Tra il 14 e il 15 settembre la Casa del Cinema ha ospitato la seconda edizione del Green Movie Film Fest, manifestazione cinematografica coraggiosa anche nello sfidare, a livello di date, le proiezioni di Venezia a Roma; un coraggio che alcuni dei cinefili più attenti hanno voluto premiare, giustamente, anche perché sotto la direzione artistica di Marino Midena il piccolo festival a tema ambientale sta crescendo bene e continua a proporre titoli interessanti, soprattutto sul fronte documentaristico.
Per quanto ci riguarda direttamente, il Green Movie Film Fest 2013 ha rappresentato forse una delle ultime occasioni utili, per recuperare sul grande schermo quel documentario trasformato da un continuo passaparola in una specie di caso nazionale: L’ultimo pastoredi Marco Bonfanti. Fama meritata? Senz’altro, e a conti fatti verrebbe anzi da dire che la visione del film sia stata persino più coinvolgente di quanto preventivato. Ispirato da una figura singolare e in qualche modo carismatica come quella di Renato Zucchelli, estremo baluardo della pastorizia in Lombardia e personaggio di cui si sono occupati anche i telegiornali (aspetto testimoniato persino dagli inserti video posti in coda al film), L’ultimo pastore va oltre la semplice (per modo di dire) perizia tecnica e narrativa del documentarista capace di far risaltare una piccola ma emblematica storia, per trasformarsi strada facendo nel vibrante e insostituibile ritratto di un’umanità ai margini del tempo.
Il cinema di Marco Bonfanti è animato da una grazia particolare, che si esprime nel ritmo, nella semplicità, nella giocosità delle musiche che circuiscono le immagini, nella sapiente tela di ricordi e di storie che partendo dal basso vanno a comporre un affresco collettivo di tutto rilievo. Già, perché al centro del racconto vi è la sagoma massiccia e rassicurante di Renato, pastore per passione che da innumerevoli anni si ostina a compiere, coi suoi animali, la stoica transumanza tra i pascoli di montagna e certi scorci dell’hinterland milanese, in cui l’apparire del suo gregge introduce una nota quasi surreale, comunque inattuale. Ma, in questa sfida al tempo che fagocita tradizioni e stili di vita, l’orizzonte degli eventi è costituito anche dal sogno del pastore di portare le sue pecore e gli altri animali nel cuore di Milano, di fronte al Duomo, sicché i bambini disabituati ormai a tale presenza possano familiarizzare con loro. E l’armonia de L’ultimo pastore è costituita anche da questo, dall’incrocio così naturale e riuscito tra la parabola di Renato Zucchelli, con la famiglia eccezionale che ha saputo costruirsi, e una classe di bimbetti lombardi la cui meraviglia è stata catturata con la giusta sensibilità e senza strappi o forzature dalla videocamera di Marco Bonfanti.