Torna a Berlino dopo il successo di Sesso sfortunato o follie porno il gran maestro del cinema rumeno contemporaneo Radu Jude. Con Kontinental ’25, omaggio e provocatoria rilettura di Europa ’51, Jude si riconferma acutissimo fotografo del contemporaneo e brillante lettore dell’ incoerenza ideologica del presente.
Il film è in competizione ufficiale alla 75° edizione della Berlinale.
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Kontinental Boutique 2025
Cluj, Transilvania. Dopo essere stato sfrattato dal suo rifugio nel seminterrato di una casa, un senzatetto si suicida. Orsolya, l’ufficiale giudiziario che ha eseguito lo sfratto, proverà ad affrontare i suoi sensi di colpa.
È un cinema semplicissimo quello che viene presentato da Radu Jude in Kontinental ’25. Pochi personaggi, un evento scatenante (il suicidio dell’ex atleta ora senzatetto, Ione) e un testo filmico intervallato da fotografie statiche di una Romania in costruzione, gentrificata e razzista che diventa esempio di una condizione che attraversa l’Europa intera, se non il mondo occidentale nella sua totalità.
Una storia che procede per dialoghi a due tra la protagonista, Orsolya, e le persone che interpella per risolvere un dramma personale che è specchio di un problema sociale profondo e complesso e che tutti risolvono nella modalità archetipica dei nostri tempi: con tante belle parole e nessuna azione. Con tante buone idee senza alcuna presa di responsabilità
Orsolya vive con grande colpevolezza il suicidio di Ione, che abitava nel sotterraneo di quello che sarebbe dovuto diventere, e diventerà, il Kontinental Boutique, un albergo di lusso.
Tenta con la famiglia, gli amici, i colleghi, gli amanti e la religione di trovare una redenzione che però non arriva e che diventa alla fine solo una nuvola d’ indifferenza. E così anche l’auto-punizione di non andare in vacanza con la famiglia in Grecia diventa superflua ed eccessiva, in quanto Orsolya è, dalla società e per la legge, deresponsabilizzata da qualsiasi male.
Se la Bergman di Europa ’51 trova nella tragedia personale il febbrile desiderio pratico contro l’ingiustizia, l’eroina post-moderna di Jude non conosce l’azione come risoluzione del male ma si crogiola nella teoria, nel filosofeggio: parlare dei drammi del presente come panacea sulle nostre colpe.
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“Per la legge sono innocente”
E’ un teatro discorsivo quello inscenato da Jude, pieno di rivolta teorica e colpa patologica, inscenato da una società medio-borghese europea sempre più in bilico tra l’essere essa stessa integrata e al contempo estranea al suo contesto sociale.
E in questo Orsolya si fa rappresentante d’eccezione: medio-borghese ma straniera; madre e moglie che non disdegna l’amante giovane e squattrinato; donna di giustizia ma moralmente pigra, vive in un quartiere ormai gentrificato che la soffoca ma che non può, e non vuole, abbandonare.
Grazie a un equilibrio ben dosato tra il dramma e la commedia senza esplodere mai nè da un lato nè dall’altro, Kontinental ’25 tocca senza sforzi una delle questioni più reali e pungenti del contemporaneo.
Il problema abitativo e il sostegno alle classi disagiate, l’avanzare del nazionalismo e delle disparità sociali. Qual’è il ruolo, il peso e la colpa del singolo nel disastro continentale che stiamo vivendo? Ma soprattutto: cosa facciamo, davvero, per fare la nostra parte contro i mostri che ci circondano?
E’ donare 5 euro al mese ad una onlus la soluzione di Orsolya alla povertà? Citando ripetutamente il nome di Gaza o dell’Ucraina sta forse chedendo con sufficente forza la pace? E’ sottolineare a se stessa prima che agli altri che si è fatto “tutto quello che si poteva” e che “in teoria per la legge sono innocente” l’unica soluzione possibile per frenare la sua (e la nostra) impotenza?
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