La Storia della mia famiglia è una serie tv italiana diretta da Claudio Cupellini (Gomorra – La serie) e ideata da Filippo Gravino (ACAB – La serie). Prodotta da Palomar e distribuita su Netflix dal 19 febbraio. Nel cast, Eduardo Scarpetta (Qui rido io, I leoni di Sicilia), Vanessa Scalera (Imma Tataranni – Sostituto procuratore), Massimiliano Caiazzo (Mare Fuori), Cristiana D’Anna (É stata la mano di Dio), Gaia Weiss (Bianca come il latte, rossa come il sangue) e Antonio Gargiuolo.
Il dramedy familiare è diviso in sei episodi da quarantacinque minuti l’uno, circa.
É ambientato tra Roma, Ercolano e il territorio sorrentino sulle note di Fotoromanza di Gianna Nannini.
Trama di ‘Storia della mia famiglia’
Quando Fausto Ciaramitano scopre di essere un malato terminale, il suo primo pensiero va ai due figli, Ercole e Libero: chi si occuperà di loro? Per assicurare un futuro di felicità ai due bambini, Fausto assembla la squadra de “I fantastici quattro” composta da Demetrio e Maria, i suoi due amici d’infanzia, suo fratello Valerio, un giovane con problemi di dipendenza, e la madre Lucia, una donna tanto forte quanto irrequieta. Queste persone così diverse si uniscono così nella complicata missione di garantire una famiglia, di qualunque tipo, ai due bambini. Con il passare del tempo, i membri di questa nuova famiglia allargata si troveranno faccia a faccia con le loro insicurezze e i loro scheletri nell’armadio, da cui è arrivato il momento di liberarsi.
“Voi dovete diventare una famiglia. L’impresa è difficile, io me ne rendo conto. All’inizio vi sentirete inadeguati, perché comunque un po’ lo siete, ma ricordatevi che io ho visto il futuro e voi non eravate soli.”
A ognuno il suo ricordo
Già dal primo episodio s’intuisce che questa serie richiede una cintura di sicurezza intorno al proprio animo o si rischia di uscirne gravemente feriti.
La struttura della narrazione ricorda vagamente quella di Tredici, la serie di successo prodotta da Selena Gomez in cui la protagonista prima di togliersi la vita registra tredici cassette che recapiterà alle persone in qualche modo coinvolte nella sua morte.
In Storia della mia famiglia, però, le registrazioni vocali assumono un gusto più dolce che amaro.
Fausto le ha realizzate per ognuna delle persone a cui tiene di più per ricordare i momenti migliori passati insieme, così da lenire la tristezza causata dalla sua scomparsa.
Ogni episodio è dedicato ad un personaggio: Lucia, Demetrio, Valerio, Maria. Attraverso i loro occhi si ripercorre la loro relazione con Fausto e, pian piano, si svela come ognuno di loro ha cercato di affrontare il ruolo di “genitore acquisito” di Libero ed Ercole.
Ma quale famiglia?
Uno dei temi centrali è, senza dubbio, la famiglia. Un termine che ultimamente è sulla bocca di tutti, ma nell’intelligenza emotiva di pochi.
Storia della mia famiglia entra a gamba tesa nel caos di casa Ciaramitano: due bambini vivono con il padre malato terminale, separato dalla madre biologica e aiutato fisicamente e spiritualmente dagli “zii acquisiti”, Maria e Demetrio.
Nel frattempo, nonna Lucia non ne vuole sapere di dover fare da mamma un’altra volta e il fratello Valerio barcolla tra le dipendenze.
Si è di fronte a una famiglia destrutturata, che cerca di farsi spazio tra le sue rovine e si aggrappa al ricordo di Fausto per restare in piedi. Tutto per garantire un porto sicuro ai due bambini, lasciati in balia di un mare di situazioni poco benevole.
Nella serie tv di Claudio Cupellini, la famiglia si costruisce episodio dopo episodio, dimostrando che avere lo stesso sangue non sempre basta a rendere quattro mura una casa. Al contrario, sono l’altruismo, la collaborazione e il rispetto ritrovato a creare un nucleo familiare in grado di dare e ricevere amore.
L’ombra dell’inadeguatezza
“Ognuno di noi, ognuno dei personaggi sta ancora cercando di prendere le misure con questi bambini… Chi siamo noi per loro? Siamo un po’ zii, un po’ papà, un po’ amici…”
In un’intervista a proposito della serie, Eduardo Scarpetta descrive i personaggi come “un po’ inadeguati”. Questo termine si aggiunge “all’inettitudine alla vita”, all’insicurezza, alla consapevolezza di essere un insieme di tutte queste anomalie sociali. Lo spettatore si trova di fronte a personaggi che non sono solo giusti o solo sbagliati; al contrario, sono estremamente complessi e commettono più di un errore.
Inoltre, la struttura della narrazione fa un ottimo lavoro nel convincere lo spettatore di aver inquadrato un personaggio e, invece, proprio quando meno se lo aspetta, si svela un altro lato della sua personalità che era rimasto celato. Finalmente si è di fronte a personaggi con difetti, controversi e a volte anche incoerenti, come tutti noi siamo, nel profondo.
Ottime interpretazioni e una sceneggiatura genuina
Uno degli elementi che più si apprezzano di questa serie è il rifiuto di voler affrontare temi complessi con la delicatezza patinata a cui il politically correct ci ha abituato fin troppo bene.
Le reazioni dei personaggi ai momenti di alta tensione sono genuine, a volte sicuramente sbagliate, ma è proprio così che succede nella vita vera ed è giusto ricordarlo. Prima della ragione e della consapevolezza ci sono gli impulsi, le parole urlate senza reale significato.
A tal proposito, le interpretazioni di Scarpetta, Scalera e Caiazzo mettono in luce una sceneggiatura già molto forte ed efficace.
I dialoghi, spesso irruviditi dal dialetto napoletano, danno voce alla strabordante emotività di personaggi che urlano il proprio dolore anziché sotterrarlo nel silenzio.
“In ogni caso, voi del futuro non vi dovete preoccupare, perché a voi vi spetta la felicità”.
Una serie gioiello da non perdere
In conclusione, Storia della mia famiglia è una serie tv che eleva ulteriormente l’asticella del panorama televisivo italiano.
Questo prodotto si fa spazio tra i numerosi dramedy familiari italiani che conosciamo bene per rovesciare i paradigmi di un genere molto amato nel nostro paese, ma che è arrivato il momento di svecchiare e liberare dagli stereotipi.