Scritto e diretto dalla regista spagnola Lucia G. Romero, Cura Sana affronta il tema sfaccettato della violenza e del suo antidoto attraverso il rapporto tra due sorelle.
Già vincitore del premio come miglior cortometraggio nella sezione Generation 14plus della Berlinale 2024, il corto è in concorso alla XV edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival.
Cura Sana: un tema delicato
Jessica è una ragazza di quattordici anni, cresciuta ai margini della società spagnola e profondamente segnata dalle violenze del padre. Tutto questo la conduce ad assumere atteggiamenti aggressivi nei confronti dei suoi coetanei e della sua sorellina, Alma. Nel giorno della festa di San Juan, le due sorelle vengono incaricate dalla madre di ritirare del cibo al banco alimentare, esperienza che si rivelerà un punto di svolta nella vita di Jessica.
La concretezza di una violenza fantasma
Cura Sana è la messa in scena di una storia reale, che riguarda gli effetti e gli strascichi della violenza. Quest’ultima è il fil rouge della vita di Jessica: un fattore onnipervasivo che, tuttavia, lo spettatore non riesce a vedere.
La violenza, nel corto, non è mai un fatto bruto direttamente osservabile. Nella scena iniziale in cui Jessica è coinvolta in una rissa con una coetanea, Romero ci preclude una visione diretta di ciò che sta accadendo; anche il padre non si vede mai in scena, nonostante i comportamenti dell’intero nucleo familiare della ragazza siano da lui negativamente determinati.
Eppure, ciò che risulta fantasmatico della violenza è soltanto apparente, perché in Cura Sana si annida in ogni dettaglio. Ne si possono vedere, innanzitutto, gli effetti concreti: le ferite sul viso della ragazza, doloranti, ma da lei ignorate e nascoste. Cosa ancora più importante, Romero situa la violenza anche nella quotidianità di un contesto povero e marginale, nella vergogna che una adolescente può provare per la propria posizione sociale di fronte agli altri e a se stessa. Nell’umiliazione cui è sottoposta quando dei turisti, maschi e bianchi, gettano il carrello della spesa in mare per ottenere in cambio un minuto di divertimento. Cura Sana, in questo senso, è un cortometraggio pienamente riuscito, che restituisce al fenomeno trattato la sua complessità sociale attraverso una sorprendente profondità d’analisi.

Il palliativo: conclusioni
L’amore è il contraltare della violenza. Passando il pomeriggio di festa con la ragazza di cui è infatuata, Jessica scopre di potere essere amata e, di conseguenza, di avere la capacità di dare amore. Tale scoperta è utile anche alla sua riconciliazione con Alma, su cui riversava la sua ira (male) repressa. Anche la sorellina, nel finale del film, le insegna qualcosa di importante: che l’amore è la “cura sana” del male.
Nella delicata trattazione dell’amore, Cura Sana riesce in maniera altrettanto eccellente. Romero non si illude e non illude lo spettatore. L’amore è l’antidoto utile a fronteggiare gli effetti immediati della violenza; tuttavia, essa, sfacciata e multiforme, continuerà a presentarsi. È un palliativo, che per diventare soluzione necessita di essere accompagnato da qualcosa in più.
I quesiti sollevati da Cura Sana lavorano in questa direzione: intersecando violenza domestica, violenza sociale e comportamento individuale, si impongono sullo spettatore e lo responsabilizzano in maniera profonda.
Federico Cardinale