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Approfondimento

Ragazze di vita: la prostituzione tra rinascita e inesorabile declino

Da Anna Magnani a Julia Roberts, il cinema ha spesso cercato di rappresentare la condizione della donna quando si trova nel ruolo di prostituta. Ragazze e donne di vita sempre incontro alla speranza e al fallimento

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Ragazze di vita

Con il ritorno in sala del pluricandidato premio Oscar Anora di Sean Baker, non si può non soffermarsi sull’influenza che la prostituzione ha avuto e continua ad avere nel mondo del cinema. Da Pasolini a Marshall è indubbio come il mestiere più antico del mondo sia stato un mezzo per esplorare la femminilità della donna. Meretrice e sogno proibito dentro una dimensione dolce e amara della realtà, la prostituta nella sua trasposizione è sempre stata oggetto del desiderio maschile.

Ma la ribellione della propria natura ammaliante e peccaminosa, nella conseguente rappresentazione audiovisiva, ha sempre condizionato le Ragazze di vita pronte a esplorare, attraverso l’occhio dei propri autori, un dualismo tra il mestiere e la vita, i sogni e il rimanere nell’incubo della mercificazione del corpo. Un bivio morale e antitetico che ha prepotentemente messo in luce una moltitudine di narrazioni continuamente pronte a centralizzare una condizione femminile specchio-riflesso della società in cui viviamo.

Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini – Ragazze di vita

Con il poeta e cineasta Pier Paolo Pasolini si vince facile nella rappresentazione delle Ragazze di vita. Un autore che ha sempre delineato la realtà cruda e pura dell’esistenza forse ancora meglio di ciò che le sue opere rappresentavano. Il maestro del neorealismo non fa sconti a nessuno in Mamma Roma mediante l’azione di Anna Magnani, la protagonista del film, un fulgido esempio della ribellione della prostituzione alla sua stessa realtà. La Magnani interpreta una prostituta romana decisa a cambiare vita; con un figlio a carico, la libertà le si presenta quando il suo protettore convola a nozze e Mamma Roma crede così di poter terminare il mestiere più antico del mondo.

Sul filone di Accattone, Pasolini prosegue il viaggio nella Roma del dopoguerra, dove donne e uomini si affannano a sopravvivere come possono. Il personaggio della Magnani è uno straordinario esempio di prostituzione necessaria in un percorso dove la riabilitazione non avviene mai per colpa del contesto sociale in cui Mamma Roma è immersa. Nella Magnani c’è tutta la forza della riabilitazione della donna impedita dallo spazio in cui vive: la capitale violenta e privata di senso umano, che mette la grande attrice italiana sempre sulla diritta via della “strada” tra obblighi e conoscenze poco raccomandabili. Il mondo nero da cui la protagonista non può fuggire, coinvolge anche il figlio Ettore, e, come ogni film di Pasolini, Mamma Roma dipinge la caducità del destino delle meretrici che per quanti sforzi facciano sono destinate ad essere marchiate a vita.

La dea dell’amore di Woody Allen – Ragazze di vita

Col suo solito tocco umoristico e dissacrante Woody Allen inquadra una delle sue poche Ragazze di vita nel bel film anni Novanta La dea dell’amore, interpretato da Mira Sorvino, e per il quale vincerà il premio Oscar. Siamo al lato opposto rispetto alla rappresentazione di Pasolini. Allen infatti cerca di riabilitare la prostituzione tramutandosi nel mentore della Sorvino,affannandosi a farle cambiare vita.

Il pretesto è il bambino adottato dall’alter-ego di Allen la cui madre biologica è proprio Linda. Il cineasta newyorkese, come accade a molti suoi film di questo periodo, accompagna i suoi personaggi indirizzandoli verso una nuova esistenza che deve partire da uno schema sentimentale. In uno dei film più buonisti di Allen, la prostituta Linda annienta il mestiere più antico del mondo trasformandosi nella dea della vita e sovvertendo l’infelice destino di essere solo una dea dell’amore.

The Girlfriend Experience di Steven Soderbergh

Nel film di Sonderbergh si presenta invece una normalizzazione del mestiere più antico del mondo con una rappresentazione a suo modo felice delle Ragazze di vita. Il regista di Traffic evita qualsiasi lettura moralistica o di costrizione documentando invece il piacere di una donna nei confronti della prostituzione. Per The Girlfriend Experience,  Sonderbergh utilizza una vera attrice pornografica, Sasha Grey, la quale interpreta un’escort esperta nella pratica della girlfriend experience, ossia una prostituta che a pagamento fornisce ai vari clienti un servizio paragonabile a quello di una vera e propria fidanzata.

L’escort Christine, nel quadro post neorealista composto da Sonderbergh, documenta nella sua azione l’annullamento di tratti introspettivi. La protagonista rimane a distanza nelle lussuose camere d’albergo di Manhattan e nei bar dove avviene l’incontro con i clienti, interpretando una compravendita lavorativa dipendente dall’accettazione del denaro. Sasha Grey è un oggetto nell’assoluta consapevolezza di volerlo essere.

Pretty Woman di Garry Marshall

Mentre i film citati giocano continuamente con l’assuefazione e la redenzione dalla prostituzione, nella rom-com di Garry Marshall, con Julia Roberts e Richard Gere, le Ragazze di vita diventano protagoniste post moderne di una favola che diviene pian piano realtà. Sfruttando lo schema standard di Cenerentola, Pretty Woman riesce in un perfetto connubio tra romance e glamour in un film che resiste ancora oggi per la sua magia. Marshall volutamente non sconfina nei meandri della prostituzione, tranne per come ci viene presentata la Roberts con abiti e strumenti di una normale squillo.

Da subito il film entra nella fiaba senza volerne uscire mai, e la prostituta Vivian più che un escort appare una principessa rinchiusa dalla matrigna cattiva che qui è rappresentata dalla realtà cruenta di Hollywood Boulevard. Pretty Woman, quindi, se da una parte spinge verso una idealizzazione felice della prostituzione, dall’altro si dimostra capace di rendere fiabesca la sua categoria. Affermando come il lieto fine sia possibile per tutte.

Il cinema come dispositivo mimetico e realista nel corso della sua storia ha analizzato, esaltato e reso rappresentative le Ragazze di vita. Dipingendo personaggi affascinanti, in parte crudi, ma sempre pronti a rinascere.