I film in bianco e nero rappresentano una delle fasi più iconiche e affascinanti della storia del cinema. Prima dell’arrivo del colore, le storie permettevano allo spettatore di concentrarsi sugli aspetti più essenziali della narrazione visiva, come la luce, l’ombra e il contrasto.
Nonostante sia passato un secolo dall’apporto del colore alla pellicola, i film in bianco e nero continuano a catturare per il loro fascino. Essi lasciano allo spettatore qualcosa di profondo e lo colpiscono durante la visione. Evocando un senso di nostalgia e riflettendo sull’arte cinematografica passata, il limite di queste pellicole ha comunque saputo portare emozioni uniche all’interno delle sale.
Abbiamo quindi pensato per voi ad una guida di 5 titoli in bianco e nero che non potete perdervi.
La Antena
La Antena è un film argentino del 2007 scritto e diretto da Esteban Sapir. È un lungometraggio in bianco e nero unico e visivamente impressionante, dove si mescolano elementi di fantascienza, surrealismo e cinema d’avanguardia.
La trama ruota attorno ad una società distopica in cui il governo controlla tutte le comunicazioni tramite un dispositivo misterioso, arrivando addirittura a rubare le voci alle persone. La protagonista, La Voce (Florencia Raggi), è l’unica persona che ancora possiede questo dono. Mostrandosi sempre con una maschera, ella si esibisce come cantante all’interno degli spettacoli televisivi di Mr TV, il capo del governo. Suo figlio, Tomàs (Jonathan Sandor), un bambino senza occhi, ha ereditato dalla madre il tanto ambito dono della voce. Proprio per questo motivo, viene tenuto nascosto al mondo. Per aumentare il suo potere, Mr TV vorrebbe utilizzare le sue televisioni per rubare i pensieri alle persone. Ciò sarebbe possibile attraverso un’antenna creata appositamente e che consente la messa in onda dei suoi programmi.
Il film è noto per il suo stile distintivo, influenzato dal cinema muto e con un dialogo quasi inesistente. Quest’ultimo permette di concentrare la visione sulle immagini, sul design del suono e sul simbolismo. Il regista è stato elogiato per il suo approccio creativo che all’interno della narrazione permette di esplorare in modo inusuale i temi che circondano l’importanza dell’espressione umana.
L’assenza della voce dei personaggi, infatti, non è in nessun modo un minus rispetto alla resa finale del film. Piuttosto, essa consente al regista di arrivare allo spettatore più direttamente, trasmettendo un messaggio in maniera impattante.
La direzione di Esteban Sapir e l’estetica innovativa rendono La Antena un’opera di spicco nel cinema argentino contemporaneo.

Frances Ha
Frances Ha, diretto da Noah Baumbach, è un film del 2012. Qui seguiamo la storia di Frances Halladay (Greta Gerwig), una giovane aspirante ballerina di New York che si trova ad affrontare le difficoltà all’interno della sua vita personale e professionale. Nonostante il suo talento, Frances non riesce a trovare stabilità né nella sua carriera, né tantomeno nelle sue relazioni interpersonali. L’opera mostra come la protagonista affronta le sue insicurezze, estraniandosi dal mondo esterno, dalle sue amicizie e “scappando” dalle responsabilità dell’età adulta.
Il film, girato in bianco e nero, è conosciuto per il suo stile quasi documentaristico, caratterizzato da un tono che rimane leggero nonostante la grande introspezione. Frances Ha si concentra su temi legati alla giovane età adulta e quella che è la costante ricerca di una propria identità.
Nonostante la scelta di Noah sia stata quella di una pellicola in bianco e nero, il carattere frizzante della protagonista riempie completamente la scena. Il lungometraggio è stato molto apprezzato dalla critica, con particolare attenzione alla performance dell’attrice protagonista.

La Haine
La Haine (L’Odio) è un film francese del 1995 diretto da Mathieu Kassovitz. La trama ruota attorno a tre giovani amici che vivono nelle banlieue, le periferie di Parigi, in una realtà segnata dalla povertà, dalla violenza e dalla discriminazione.
La storia si concentra sui tre protagonisti: Vinz (Vincent Cassel), un giovane ebreo, Saïd (Saïd Taghmaoui), un ragazzo di origine araba, e Hubert (Hubert Koundé), un pugile di origine africana. Dopo che un amico in comune, Abdel, viene gravemente ferito dalla polizia durante un atto di brutalità, i tre ragazzi trascorrono una giornata nella capitale francese cercando di sfuggire alla tensione crescente tra la loro comunità e le forze dell’ordine.
Il film esplora temi come la frustrazione sociale e quello che è appunto l’odio verso le autorità, indotto dalle discriminazioni subite da chi dovrebbe garantire la sicurezza e raccontando le conseguenze di vivere in un ambiente di emarginazione. Un tema ricorrente è la sensazione di impotenza dei protagonisti, i quali non vedono in alcun modo un futuro migliore per loro stessi. Tutta la pellicola è permeata da un’atmosfera di disperazione e tensione, che culmina in un finale drammatico e simbolico.
La Haine racconta così la violenza e l’alienazione dei giovani che, abbandonati dalle istituzioni e dalla società, mettono in luce il circolo vizioso che si forma tra i generatori di odio e la conseguente violenza, creando così una spirale senza fine.

Schindler’s List
Schindler’s List è un film del 1993 diretto da Steven Spielberg. Basato sul libro Schindler’s Ark di Thomas Keneally, il lungometraggio racconta la straordinaria storia di Oskar Schindler, un imprenditore tedesco. Durante la Seconda Guerra Mondiale, egli riuscì a salvare oltre 1.100 ebrei dall’Olocausto, impiegandoli all’interno delle sue fabbriche.
Schindler (interpretato da Liam Neeson) è un membro del partito nazista che, trasferito a Cracovia, apre una fabbrica di smalti. All’inizio, Schindler è motivato a portare avanti l’attività grazie al guadagno che questa gli fornisce. Tuttavia, sempre più consapevole delle atrocità commesse dai nazisti contro gli ebrei, l’uomo cambia radicalmente il suo atteggiamento.
Quando i nazisti iniziano a deportare gli ebrei nei campi di concentramento e nei campi di sterminio, Schindler utilizza la sua posizione per proteggerli. Assumendoli nella sua fabbrica e dichiarandoli “lavoratori essenziali”, il protagonista costruisce così una lista di persone da salvare. Nonostante la sua iniziale motivazione di arricchimento, il suo impegno per la salvezza dei prigionieri diventa il cuore della storia.
Il film esplora le difficoltà e i rischi che Schindler affronta nel tentativo di proteggere i suoi lavoratori, in un contesto di crescente violenza e follia bellica. Con il passare del tempo, Schindler spende tutta la sua fortuna per corrompere ufficiali nazisti e acquistare i prigionieri, riuscendo così a salvarli dalla morte certa.
Schindler’s List è un film che riflette sulla potenza della compassione e sulla lotta contro l’odio, diventando un capolavoro del cinema moderno.

Persona
Persona, ultimo film consigliato per questa nostra guida, è un’opera del 1966 diretta da Ingmar Bergman, uno dei più grandi registi della storia del cinema. La trama è complessa, psicologica e simbolica, ed esplora temi legati all’identità, alla comunicazione e alla solitudine.
Elisabeth Vogler (Liv Ullmann), una famosa attrice teatrale, improvvisamente smette di parlare, senza apparenti motivi fisici o psicologici. Nonostante la sua condizione, Elisabeth sembra non soffrirne in modo evidente: il suo mutismo è simbolo di una sorta di rifiuto verso il mondo esterno. La sua cura viene affidata ad Alma (Bibi Andersson) che, durante questo periodo, cerca di comprendere la paziente. Con il passare del tempo, però, le due donne iniziano a vivere una sorta di scambio di personalità. Infatti, Alma comincia a confidarsi sempre più con Elisabeth, raccontandole la sua vita privata e i suoi sentimenti. In questo modo, si sviluppa una sorta di confusione tra le loro identità. Alma, infatti, inizia a proiettare su Elisabeth i suoi desideri, le sue paure e le sue ossessioni.
Il film esplora le complesse dinamiche psicologiche che si creano tra le due, fino a culminare in una rivelazione finale che mette in discussione la natura della loro identità e la possibilità di una comunicazione autentica. La trama, quindi, si manifesta in modo ambiguo. Persona è un film molto interpretativo, con elementi visivi e simbolici che stimolano riflessioni su temi esistenziali e portano con sé un significato davvero complesso.
Il film in bianco e nero sfida le convenzioni del cinema narrativo tradizionale, mescolando elementi metaforici e onirici che, oltre a generare una riflessione, invitano lo spettatore ad interrogarsi sul significato della propria esistenza, sulla separazione tra il sé e l’altro e sulla possibilità di una vera comunicazione tra gli individui.
