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Guide

David Lynch: 5 film da non perdere

Ecco 5 titoli per (ri)scoprire i capolavori indimenticabili di David Lynch

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È passato ormai un mese da quando il maestro del cinema David Lynch è scomparso, lasciando un grande vuoto all’interno delle sale cinematografiche di tutto il mondo.
Abbiamo quindi pensato ad una guida per rendergli il giusto tributo o, per chi non avesse ancora avuto il piacere di scoprire la sua arte, di conoscere quelli che sono i suoi capolavori indimenticabili.

David Lynch, nato il 20 gennaio 1946, è stato un regista, sceneggiatore, pittore e musicista statunitense, noto per il suo stile che combina surreale e onirico. La sua passione per il cinema è nata durante i suoi anni di frequentazione alla scuola d’arte Rhode Island School of Design. Le atmosfere che lo incuriosiscono di più nei quadri, approfonditi durante il periodo di studi, vengono traslate all’interno delle sue narrazioni che, mai lineari, tendono verso i temi dell’inconscio e del sogno. Oltre al lavoro nel cinema, Lynch ha anche intrapreso una carriera da musicista, dettaglio peraltro molto evidente nei suoi film, dove il suono viene curato nei minimi dettagli e in modo altamente stilistico.

Ad un mese dalla morte del regista David Lynch, ecco una guida da non perdere per tutti gli amanti del cinema.

Eraserhead

Con il suo primo lungometraggio Eraserhead (1977), Lynch dimostra subito il suo stile guadagnando notorietà tra l’élite cinematografica dell’epoca.
Il film racconta la storia di Henry Spencer (Jack Nance) un uomo che vive in una città industriale grigia e opprimente.
Un giorno Henry viene invitato dalla sua ex fidanzata, Mary X, a conoscere il loro figlio, avuto inaspettatamente. Si scopre qui che il bambino è un essere deformato e inquietante, una sorta di mostro o creatura mutante dalla testa enorme.

La narrazione prosegue tra lotte interiori di Henry, che si trova ad essere padre di un essere surreale all’interno di un mondo disfunzionale. Le sue sperimentazioni con la realtà e la sua salute mentale vengono mostrate tramite scene oniriche e disturbanti, quasi più simili a delle visioni che a una trama concreta.
Nonostante sia il film d’esordio di Lynch, Eraserhead è in assoluto una delle opere prime più analizzate, studiate e inquietanti dell’intera storia del cinema.
Il lungometraggio,  girato in 6 anni a causa del poco budget a disposizione,  esprime già molto bene quelle che sono le visioni artistiche del regista, presenti poi in tutte le pellicole successive. Il film diventa un instant cult, conquistando addirittura un pubblico d’eccezione, tra cui il grande Stanley Kubrick che, a quanto si dice, lo avrebbe utilizzato come ispirazione per ricreare la giusta atmosfera sul set di Shining.

The Elephant Man

Il suo progetto successivo, The Elephant Man (1980), ha conferito a Lynch un maggiore riconoscimento anche su scala internazionale. Basato sulla storia vera di John Merrick, un uomo nato con malformazioni fisiche, il film è stato un successo sia per la critica che per il pubblico e ha ricevuto diverse nomination agli Oscar.
John Merrick (John Hurt) viene esibito alla società come una curiosità umana in uno show al Circo delle deformità, sfruttando così la sua “problematica” per incuriosire gli spettatori.

Il dottor Frederick Treves ( Anthony Hopkins), un medico londinese, scopre Merrick durante una visita al Circo e si interessa al caso. Decidendo di aiutarlo, Treves lo porta a Londra e lo accoglie nell’ospedale dove lavora, prendendosi così cura di lui. Merrick, purtroppo, è ancora visto come una “curiosità” per molti i medici, nonostante Treves tenti di offrirgli una vita più dignitosa.

Man mano che Merrick si integra nella società, si fa conoscere come una persona sensibile, colta e gentile, con una grande passione per l’arte e la cultura. Inizia a formare legami più profondi con le persone che lo trattano con rispetto, ma la sua condizione fisica rimane un ostacolo per la sua accettazione completa nella società.

In questo film David Lynch sviluppa una riflessione sulla bellezza, la sofferenza, la dignità e l’umanità, mantenendo comunque una certa oscurità, tipica del regista.

Velluto Blu

Il terzo titolo proposto in questa guida è Velluto blu (Blue Velvet, 1986), uno dei film più celebri e provocatori di David Lynch. Combinando elementi di mistero, thriller e dramma psicologico, è noto per la sua atmosfera inquietante, la sua rappresentazione della dualità tra il bene e il male e un uso di immagini forti e disturbanti. La storia inizia con Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan). Durante una passeggiata, Jeffrey, trova un orecchio mozzato in un campo di grano. Curioso, decide di indagare a riguardo assieme a Sandy (Laura Dern), la figlia di un detective locale. Le indagini di Jeffrey lo conducono nel mondo sotterraneo della città, dove incontra una donna misteriosa di nome Dorothy Vallens (Isabella Rossellini, futura moglie del regista).

Dorothy è una cantante di club che sembra essere coinvolta in una rete di abusi e violenza da parte di un uomo sadico e violento, Frank Booth (interpretato da Dennis Hopper). Man mano che Jeffrey si avvicina a Dorothy, inizia a entrare sempre più nel buio e corrotto mondo che si cela sotto la superficie della sua città. La relazione di Jeffrey con Sandy diventa sempre più complicata: il confine tra il bene e il male è sfumato e la sua vita sta diventando sempre più intrecciata con la violenza di Frank.

Come in molti dei suoi film, Lynch utilizza il contrasto tra bello-brutto e normale-disturbante per creare un’atmosfera surreale. La cinematografia è elegante e visivamente affascinante, ma le immagini nascondono spesso un significato oscuro. La musica, composta da Angelo Badalamenti, contribuisce ulteriormente a creare una sensazione di inquietudine, con toni che oscillano tra il melodico e l’intenso.

Cuore Selvaggio

Mescolando insieme filoni diversi (un dramma romantico, un road movie, un thriller psicologico) Cuore Selvaggio (Wild at Heart, 1990) non è un film facilmente catalogabile in un solo genere.

Basato sul romanzo omonimo di Barry Gifford, narra la storia di Lula Pace Fortune (Laura Dern), una giovane donna, e di Sailor Ripley ( Nicolas Cage), il suo amante, un uomo impulsivo e ribelle con un passato criminale. La madre di Lula, Marietta, con cui la protagonista ha un rapporto conflittuale, non accetta la relazione e, con l’aiuto di alcuni criminali, tenta di separare i due. La coppia decide così di fuggire insieme attraversando il sud degli Stati Uniti ma, durante il viaggio, si ritrovano ad affrontare una serie di personaggi strani, pericolosi e spesso violenti. Nonostante i numerosi ostacoli incontrati, il loro amore rimane il cuore pulsante del film, con un desiderio di libertà e felicità che li spinge a continuare il loro viaggio.

L’amore diventa qui una forza distruttiva e liberatoria: Lula e Sailor ne sono completamente consumati. Lynch dimostra, con il passare degli anni, la sua capacità di unire diverse estetiche, ricreando sempre una narrazione originale in tutto e per tutto.
Il finale inaspettato non stona in alcun modo con il resto della storia, ultimando così il capolavoro del regista. L’opera gli ha permesso di vincere la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1990.

Ad un mese dalla morte del regista David Lynch, ecco una guida da non perdere per tutti gli amanti del cinema.

The Straight Story

The Straight Story (1999) si discosta dallo stile tipico lynchano, optando per una narrazione più lineare e realistica.

La storia racconta di Alvin Straight (Richard Farnsworth), un anziano uomo di 73 anni che vive in una piccola fattoria dell’Iowa. Quando viene a sapere che suo fratello Lyle, con cui ha avuto un lungo conflitto, è gravemente malato, Alvin decide di fargli visita per tentare di riappacificarsi. Tuttavia, Alvin non è in grado di guidare la sua auto a causa dei problemi di vista e della salute precaria. Egli, quindi, decide di intraprendere un viaggio di circa 500 chilometri da solo, su un tosaerba motorizzato. Durante il tragitto, che dura settimane, Alvin affronta una serie di difficoltà, unite a momenti di riflessione. Il protagonista trova un certo senso di pace e di realizzazione interiore anche grazie ai vari incontri con diversi personaggi. Infatti, ognuno, con la propria storia, contribuisce a insegnargli qualcosa sul perdono, sulla vita e sul valore delle relazioni.

Arrivato finalmente a casa di Lyle, dopo aver attraversato un paesaggio vasto e spesso desolato, cerca di fare ammenda per il conflitto passato. Ciononostante, si rende conto che il tempo e le circostanze hanno cambiato tutto.

Una riflessione sulla vita, sul tempo che passa e sulla possibilità di riparare le relazioni rotte mostrando un viaggio, anche interiore, all’interno di valori come il perdono, la famiglia e il passare del tempo. Lynch dimostra, ancora una volta, la sua idea di cinema e firma un lungometraggio di un’emozione assoluta.

Ad un mese dalla morte del regista David Lynch, qui una guida per tutti gli amanti del cinema di 5 film assolutamente da non perdere.