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Cortometraggi candidati all’Oscar disponibili su Netflix

'Anuja' di Adam J. Graves, candidato nella categoria Cortometraggi Live Action, e 'The Only Girl in the Orchestra' di Molly O’ Brien, candidato nella categoria Cortometraggi non fiction

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Tra le tante opere in lizza per l’Oscar alla 97esima edizione dell’Academy Award, presentata dall’attore Conan O’Brien, ci sono due cortometraggi, entrambi disponibili sulla piattaforma streaming di Netflix. Si tratta di Anuja, diretto Adam J. Graves, candidato nella categoria Cortometraggi Live Action e The Only Girl in the Orchestra, di Molly O’ Brien, vincitore nella categoria Cortometraggi non fiction.

I cortometraggi non più una semplice palestra

Anuja e The Only Girl in the Orchestra sono due short film molto diversi, ma con un comune denominatore: la realtà, fonte ispiratrice per entrambi gli autori. Una realtà cruda, avvolta in una dimensione a tratti favolistica per quanto riguarda Anuja; biografica, sospesa tra il pubblico e il privato, invece, per The Only Girl in the Orchestra.

Questi due short film dimostrano come il cortometraggio non può più essere considerata una semplice palestra per cineasti emergenti, ma un vero e proprio genere cinematografico, con un linguaggio proprio e una prassi realizzatrice che ormai ha messo radici nella produzione cinematografica, almeno quella statunitense. Anuja e The Only Girl in the Orchestra hanno una messa in scena raffinata ed elegante, con un intreccio, mai banale, capace di catturare l’interesse del pubblico. In entrambi i cortometraggi prevale il punto di vista femminile, anche se in contesti diversissimi.

In Anuja la vicenda viene raccontata da una ragazza giovanissima e purtroppo molto povera che, insieme alla sorella più piccola, lavora in una delle tante fabbriche – lager di Nuova Delhi. Per loro si apre un piccolo spiraglio di speranza per il futuro. In The Only Girl in the Orchestra, invece, la regista Molly O’ Brien pedina sua zia Orin, prima donna a entrare a far parte della New York Philharmonic. Un documentario sincero che omaggia un’artista e una donna coraggiosa e riservata.

Anuja, cortometraggio candidato all’Oscar nella categoria Live action

 Anuja, scritto e diretto dal filosofo e regista Adam J. Graves, è un cortometraggio della durata di 22 minuti, presentato in anteprima mondiale il 5 febbraio del 2025 all’HollyShorts Film Festival.

Palak vive a Nuova Delhi con sua sorella Anuja, una bambina di nove anni. Le due sono orfane e lavorano in una fabbrica tessile con turni estenuanti. Un giorno, Anuja viene chiamata nell’ufficio del capo. Un insegnate locale ha chiesto di incontrare la piccola perché è venuto a conoscenza della sua straordinaria intelligenza e vuole convincerla a partecipare a un esame per essere ammessa in una prestigiosa scuola.

Come già accennato, Anuja è un’opera tratta dalla realtà, quella povera in cui sono costretti a vivere migliaia di bambini di strada a Nuova Delhi. Come la giovane protagonista che dà il nome al cortometraggio, interpretata da Sajda Pathan, ospite di una casa famiglia.

Lo sfruttamento minorile

Il cortometraggio, realizzato grazie al sostegno de Salaam Baalat Trust, un’organizzazione no profit che fornisce assistenza ai bambini che vivono per strada, ha un chiara volontà sociale: denunciare la povertà e lo sfruttamento minorile, con la drammatica conseguenza della dispersione scolastica.

Una realtà misera catturata con uno sguardo oggettivo, ma capace di avvolgere la vicenda in una magica atmosfera favolistica, probabilmente favorita dall’ambientazione esotica, che introduce lo spettatore nel mondo di povertà delle due giovani protagoniste.

E come una favola il cortometraggio inizia con il classico C’era una volta… pronunciato dalla sorella più grande per raccontare una storia meta-riflessiva, simbolo di una cultura millenaria che diventa uno specchio simbolico per le due sorelle rimaste orfane.

Le due protagoniste intravedono uno spiraglio di luce. Una speranza per l’avvenire, soprattutto per la più piccola, dotata di una straordinaria intelligenza e una spiccata predilezione a risolvere i più complicati problemi aritmetici. Ma liberarsi da quella condizione di miseria non è semplice. Anuja e Palak sembrano incatenate alla loro triste condizione da catene pesanti di una consuetudine sociale ingiusta e dolorosa.

Il regista Adam J. Graves, in questo suo secondo cortometraggio, preceduto da Ciclo Veritè realizzato nel 2021, travasa sul grande schermo i suoi studi filosofici concentrati su fenomeni sociologici della contemporaneità. Ma ciò non appesantisce per nulla il film. Anuja sorprende per la sua straordinaria potenza espressiva, tipicamente cinematografica.

Il cortometraggio risulta estremante apprezzabile per il suo intreccio, esposto con un racconto nel racconto in cui Palak si rivolge direttamente alla cinepresa chiamando in causa lo spettatore e la piccola Anuja. E così una favola cruda diventa il ritratto umano di una storia di sentimenti e alleanza tra sorelle.

The Only Girl in the Orchestra, cortometraggio Premio Oscar nella categoria non fiction

L’altro cortometraggio candidato all’Oscar 2025 è The Only Girl in the Orchestra, diretto da Molly O’Brien, presentato al DOC NYC. Racconta un estratto della vita della zia della regista, Orin O’Brien, la prima donna musicista della New York Philharmonic.

Orin O’Brien è una contrabbassista all’avanguardia, ora in pensione. La musicista, insieme alla regista Molly O’Brien, riflette sulla sua carriera e sulla sua vita privata.

Voglio raccontarvi la storia di mia zia, la prima donna a far parte della New York Philharmonic nel 1966”.

Si accendono i riflettori su un’artista straordinaria, ma soprattutto una donna capace di realizzare il suo sogno attraverso la musica. È il documentario di Molly O’Brien dedicato a sua zia Orin, la prima donna a far parte di una filarmonica tutta al maschile.

The Only Girl in the Orchestra si può comodamente dividere in due parti, perfettamente integrate. Nella prima la regista si concentra sulla carriera artistica di sua zia; nella seconda, invece, emerge il lato intimo, privato, di una donna che non ha mai rincorso la fama e il successo, ma ha semplicemente coltivato la passione e il talento musicale.

Colpisce l’eccezionale umiltà di un’artista che senza esagerare si può definire una vera leggenda della scena musicale, tra il classico e il jazz. Una musicista che, come purtroppo accade ancora oggi, ha faticato più dei suoi colleghi uomini, considerata più per il suo aspetto fisico che per il suo incomparabile talento.

Orin O’Brien, figlia dell’attore George O’Brien, protagonista di Aurora, e dell’attrice Marguerite Churchill, fin da piccola si appassiona alla musica. Solo attraverso di essa riesce a far ordine tra le sue emozioni.

Un’infanzia e un’adolescenza non certo facili, raccontate direttamente da lei, mentre si confronta con la nipote e regista. Tra le due, un affettuoso e tenero dialogo, in cui la straordinaria artista quasi si vergogna dell’attenzione a lei rivolta.

Preferisco fare l’artista in segreto, piuttosto che mantenere un’immagine pubblica”.

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