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In Sala

SMS – Save My Soul

Vincitore del secondo premio al Contest 2013, il documentario del giovane Piergiorgio Curzi incuriosisce e convince. Soprattutto per il suo essere nudo e crudo, senza pietà

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Anno: 2012

Durata: 60′

Genere: Documentario

Nazionalità: Italia

Regia: Piergiorgio Curzi 

“Comunque il mio primo atteggiamento nei confronti di queste creature, era un atteggiamento abbastanza porcone. Perché, che cercavo?! Cercavo avventure!

Piano-piano ho maturato il godimento puro del solo comunicare con loro e piano-piano ho imparato a trarre dal semplice comunicare un appagamento sia erotico che sentimentale. E a confrontarlo con quello della vita reale, questo è..diciamo così, un carciofo senza spine!

Perché non c’è il problema de confrontaccese, de parlacce, de dì fregnacce insieme a loro. De fà finta che te interessa quello che dicono! Perché loro hanno un universo diverso, interessi diversi, molto più cromatici e molto meno sostanziali. E sono interessi che io non ho..quindi la noia è quella che impera aspettando che te danno la cosiddetta sorca!

Mentre il batticuore che ti danno con un ‘grazie’, con una battutina tenera di risposta, vale quanto e più”.

A spiegare Nicolino Pompa, protagonista del documentario, sono le sue parole senza filtro, quelle che recita sì, ma non per l’occhio meccanico della videocamera, quanto per quelli vivi delle persone che lo guardano ogni giorno recitare se stesso nel mondo.

Cantore dolceamaro delle bellezze e delle bassezze dell’amore, della tenerezza e del desiderio, Nicolino Pompa è l’incrocio reale tra il nostrano Remo Remotti e lo statunitense Charles Bukowski (a cui peraltro assomiglia!): ma in una chiave attuale, quella virtuale.

Poeta per diletto, sedotto com’è dall’incanto musicale della parola, quest’uomo complesso e ormai invecchiato, si diverte a sua volta coll’eterno gioco della seduzione. E lo fa attraverso il mezzo di comunicazione tipico di queste generazioni private del gusto del cartaepenna: l’SMS.

Sfoglia nottetempo le pagine fitte di possibilità di giornali pieni di annunci gratuiti, salta disinterrato quelle che riguardano le offerte di lavoro e, occhiali alla mano, si sofferma, lento e meticoloso, su quelle delle richieste. Lì, scova le sue prede, raccoglie numeri di telefono e informazioni utili per iniziare l’approccio telefonico. Con donne, giovani ragazze, adolescenti.

A parlare, all’orecchio a volte incredulo, a volte spaventato, altre sollevato o incuriosito di queste ‘creature’, come le chiama lui, è la voce rauca ma soffusa di un uomo che così si presenta: “sono un poeta a tempo perso, che manda messaggi a tutto l’universo, faccio come fa il seminatore perché da tanti semi nasca un fiore. Se quel fiore sei tu, benarrivata, a colorare questa mia giornata”!

Così, Nicolino Pompa, ormai settantenne, trascorre le sue ore: sigaretta e cellulare alla mano, circondato dal disordine di una casa da cui appare evidente l’assenza di una donna. Una donna reale.

Eppure Nicolino una famiglia vera, ce l’ha!

Il documentario, che esce poi dai binari del ritratto fine a se stesso nel momento in cui sembra raccontare le contraddizioni di un’epoca, quella che stiamo vivendo, si divide infatti in due viaggi paralleli: quello che segue e spiega il poeta e quello che cerca di capire l’uomo.

In una simmetria che travalica luoghi e culture, quindi coordinate spazio-temporali, mi è piaciuto scovare un’unità di intenti, quindi anche di input, nella doppia vita di Nicolino Pompa, nella scelta del regista di palesarla con tanta nitidezza e nella penna di Chiaki J. Konaka, sceneggiatore giapponese autore dell’anime serial experiments lain.

Nell’anime, l’adolescente protagonista scopre attraverso il semplice uso di un Navi (il nostro pc) la presenza nel Wired (Internet) di un suo doppio, una seconda Lain a lei fisicamente simile ma caratterialmente opposta. Chiaramente le derive cinematografiche sono completamente diverse, ma Nicolino Pompa non ha forse un suo doppio nel Poeta misterioso della reltà virtuale?

Il doppio, peraltro, deputato alla sua salvezza.

L’SMS è davvero il treno che, guidato dal poeta, sta salvando l’uomo. Da se stesso, dai propri fallimenti, dai frantumi di una famiglia che sembra non avere più speranze, dalle foto lontane e sbiadite che ricordano i primi errori o le prime illusioni.

Padre di quattro figli, ormai maturi, l’uomo ha un rapporto difficile, seppur d’amore, con ognuno di loro. Un rapporto che, in ciascuno dei quattro casi, sembra ormai cristalizzato nel tempo, rallentato dal tempo: dai capelli bianchi del padre, dai passi più lenti, dalla pancia più gonfia, dalla rassegnazione dei figli.

E allora che speranza c’è?

Solo una: quella della parola, nel gioco dell’amore. “E’ così bello amare, amore mio”, dice alla figlia Lidia; “è così bello amare senza aver bisogno di chiedere niente. L’avere è un terribile, è un orribile equivoco”.

Commovente e divertente al tempo stesso, quest’uomo è il protagonista adatto di un documentario, di un libro, di una canzone, di uno spettacolo: perché è vita, sa di vita e di storia.

Vincitore del secondo premio al Contest 2013, il documentario del giovane Piergiorgio Curzi incuriosisce e convince. Soprattutto per il suo essere nudo e crudo, senza pietà.

Dalila Lensi

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