In attesa di Mickey 17, distribuito nei cinema italiani dal 6 marzo, ripercorriamo i momenti cruciali della carriera dell’attore Robert Pattinson.
Robert Pattinson nasce a Londra il 13 maggio 1986. Fin da giovanissimo inizia la carriera di modello e comincia a recitare a teatro prendendo parte a rappresentazioni di Macbeth di William Shakespeare e del musical BulliePupe.
L’approdo al cinema mainstream
Pattinson entra nella mondo della settima arte dalla porta principale. Infatti, dopo alcune apparizioni cinematografiche che non lo vedono nemmeno accreditato, è coinvolto in un piccolo, ma fondamentale ruolo, nel quarto capitolo della saga di Harry Potter. Tra i più amati della saga Harry Potter e Il Calice di fuoco (2005), diretto da Mike Newell, vede affiancarsi al cast storico alcuni nuovi innesti tra cui Robert Pattinson nei panni di Cedric Diggory. Per quanto possa essere risicato il suo minutaggio, Pattinson dà vita a uno dei personaggi di maggior impatto nell’immaginario dei fan dal momento che sarà tra i protagonisti, suo malgrado, di una delle scene cardine della saga: la rinascita di Voldemort.
La notorietà di Robert Pattinson
L’assoluta notorietà viene raggiunta poco dopo, nel 2008, con il primo capitolo del teen-cult Twilight nel ruolo del vampiro protagonista Edward Cullen. Al netto del giudizio della critica, la saga proseguirà con altri 4 capitoli, generando ottimi incassi, che lanceranno le carriere di Pattinson e degli altri coprotagonisti Kristen Stewart e Taylor Lautner.
Gli anni tra il 2008 e il 2012 lo vedono quasi completamente impegnato con la saga, diventando uno dei volti cinematografici più noti per le nuove generazioni. Tra i pochi altri film a cui partecipa ricordiamo Comel’acqua pergli elefanti (2011) e Remember Me (2010), film sentimentale a forti tinte drammatiche. Il finale, sopratutto, è tra le pagine più cupe del cinema di quegli anni.
Inversione di rotta: la svolta al cinema d’autore e il rapporto con Cronenberg
Prima ancora dell’uscita dell’ultimo capitolo di Twilight, Breaking Dawn – Parte 2 (2012), diventa protagonista di Cosmopolis scritto e diretto da David Cronenberg. Una scelta che lascia abbastanza disorientati, perché è molto raro trovare un attore capace di spaziare con efficacia tra contesti mainstream e quelli più autoriali.
La scelta di Pattinson non è da sottovalutare: in uno dei momenti di maggior popolarità e di successo ai botteghini decide di dedicarsi a progetti molto più piccoli e di mettersi al servizio di un autore consolidato come Cronenberg. E coraggioso è abbandonare il grande pubblico e l’immagine da giovane “belloccio” per dedicare questa parte di carriera a ricostruirsi una credibilità agli occhi dei cinefili e dei critici cinematografici. Curioso notare come anche Kristen Stewart, dopo la fine della saga, si sia dedicata a pellicole d’autore lavorando con registi importantissimi come Woody Allen, Ang Lee, Pablo Larraín (con il quale ottenne una nomination agli Oscar nel 2022 per Spencer) e lo stesso David Cronenberg in Crimesof The Future (2022).
Le collaborazioni di Robert Pattinson
Chiuso definitivamente il capitolo Twilight e coerentemente con la strada intrapresa, collabora una seconda volta con David Cronenberg in Mapsto the stars (2014). Un film fortemente critico nei confronti del sistema hollywoodiano e del concetto stesso di celebrità. Negli anni successivi aggiunge altre collaborazioni al suo curriculum: nel 2015 lavora con Werner Herzog in Queenof the Desert, con Brady Corbet in The Childhood of a Leader – l’infanzia di un capo e nel 2017 con i fratelli Safdie nell’apprezzatissimoGood Time.
Nel 2019 diventa protagonista di The Lighthouse, secondo lungometraggio diretto da Robert Eggers. Quest’ultimo promessa del cosiddetto elevated horror contemporaneo, sottogenere dell’horror che ricerca maggiormente un’introspezione psicologica, la creazione di un’atmosfera e lo svisceramento di questioni filosofiche piuttosto che le semplici paure. E Pattinson, con Willem Dafoe, guida in un’esperienza più mentale che fisica. Benché non funzioni in tutte le sue fasi e a tratti alcune scelte si possano ricondurre più a una posa che a un reale bisogno, il film indubbiamente ci trasporta in un’atmosfera al limite tra il sogno e la follia, con forti rimandi alla mitologia e alla psicoanalisi.
Il ritorno ai blockbuster
Il 2020 è stato un anno di forte cambiamento per tutti. Per le produzioni cinematografiche è stata la fine di un’era. Un nuovo anno zero. Il covid-19 ha rappresentato un azzeramento di molte dinamiche che si davano per assodate. Iniziando dalle leggi dettate dal box office che hanno smesso di premiare film fino ad allora considerati di sicuro successo. Come i cinecomics Marvel, i film d’animazione e dei live action Disney.
In questo scenario apocalittico Christopher Nolan si è posto come unica salvezza del cinema, quando nell’agosto del 2020 ha debuttato con Tenet nelle sale di tutto il mondo. O almeno in quelle rimaste aperte durante la pandemia. Il miracolo, però, non è avvenuto. Il film con protagonisti John David Washington e Robert Pattinson ha incassato 365 milioni di dollari in tutto il mondo generando il panico dell’industria. Anche se con il senno di poi questi risultati non erano poi così catastrofici. Tenet è riuscito, però, a mettere insieme anche due dei profili più interessanti degli ultimi anni. Come Pattinson e quel Nolan che ha dato maggiore dignità ai cinecomics e che da anni sta cercando di ottenere il tanto agognato premio Oscar.
Robert Pattinson e le sfide attoriali
Nel 2022 accetterà per l’ennesima volta per una sfida non banale. Insieme al regista Matt Reeves, divenuto celebre per aver diretto gli ultimi due capitoli della recente trilogia de Il Pianeta delle scimmie, Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie(2014) e The War – Il pianeta delle scimmie (2017), e dopo l’exploit di Cloverfield (2008), danno vita alla nuova incarnazione di Batman. L’impresa è delle più ardue: rilanciare un personaggio abusatissimo nel corso degli ultimi anni in un contesto cinematografico ormai saturo di cinecomics.
Attraverso una rilettura “grunge” del personaggio, resa possibile anche alla colonna sonora dei Nirvana, riusciranno a creare una nuova versione di Batman. Per la riuscita del progetto è stato fondamentale l’apporto fornito da Pattinson, perfetto nell’interpretare una figura in bilico tra due identità, molto spesso trasandato e quasi assente, al limite della depressione. I meriti di questo progetto vanno attribuiti, oltre che alle figure sopracitate, al direttore della fotografia premio Oscar per Dune (2021), Greig Fraser, all’ottimo lavoro di James Chinlund, Lee Sandales e Grant Armstrong in scenografia e alla strepitosa colonna sonora di Michael Giacchino che avrebbe meritato più riconoscimenti.
Anche considerando il periodo d’uscita The Batman riuscì a guadagnare quasi 800 milioni di dollari, risultando uno dei maggiori incassi in casa DC Comics in anni recenti, rispetto anche a periodi molto più favorevoli (Aquaman e Joker raggiunsero il miliardo ma ben prima della flessione dovuta alla pandemia).
Nuovi progetti
Robert Pattinson rappresenta una figura singolare all’interno del panorama cinematografico. Questa continua sfida con se stesso ha permesso all’attore di scrollarsi di dosso un’immagine che rischiava di cristallizzarlo come il ragazzino di Twilight, celebre più per il suo aspetto che per le sue reali capacità. Nel corso della sua carriera ha dimostrato di essere un ottimo attore, tra i migliori della sua generazione.
A testimonianza di questo anche i suoi futuri progetti sono tra i più interessanti dei prossimi anni. Come attore coinvolto in Mickey 17 scritto e diretto dal premio Oscar Bong Joon-ho, e, nel 2026, parteciperà alla rilettura nolaniana dell’Odissea e nell’attesissimo The Batman – Parte 2 previsto, al momento, per il 1 ottobre 2027.
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