Vae Victis: arte su tela ed onirismo macabro
L’ultima opera di Luca Alessandro, Vae Victis, presentato all’ultima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Salerno, è un biopic che spazia nei generi, dal documentario d’arte al noir, dalla biografia cinematografica all’horror. Il regista racconta le vicissitudini del pittore Valerio De Filippis con un tratto prettamente visivo e musicale, dipingendo le emozioni trasmesse dalle sue opere in maniera quasi viscerale, utilizzando tutti i colori dell’incubo. La libertà stilistica è la cifra di Vae Victis: Alessandro passa senza soluzione di continuità dalla descrizione delle opere di De Filippis a segmenti puri di fiction dai contorni macabri e tenebrosi, quasi come se le opere prendessero vita in un breve racconto onirico a tinte horror.
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Vae Victis: chi è Valerio De Filippis
Protagonista del biopic onirico di Alessandro è il pittore Valerio De Filippis, nato a Pozzuoli nel 1960 ma residente a Roma dal 1994, dove nel 2003 ha fondato l’E.M.P. (Experimental Meeting Point) Studio, un luogo che è al tempo stesso studio d’arte, spazio d’esibizione e luogo di incontro per artisti differenti per ispirarsi e sfidarsi artisticamente l’un l’altro. Nel 2019 ha girato anche la sua prima opera da regista, The Mirror and The Rascal (Lo specchio e la canaglia), basata sul testo teatrale Riccardo III di Shakespeare.
Vae Victis si concentra sulla produzione pittorica di De Filippis, le cui opere sono pregne di un passato cupo, sofferto e violento che l’artista mette su tela dando vita a dipinti giustappunto morbosi e perversi, che catturano lo sguardo di chi le osserva, trascinandolo in un incubo senza vie d’uscita. Durante la visione del lungometraggio lo spettatore si ‘perde’, tende a smarrirsi nel labirinto oscuro delle immagini, replicando lo smarrimento del regista di fronte ai quadri di De Filippis. Funzionale a questa perdita di orientamento sensoriale è lo stile di montaggio adottato da Tiziano Giaccone.
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Il potere taumaturgico dell’arte e la nascita dell’ispirazione
Tema principale del lavoro di Alessandro è il potere taumaturgico dell’arte, la sua capacità di trasformare le cicatrici in nuovi orizzonti sia di contenuti che di speranza, di cui De Filippis è esempio vivente; altri argomenti che il regista tratta in Vae Victis, sono i rapporti interfamiliari, il problema della violenza, l’abuso di droghe, la libertà sessuale, il rapporto uomo-scienza-religione.
Il passato oscuro di De Filippis trova sublimazione nella sua arte morbosa e perversa, che si nutre di incubi; in Vae Victis l’ispirazione per il pittore nasce e ritorna dall’incontro con la giovane Eléna, appassionata di Stendhal: la ragazza sta infatti rileggendo Il Rosso e il Nero, libro che la sorella di Valerio stava leggendo prima di suicidarsi. Grazie a lei il pittore sembra superare il fatidico ‘blocco’ artistico in vista di una importante mostra, ma si innescheranno eventi ed emozioni che renderanno Valerio psichicamente borderline.
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Note tecniche: ambientazione, cast, colonna sonora
Vae Victis è ambientato nella Roma attuale, principalmente nello studio del pittore in zona Pigneto (di recente, De Filippis ha spostato il suo E.M.P. nel quartiere Testaccio); il cast è composto di personaggi reali ed attori professionisti. Tra i primi, oltre al protagonista Valerio De Filippis, troviamo Claudia Carovana ed i critici d’arte/curatori Hary Daqua, Lorenzo Canova e Francesco Giulio Farachi; tra gli attori, possiamo citare Marco Marchese (che abbiamo visto protagonista di Oltre il Guado di Lorenzo Bianchini e di Profondo di Giuliano Giacomelli), Claire Palazzo (interprete di Myridell nella serie tv Gormiti-The New Era), Roberto Fazioli (visto nella serie tv Sky Christian). La colonna sonora è composta da Giacomo Sovrano, ma all’interno del lungometraggio troviamo anche le canzoni e le musiche originali di Blokulla. E per concludere con la tag line del film Honi soit qui mal y pense: si vergogni chi pensa male.
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