiscano per ricadere sui figli e di come questi ultimi possano ripeterli all’infinito o correggerli.

Tra ambientazioni alla Fantaghirò e apprezzabile ironia

Anche volendo stazionare “in superficie”, il movimentato e piacevolissimo film di Alice Nellis si avvale di un’ambientazione incantevole, di scenografie naturali fiabesche e di costumi originali, sgargianti, tutti estremamente curati. Ci si trova, del resto, in un angolo d’Europa che coi suoi boschi, le sue radure e i suoi castelli è stato già celebrato da molteplici produzioni cinematografiche e televisive, vedi ad esempio una serie di culto come la nostra Fantaghirò.
Ma, tra deliziose ironie e una morale non così scontata, in quanto improntata al disvelamento del Vero, la regista ceca aveva dimostrato in tale lavoro non soltanto di padroneggiare il genere, uno dei tanti da lei approcciati, ma di sapergli conferire un’impronta deliziosamente naïf, spigliata, moderna. Ondeggiando lieve tra principi balbuzienti, streghe “gattare” ed eroine bravissime nel gioco dei mimi. Poiché, come scrisse la collega Věra Mišková su Novinky.cz, “Nellis è persona con un grande senso dell’umorismo, elemento che non poteva mancare nella sua versione di questa storia drammatica. Ha sostituito l’oscurità e la tensione con suspense e avventura, aggiungendo anche il suo tipico punto di vista femminile (non femminista!) sulla famiglia e sulla maternità”.

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