Come se non ci fosse domani, in proiezione al Sudestival di Monopoli, è un documentario di Riccardo Cremona e Matteo Keffer, e prodotto da Ottavia Virzì e Paolo Virzì, che racconta le vicende di un gruppo di attivisti impegnati in una campagna di disobbedienza civile non-violenta. Si è sentito parlare molto di blocchi stradali, imbrattamenti di palazzi istituzionali e opere d’arte e altre forme di protesta particolari. Dietro tutto ciò c’è il gruppo Ultima Generazione, che ha attirato l’attenzione dei media in Italia ma anche in altri paesi europei.
Dal 6 marzo al cinema.
Come se non ci fosse un domani, la fotografia di una generazione ignorata
Il documentario racconta la loro storia, lo sguardo dietro le quinte delle proteste di questo gruppo che si definisce l’ultima generazione che ha la possibilità di rallentare la crisi climatica, e lo fa tramite lo sguardo e le storie di cinque componenti, Beatrice Pepe, Simone Ficicchia, Chloé Bertini, Michele Giuli e Tommaso Juhasz. Giovani che hanno deciso di lasciare tutto per dedicarsi appieno all’attivismo, si sdraiano in mezzo alle strade, in mezzo al traffico, con qualsiasi condizione meteorologica. Macchiano, con colori lavabili, monumenti e installazioni. Si incollano alle opere d’arte all’interno dei musei. Ma cosa significa tutto questo? Perché lo fanno?
Nessuno prima di Riccardo Cremona e Matteo Keffer ne aveva parlato. I media ci hanno dato un’idea di cosa facessero, ma non del perché. Così i due registi decidono di raccontare la nostra difficoltà ad essere comunità e la voglia di molti giovani di immaginare e lottare per un domani migliore. E lo fanno seguendo le loro discussioni pubbliche e private, le risate e le tensioni, i problemi che sorgono quando qualcuno viene denunciato o addirittura arrestato, mostrandoci cosa vuol dire esporsi in prima persona. Il confronto che avviene tra Beatrice e suo padre, che disapprova le sue scelte, è illuminante per chi pensa che Ultima Generazione sia solo un gruppo di ragazzi viziati che non vogliono fare nulla.
Lottare per un domani migliore
Tra una protesta e l’altra poi, mentre entriamo in contatto con i protagonisti della storia, in Come se non ci fosse un domani ci vengono mostrati racconti di territori e comunità colpite dagli effetti della crisi climatica, presagio di un futuro che appare sempre più incerto. Ma i ragazzi di Ultima Generazione sono presenti anche ad aiutare ovunque avvengano catastrofi ambientali, dalle alluvioni in Emilia Romagna e Toscana, alla tromba d’aria a Jesolo, alla siccità che distrugge i raccolti di Castiglione del Lago.
«Raccontare questa storia? No, non è stato semplice – spiegano Cremona e Keffer – perché non è stato facile confrontarsi con l’istinto di sopprimere il pensiero delle conseguenze nel lasciare che accada. Allo stesso tempo, raccontare le storie di questi ragazzi ci ha dato la possibilità di esplorare i pensieri e le emozioni di una generazione inascoltata».
Come se non ci fosse domani è la fotografia di una generazione ignorata a cui si chiede solo di stare in silenzio e obbedire, ma che invece sceglie di ribellarsi, di cambiare le regole, anche se con molte difficoltà.