L’Operazione CHAOS e gli omicidi Manson (titolo originale, CHAOS: The Manson Murders) è un documentario Netflix del 2025, diretto da Errol Morris, disponibile dal 7 marzo in piattaforma.
Negli Stati Uniti di fine anni ’60, i fenomeni culturali e politici degli hippie, dei biker, delle Pantere Nere ricreano un immaginario tinto dei colori dell’LSD e della musica dei Beatles, dei Beach Boys. E di Charles Manson. Un nome, la cui fama egemonizzò l’opinione pubblica e le prime pagine dei giornali, e intorno al quale studi e libri si spesero in parole e castelli di carte.
Errol Morris (The Fog of War – La guerra secondo Robert McNamara, 2003; Standard Operating Procedure – La verità dell’orrore, 2008; Tiro al piccione: Ritratto di John Le Carré, 2023) raccoglie tutti questi documenti e le testimonianze dirette, i misteri irrisolti e le brutture morali del periodo e ne fa un film.
Come Tom O’Neill rielabora il mito di Charlie Manson
L’Operazione CHAOS e gli omicidi Manson di Morris basa i propri fatti e le persone su una copia del saggio del 2019 di Dan Piepenbring e Tom O’Neill. CHAOS: Charles Manson, the CIA, and the Secret History of the Sixties è il titolo del New York Times, best-seller di O’Neill, giornalista che per una mancata scadenza di consegna mentre lavorava per il magazine di cinema Premiere, ha tentato di risolvere e di smontare uno dei miti più floridi della California. Una vicenda da film, girata nel ’60 su un set cinematografico, lo Spahn’s Movie Ranch, luogo desertico di ritrovo tra un musicista predicatore e una visione malata del mondo, in bianco e nero.
I fatti di cronaca e i misteri che si fanno leggenda di un’epoca intrigano e gridano di voler essere risolti. La fascinazione per le storie, per quella che sembrerebbe fiction, ci deriva anche dall’irrisolto e dall’irrisolvibile. Un esempio, Charles Manson e il suo gruppo di seguaci, discepoli, e gli omicidi di Tate e LaBianca che hanno sconvolto Hollywood allora. E che tuttora continuano a farlo.
Il volume di Vincent Bugliosi
Nel suo saggio, Tom O’Neill inizia la sua disamina dell’attività criminale della Family usando come capro espiatorio un testo scritto di Vincent Bugliosi, autore del libro Helter Skelter del 1974, se non fomentatore di una delle credenze relative al caso Manson che più venne presa per vera, da tutti tranne che da O’Neill. Il volume di Bugliosi dichiara già nel titolo in solo due parole la teoria cospiratoria che venne cucita, da Bugliosi stesso, addosso a Charlie. Pubblico ministero durante il processo al “guru” Manson negli anni ’70, teorizzò che Helter Skelter non era semplicemente il nome di una traccia del White Album dei Beatles – uno tra i preferiti da Charlie – ma che nascondeva quell’ipotesi di “guerra razziale”, mai concretizzatasi, favoleggiata dai seguaci della setta hippie di Spahn Ranch.
Trovando dei buchi nella narrazione di Bugliosi e trovandola quanto mai votata alle vendite più che a testimonianza veritiera di un fatto di cronaca, Tom O’Neill fa crollare le fondamenta di una costruzione narrativa che faceva acqua. Ristabilito, ma ridimensionato, il nome di Charles Manson, lo scrittore racconta nel documentario di Morris il processo che lo portò da crederlo un colpevole manipolatore a ridurlo a marionetta, anch’egli di un sistema che non aveva a cuore certi ideali di sinistra. Il progetto MKUltra, il progetto COINTELPRO dell’FBI e l’operazione CHAOS della CIA avrebbero, secondo O’Neill, giocato un ruolo più grande di quel che ci si aspetti nel caso Manson.
“So a mistery?“: “A mistery, yeah“.
Il documentario si apre con la violenza delle prime immagini, che introduce l’intera narrazione: immagini forti, rosse e bianche, fotografie d’archivio dei corpi pugnalati e mutilati di Sharon Tate, Jay Sebring, Wojciech Frykowski, Abigail Folger, Steven Earl Parent. Le vittime dell’eccidio di Cielo Drive, Bel-Air. La Los Angeles del lontano ’68, i movimenti di sinistra e Woodstock, il commercio sotterraneo di mescalina e allucinogeni. Idealizzati come germoglio di libertà, di giovani e buona musica, una parte della storia degli anni Sessanta viene completamente tagliata fuori da questa visione poetica. Forse per cecità o forse per negazione, il mistero di Tate prima e quello dei coniugi LaBianca poi restano tali lungo tutto il periodo di fine ani ’60.
L’estate del 1969
L’estate del 1969 è per Morris uno sfondo bianco sporcato di nero – o forse sarebbe più corretto dire il contrario – su cui compare, secondo la dicitura inglese, un mese, una data e un anno. 9 agosto 1969, tornando al sistema italiano. Nella notte, quattro giovani pecorelle di Manson, membri ligi della Famiglia che abitava il Ranch, ricevono dal loro pastore l’ordine imperscrutabile di uccidere. L’obiettivo è la residenza di Terry Melcher, producer discografico che aveva rifiutato di mettere sotto contratto Charlie per la Columbia Productions. Ma Melcher si era da qualche mese trasferito, e la sua villa era andata in affitto a un nuovo proprietario, noto regista di cinema, insieme alla bellissima moglie, nel febbraio del 1969. Erano Roman Polański e l’attrice modella Sharon Tate. Passati alcuni mesi, in agosto, Tex Watson, Susan Atkins, Linda Kasabian, Patricia Krenwinkel si recarono in quella stessa villa, e nella notte, sotto l’effetto pesante di droghe, eliminarono tutti i presenti. Il giorno dopo, un omicidio di coppia, perpetrato dagli stessi assassini – più lo stesso Manson, Leslie Van Houten e Steve Grogan – e con simili modalità, coinvolge Leno e Rosemary LaBianca nella loro casa a LA. Sorpresi da quella che inizialmente voleva sembrare una rapina per soldi, i coniugi vengono infine torturati e uccisi a coltellate senza un motivo apparente.
Un frame del documentario di Errol Morris che mostra la rete della Famiglia Manson. Fonte: Netflix
L’atmosfera anni Sessanta: Easy Rider di Hopper, Black Panthers e “maiali”
Nel documentario di Errol Morris c’è tutto. Guardandolo, è possibile che nasca, in chi ha vissuto quegli anni e in chi non ne ha visto nemmeno l’ombra, la sensazione di vedere ricostruirsi un mito, una fantasia, lo scatto perfetto di un momento storico senza precedenti e privo di eredi. La storia di Charlie Manson, cantante e chitarrista, millantatore e folle – forse – esperimento della CIA, si intreccia a quella dei biker – Bobby Beausoeil, musicista coinvolto in uno scambio di droga con alcuni motociclisti insieme a Gary Hinman – del Black Panthers Party – Bernard “Lotsapoppa” Crowe, membro della violenta organizzazione di neri e spacciatore, quasi ucciso da Manson con un colpo di pistola – e della Scientology, del controllo mentale e della sostituzione di ricordi veri con ricordi falsi predicata dal dottor Louis “Jolly” West.
Di quest’ultima traccia si trovano riferimenti continui, anche esterni alla vicenda di Manson, come due spezzoni in B/N della pellicola di John FrankenheimerThe Manchurian Candidate (Va’ e uccidi, 1962). L’assonanza, però, tra la vicenda reale e il film di Frankenheimer è stordente, quasi che le due storie siano state scritte per essere raccontate insieme.
Una letteratura vastissima
L’operazione CHAOS e gli omicidi Manson fa la scelta vincente di aggrapparsi a una letteratura vastissima, cinematografica, politica, culturale di quegli anni. Partendo dai ritagli di giornale, dalle headline che dicono una cosa, poi la smentiscono e che poi viene riconfermata, dove nessuno dice la verità e i colpevoli sono solo quelli apparenti. Le sequenze extradiegetiche di una telefonata registrata, in cui c’è su nastro la voce di Bobby Beausoeil; delle marionette con il volto enorme e dal corpo notevolmente più striminzito di Charles Manson e delle sue “girls”, di cui egli, il “Gesù” e il “Satana” di Cincinnati, si circondava, che metteva incinta e faceva ammalare, e ammaliava con le sue idee rivoluzionarie. Quelle sequenze allucinate che ricordano Easy Rider di Dennis Hopper (1969) e quelle delle larve, più grandi di una mano a schermo, che divorano la carne e vi scavano.
Infine, i “pigs”, quelli di Animal Farm, quelli dei Beatles (la traccia Piggies del White Album), la classe bianca borghese, il cui appellativo troviamo segnato in sangue sulle pareti, sul frigorifero, sulle porte d’ingresso di Cielo Drive e della residenza LaBianca. “Maiali”, in rosso, ma anche “rise” e “political piggy” e “Helter Skelter”.
In sei capitoli (RELEASE, MUSIC, MURDER, CAPTURE, TRIAL, MIND CONTROL), dalle tinte rosse ma anche dalle molte zone grigie, L’operazione CHAOS e gli omicidi Manson trasfigura il ricordo di una delle più terribili figure della narrativa statunitense e lo restituisce in una luce nuova, con evidente intenzione di raccontarne soltanto la verità.
L'operazione CHAOS e gli omicidi Manson (CHAOS: The Manson Murders)
Anno: 2025
Durata: 95'
Distribuzione: Netflix
Genere: documentario
Nazionalita: USA
Regia: Errol Morris
Data di uscita: 07-March-2025
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