Nasceva cento anni fa a Kansas City Robert Altman, regista noto per la sua incredibile versatilità nel raccontare le discrepanze di una società, quella americana, profondamente contraddittoria. Un nuovo modo di fare cinema, il suo, ravvisabile sotto la denominazione di New Hollywood. Un’ondata d’innovazione che ha investito la maniera di rapportarsi alla cinematografia tipica americana a partire dalla fine degli anni Sessanta.
Robert Altman e la New Hollywood
L’immediatezza della televisione aveva allontanato il pubblico dalla sala cinematografica. E una nuova leva di registi statunitensi iniziò a guardare all’Europa come terra di cinema d’autore che con efficacia riusciva a parlare alle nuove generazioni di giovani. E di giovani che di film si nutrivano. Una maniera autentica di fare cinema che poteva sfidare con successo il sistema stantio della Hollywood dei decenni appena trascorsi. Persino le storie iniziarono a essere raccontate dal punto di vista giovanile e i protagonisti a cui si diede voce furono quelli che stanchi del sistema gli si opponevano contestandolo. La New Hollywood si prese la responsabilità di sovvertire gli schemi dei generi riconosciuti e riconoscibili concedendo la possibilità ai cineasti di plasmare la materia a loro gusto. Altman fu uno di quei registi che tentò di rivitalizzare il genere western e di porre nuove e differenti basi al cinema del poliziesco e del thriller.
L’America di Altman
Dopo un periodo in televisione, Robert Altman arriva al lungometraggio nel 1957 dirigendo The Delinquentes, un film ispirato al cinema “ribelle”. Ricordato per grandi titoli come M.A.S.H, I protagonisti, America oggi, Tre donne e Images il suo capolavoro è considerato dai più Nashville. Un affresco della sua America, sintomo del suo cinema, un caos ordinato da un attento montaggio visivo e sonoro. Nashville (1975) è un racconto corale, la storia ad intreccio di 24 personaggi che si muovono nella cittadina del Tennessee nei giorni di un importante Festival di musica country che coincide con le elezioni per le presidenziali d’America. L’America viene descritta come immaginario mentale piuttosto che fisico, la terra dei sogni figli delle illusioni che si schiantano sulla fredda e solida realtà.

Non c’è spazio per la riflessione in Nashville. La macchina da presa si insinua con estrema schiettezza di qua e di là indagando situazioni diverse e che sovrapposte tessono uno spaccato reale. Il passato televisivo di Altman si evince dall’incredibile lavoro sul suono e dall’ utilizzo dell’overlapping. Gli attori si parlano continuamente sopra. Lo spettatore vede una scena, ma l’audio che ascolta non sempre coincide con la scena che ha davanti, creando un incastro di voci e situazioni, supportato da un incredibile lavoro di montaggio alternato che permette di ampliare il quadro in questione. Una visione del genere, a dir la verità, si aspetta un pubblico che abbia un’apertura immaginifica innovativa e che desideri impegnarsi nella ricezione di un messaggio a cui si allude con grande abilità nell’utilizzo del mezzo cinematografico. È un’America caotica, di cui si parla come se fosse un reality show sotto gli occhi del mondo descritta con altrettanta caoticità, ma controllata.
Lo stile
Lo stile di Altman è corale e la visione raramente verticale. Si procede per zoom, panoramiche, inquadrature che diano il più possibile l’immagine della totalità che si raggiunge per la maggior parte delle volte tramite composizione. Lo strumento cinematografico viene utilizzato con intelligenza fagocitando momenti, persone e personaggi che si accavallano come un mosaico per accumulo.
Il cinema di Robert Altman si può condensare nel termine “altmaniano” che Ron Mann conia per il suo documentario presentato nel 2014 alla Mostra del Cinema di Venezia e che indaga la figura del regista. Altmanesque means characterized by naturalism, social criticism, subversion of genre; not conforming to predictable norms; indestructible (Altman, Ron Mann, 2014).