fbpx
Connect with us

Mubi Film

‘La guerra dei mondi’: il totalitarismo è uno show

Recensione de ‘La guerra dei mondi’, film disponibile su MUBI del regista Piotr Szulkin

Pubblicato

il

Piotr Szulkin con il suo La guerra dei mondi (1981) porta sullo schermo una vicenda dal sapore tipicamente europeo ma dalle tematiche tipicamente americane. Quella disponibile su MUBI è infatti la storia di un’invasione aliena: i marziani sbarcano sul pianeta Terra, non in America ma in Polonia. Tra satira politica e fantascienza, La guerra dei mondi – che rappresenta un capitolo della “tetralogia dell’apocalisse” ideata dal regista – ha il suo focus sul rapporto che la massa ha con i mezzi di comunicazione, in particolare la televisione.

‘La guerra dei mondi’: il potere dell’informazione

La razza umana non è più sola, i marziani approdano in Polonia instaurando una sorta di alleanza totalitaria con lo stato. Iron Idem, uomo di mezz’età e conduttore di un telegiornale di successo, subisce le conseguenze di tali cambiamenti quando gli viene imposto di recitare un determinato testo in diretta televisiva.

L’emittente televisiva abolisce le consuete notizie del giorno, l’unica cosa che conta è sponsorizzare la razza marziana, incentivare il popolo a donare il sangue – i marziani se ne nutrono – e ad acquisire la “prova di fedeltà”, un riconoscimento dato a chi favorisce legami con gli alieni.

Il mezzo è la televisione

la guerra dei mondi

Quello del protagonista Iron Idem (Roman Wilhelmi) è il volto indiscusso del film, un’immagine reiterata che si carica di valore quando viene trasmessa nei numerosi televisori che compaiono su schermo. Sono queste le occasioni in cui l’uomo indossa un biondo parrucchino, si stampa in bocca un sorriso farlocco e si fa carico di diventare una sorta di messaggero per il popolo. Ma se la funzione che Iron si prefigura vuole essere affine a istanze veritiere, di altro avviso sono invece i “poteri forti”.

In questo senso La guerra dei mondi è un film di forte simbolismo che mira a una denuncia sociale nei confronti dell’apparato dell’informazione mediale e della collettività democratica pronta a farsi soggiogare facilmente dalla televisione. Iron Idem è da una parte testimone di un indottrinamento subdolo portato avanti per vie subliminali, dall’altra è l’araldo prescelto per essere il volto mediatico di questa stessa macchina totalitaria.

Simbolismo iperbolico

Szulkin espone la sua critica con una messa in scena quasi onirica, febbrile, ma anche intrinsecamente comica e sopra le righe. La guerra dei mondi fa della satira il punto focale del suo essere e nulla di ciò che vuole dire è velato o intuibile tramite ragionamenti faziosi, in questo senso il film risulta sicuramente molto didascalico in una maniera così palese che rinuncia sin dal principio a ogni pretesa di veicolare implicitamente il proprio credo. 

Solitamente questo potrebbe essere un male, ma Szulkin cerca costantemente l’iconicità, l’emblema estetico che possa sopperire proprio a questo didascalismo altrimenti noioso. Da una parte c’è il caratteristico volto di Idem, dall’altra una forma registica europea dal sapore autoriale che gioca anche con espressioni demenziali. Di ciò l’impianto contenutistico e discorsivo ne trae giovamento e, sebbene le tematiche affrontate da La guerra dei mondi non dicano – soprattutto oggi – niente che non sia stato già detto, il risultato è rimarchevole.

Un potente esempio è il sogno di Idem in cui quest’ultimo si reca in una chiesa a confessarsi: nella sequenza il protagonista si rivolge direttamente alla telecamera con fare misto tra il supplichevole e l’isterico. L’uomo si è reso conto di essere una marionetta, cerca un contatto esterno con un altro essere umano che possa vederlo e dargli “una semplice parola”. Szulkin tira in causa lo stesso spettatore tramite gli occhi di Idem, gli chiede compassione, di partecipare alla crisi del conduttore televisivo e di interagire con lui rompendo così la quarta parete.

Esistenzialismo fantascientifico

la guerra dei mondi

L’iconografia televisiva, negli anni, si è consolidata nell’immaginario comune proprio come dispositivo ancillare all’omologazione, al facile indottrinamento tramite informazioni eterogenee passanti per più canali e, La guerra dei mondi, è un teorema fondato su tale consapevolezza. Le domande scaturite dal film spaziano sul filosofico interpellando soprattutto quelle questioni che problematizzano il concetto di libertà nella contemporanea società dei consumi e, più nello specifico, nella Polonia degli anni 81-83, ai tempi dell’ influenza sovietica.

I marziani, come del resto l’intero elemento fantascientifico, in questo senso hanno più valore allegorico che altro. Narrativamente sono istanze che il film non approfondisce più di tanto, che sembrerebbero essere un pretesto assurdo per legittimare un caso che vede lo stato essere una forza pronta a soggiogare il popolo per i suoi interessi. Non è infatti errato dire che i veri antagonisti siano gli esseri umani piuttosto che gli extraterrestri, anzi, è probabilmente proprio il punto che Szulkin cerca di mettere in evidenza.

Un cult da riesumare

Dedicato, per ovvi motivi, a H. G. Wells e Orson Welles, La guerra dei mondi è un cult fantasma che meriterebbe sicuramente più rilevanza all’interno del circuito cinematografico. Szulkin confeziona un film per certi versi sui generis, che a tratti ricorda quasi lo Żuławski de La terza parte della notte (1971), il Carpenter di Essi vivono (1988) e il Gilliam di Brazil (1985). Tre lungometraggi a loro modo iconici – gli ultimi due più del primo –  a cui, ci si chiede però, se La guerra dei mondi abbia veramente così tanto da invidiare. Riscoprire il film di Szulkin, e il suo Iron Idem, è sicuramente un’opportunità di cui tener conto.

La guerra dei mondi

  • Anno: 1980
  • Durata: 94'
  • Genere: Drammatico, fantascientifico
  • Nazionalita: Polonia
  • Regia: Piotr Szulkin