Cosa succede quando il cinema ci costringe a confrontarci con il peso delle nostre origini? Ingmar Bergman non narra delle semplici storie, ma esperienze emotive che scavano nella memoria, nei legami e nelle aspettative sociali. Il posto delle fragole, Come in uno specchio e Scene da un matrimonio affrontano il peso invisibile della tradizione, mettendo in discussione ciò che ereditiamo e ciò che scegliamo di essere.
Il posto delle fragole
Isak, interpretato da Victor Sjöström, trovandosi quasi alla fine della sua vita, si ritrova a fare un bilancio tra la sua figura professionale e il suo fallimento presente nella sua sfera privata. Bergman scrisse la sceneggiatura durante un ricovero durato due mesi presso la Karolinska Sjukhuset, aiutandolo a identificarsi con l’anziano dottore. Una sceneggiatura che candidò Bergman agli Oscar nel 1960, ricevendo inoltre numerosi riconoscimenti, tra cui il premio della critica a Venezia.

L’individuazione del sé
Durante il viaggio verso Lund per ricevere la sua onorificenza, Isak si trova ad affrontare il peso della sua esistenza: l’incapacità di amare e il fallimento delle proprie relazioni. Un viaggio tra sogno, realtà e memoria, dove scopre che la sua anima è ormai prigioniera di un’educazione rigida ricevuto in passato. La sua difficoltà nel liberare la sua vera natura ricorda la trilogia dell’incomunicabilità di Antonioni: L’Avventura, La Notte e L’Eclissi. Oltre all’opera Il Silenzio dello stesso Bergman, dove la comunicazione diventa una barriera. Anche suo figlio Evald sembra destinato a ripetere il ciclo di freddezza del padre.
“Le mie giornate trascorrono in solitudine e senza troppe emozioni. Ho dedicato la mia esistenza al lavoro e di ciò non mi rammarico affatto.”
Come in Fanny e Alexander, Bergman costruisce un viaggio simbolico fra infanzia e memoria. La tradizione familiare diventa un fardello invisibile, segnando una vita composta da rimpianti e imposizioni. Una tematica che ci invita a riflettere su come le storie familiari plasmino la nostra identità ed il nostro futuro.
La scomoda verità
“Sei un egoista inflessibile. Il mondo potrebbe vederti come un grande filantropo. Noi che ti abbiamo visto da vicino lo sappiamo meglio. Non puoi ingannarci.”
Durante il viaggio, Isak è accompagnato da Marianne (Ingrid Thulin), la moglie del figlio, che con la sua schiettezza mette in luce il contrasto tra l’immagine pubblica e la reale esistenza del protagonista. La costante ricerca di conformità di Isak lo ha portato a perdere la propria luce interiore, rendendolo incapace di comprendere le persone a lui vicine. Un’opera cinematografica presente su MUBI, che riflette il peso dell’eredità famigliare sulla propria identità.
Il posto delle fragole
Anno: 1957
Durata: 91 min
Distribuzione: Svensk Filmindustri
Genere: Drammatico
Nazionalità: Svezia
Regia: Ingmar Bergman
Come in uno specchio
Questo film segna l’inizio della trilogia religiosa di Bergman, seguita da Luci d’inverno e Il Silenzio. Ambientato su un’isola isolata e claustrofobica, esplora le dinamiche di potere tra uomo e donna in un contesto patriarcale. Un’opera che nel 1961 vinse l’Oscar come miglior film straniero. Dove risiede la sua particolarità? Negli elementi scenografici. Bergman difatti preferì narrare sogni e fantasie attraverso il dialogo, dando di conseguenza alle parole e al simbolismo un ruolo centrale. Un’opera cinematografica presente su YouTube, che mette in luce la tensione fra il desiderio di conformità e la ricerca di una propria individualità.
Follia o ribellione?
Karin, interpretata da Harriet Andersson, affetta da schizofrenia, ricorda la dinamica del doppio presente in Persona. La sua malattia non è solo un atto di ribellione contro le aspettative imposte dal padre, dal marito e dal fratello, ma un disperato desiderio di liberarsi dalle convenzioni sociali. Ognuno di loro la vede sotto una luce diversa: musa, moglie perfetta oppure come oggetto di desiderio.
“Mi domando se tutti vivono chiusi in se stessi? [. . .] Sì, dico nel proprio mondo, tu nel tuo, io nel mio, ognuno nella sua cella.”
La malattia mentale di Karin funge da specchio delle tensioni all’interno della sua famiglia, che non percepisce la sua sofferenza come una realtà soggettiva, ma come un problema da analizzare e controllare. La donna riesce a trovare conforto attraverso le sue visioni, nelle quali sosterrà di vedere Dio, la sua ancora di salvezza.

La rappresentazione della donna
“Più di ogni altro regista […] ha preso sul serio le donne, ha guardato con curiosità e rispetto a ogni aspetto della loro vita: domestica, sessuale, riproduttiva (pur onorandone alcune più di altre), non le ha mai considerate cittadine di seconda classe.”
Molly Haskell vede la sua rappresentazione come un tributo alla complessità dell’universo femminile. D’altro canto, per molti resta una visione in cui la donna esiste prevalentemente in funzione dell’uomo. Una tensione che emerge chiaramente nel personaggio di Karin che, per quanto sfaccettata, viene comunque definita e sostenuta dai personaggi maschili.
Come in uno specchio
Anno: 1961
Durata: 91 min
Distribuzione: Svensk Filmindustri
Genere: Drammatico
Nazionalità: Svezia
Regia: Ingmar Bergman
Scene da un matrimonio
Nata come miniserie televisiva composta da sei episodi, si è poi condensata in una versione cinematografica. Scene da un matrimonio vinse il Golden Globe come miglior film straniero, che vedeva Liv Ullmann candidata come miglior attrice e vincitrice del David di Donatello. L’attrice presente in molti film di Bergman, come in Sinfonia d’autunno, mostra una performance magistrale nella rappresentazione delle emozioni e delle vulnerabilità.
L’illusione dell’amore perfetto
“Parlano due lingue completamente diverse e devono tradurla in una terza lingua.”
Marianne e Johan, interpretati da Liv Ullmann e Erland Josephson, sembrano apparentemente la coppia perfetta, che tutti vorrebbero essere. Tuttavia dietro la loro facciata si nascondono delle insoddisfazioni di natura profonda. Il film smonta pezzo per pezzo il mito dell’amore romantico, mostrandoci il peso di un’unione costruita sulla base della conformità. Bergman mostra come le relazioni siano spesso fondate su compromessi, incomprensioni e autoinganni. Marianne per accontentarlo si sottomette alle esigenze del marito, incarnando di conseguenza la sua anima repressa.

“Quella serie si è avvicinata molto a ciò che può andare storto in una relazione e a come due persone che una volta si amavano possano separarsi così pieni di rabbia e umiliazione.”
Così racconta Liv Ullmann, che per un periodo ebbe una relazione con lo stesso Bergman, in un’intervista a Yahoo Entertainment. Il film affronta la complessità delle relazioni umane ed il modo in cui tradizioni ed aspettative sociali possano portare alla rottura dei legami.
L’amore dopo la fine
La separazione tra i due protagonisti non rappresenta la fine di un legame, bensì la sua trasformazione. Il film presente su MUBI ha un tono quasi documentaristico, analizzando realisticamente la vita di coppia. Bergman suggerisce che la distanza non cancella un amore, ma lo trasforma, mostrando come l’amore non sia un concetto statico, bensì un’entità in continuo mutamento, capace di dissolversi e rinascere attraverso infinite forme.
Scene da un matrimonio
Anno: 1974
Durata: 168 min (versione cinematografica)
Distribuzione: Svensk Filmindustri
Genere: Drammatico, Sentimentale
Nazionalità: Svezia
Regia: Ingmar Bergman