fbpx
Connect with us

Berlinale

‘La cache’: ode fantastica al coraggio

In competizione al Festival di Berlino 2025 una storia (quasi) vera dallo spirito leggero.

Pubblicato

il

In competizione alla 75° edizione della Berlinale, La cache di Lionel Baier è una bizzarra avventura dentro le mura di casa. Uno spruzzo di realismo magico che ci parla di famiglia, origini e trauma.

Tratta dal romanzo autobiografico omonimo di Christophe Boltanski, il film è una produzione Bande à part Films e vede l’interpretazioni di Dominique Reymond e Liliane Rovère.

In un paese pulito bisogna essere sporchi

Parigi, maggio 1968. Un bambino di nove anni è entusiasta di stare a casa dei nonni, a cui si aggiungono i due zii – un artista visivo e un aspirante intellettuale – e l’appariscente bisnonna di Odessa. Il ragazzo trascorre alcuni giorni nell’appartamento mentre i genitori partecipano alle storiche proteste studentesche. Mentre il Paese è sottosopra, la famiglia è costretta a confrontarsi con il proprio passato quando un ospite illustre cerca rifugio.

La cache è una favola realistica: un piccolo turbinio di avventure domestiche che coinvolge un ecosistema familiare tentacolare ben oliato, la cui sopravvivenza si fonda su un passaggio di comando matriarcale e un contributo individuale fantasioso ed eccentrico.

La famiglia del Bambino, dalla bisnonna Hinterland cresciuta nel porto di Odessa alle strade calde della Parigi sessantottina, naviga la vita con arguzia, intraprendenza e un pizzico di anarchia, portando con sé un passato pesante (quello di una famiglia ebrea sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale) ma da cui ha imparato la sacra arte della libertà di pensiero e di spirito.

Una storia che insegna il gusto della leggerezza, che affronta il peso dei traumi che ci rimangono sotto pelle e che diventa monito per un presente che possa essere più coraggioso, grazie anche a individui serenamente dissidenti.

Il favoloso mondo di Boltanski

Baier è capace di creare un universo ad immagine di bambino, con i giusti livelli di realismo e di fantasia, in un equilibrio estetico, tanto quanto narrativo, che inserisce il film tra i buoni esempi della cinematografia francese dei tempi moderni.

A differenza però di somiglianze illustri (ai magici mondi di Gondry più che a quelli di Jeunet) La cache si evolve con un’aggiunta e una sottrazione.

Da un lato vi è nel film uno strato storico-politico palese, assente in altri compagni del genere. Uno sguardo ancora una volta sul marchio traumatico intergenerazionale della Seconda guerra mondiale e della persecuzione subita dagli ebrei che tormenta tre generazioni (Hinterland, Nonno e Grande Zio) e che influenza un presente figurato (quello del sessantotto) tanto quanto il nostro, tra parallelismi e rimembranze.

Uno sguardo personale portato dal materiale autobiografico del libro ma che in questo caso non aggiunge granché al tema, ed è in questo l’elemento sottrattivo di La cache. Un progetto che non arricchisce  molto il genere o la riflessione politica, né in una prospettiva storiografica né secondo un punto di vista puramente cinematografico (si pensi a riguardo a un altro modo nuovo, bizzarro e colorato di pensare allo stesso periodo con Jojo Rabbit).

Un film dai toni pastello e il giusto livello di divertimento e pathos ma che fatica a rimanere scolpito nel cuore.

Segui la Berlinale 2025 su Taxi Drivers!

  • Anno: 2025
  • Durata: 90'
  • Nazionalita: Svizzera, Francia, Lussemburgo
  • Regia: Lionel Baier

Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers