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San Valentino: 10 film da guardare se siete da soli
Ecco 10 film da vedere se trascorrerete il San Valentino da soli
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4 settimane agoon
La festa degli innamorati è vicina: c’è chi sceglie di celebrarla, chi pensa che San Valentino debba durare tutto l’anno e chi, invece, non ha nessuno accanto a sé. Ma nessun problema! Con la nostra lista di film non rimpiangerete nemmeno per un secondo la mancanza di un partner.
Pierrot le fou (Jean-Luc Godard)
Ferdinand (Jean-Paul Belmondo), professore di spagnolo sposato con una donna ricca, ben presto inizia ad essere stanco della sua vita da borghese. Una sera, costretto ad andare a una festa, si imbatte in Marianne (Anna Karina), una giovane donna con la quale ha avuto una relazione qualche anno prima. Riaccompagnandola a casa, Ferdinand scopre che Marianne è immischiata in un traffico d’armi e una banda criminale è sulle sue tracce. Egli, dunque, sceglie di lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita e di scappare con la bella Marianne verso la Costa Azzurra. I due compiranno uno straordinario viaggio tra criminalità, arte, letteratura e morte.
Pierrot le fou racconta una storia d’amore tormentata attraverso diversi generi, tra road movie, poliziesco, commedia grottesca e film sentimentale. Soprattutto, però, esso costituisce una riflessione sul cinema stesso, che coinvolge lo spettatore e lo invita attivamente a ragionare sul medium (e sulla vita).
In the mood for love (Wong Kar-Wai)
Hong Kong, 1962. I coniugi Chow e i coniugi Chan si trasferiscono in due appartamenti vicini. Il signor Chow (Tony Leung) e la signora Chan (Maggie Cheung) si incontrano spesso, ma in modo fugace. Presto, però, dovranno accettare un’amara verità: i rispettivi consorti sono amanti. I due, quindi, inizieranno a frequentarsi più spesso, con la volontà di comprendere le ragioni del tradimento e di ipotizzare ciò che i due amanti fanno quando si trovano insieme. Presto, però, il signor Chow e la signora Chan faticheranno a distinguere la realtà dalla finzione.
Presentato nel 2000 al Festival di Cannes, In the Mood for Love è ormai diventato un’opera cult tra i cinefili ed è sicuramente uno dei film più noti del regista hongkonghese. Per il venticinquesimo anniversario dalla sua prima uscita, In the mood for love ritornerà al cinema il 17, 18 e 19 febbraio nella versione restaurata dall’Immagine Ritrovata di Bologna e dalla Criterion. Quale occasione migliore per recuperarlo, o semplicemente per rivedere uno dei capolavori di Wong Kar-Wai?
Tre colori-Film blu (Krzysztof Kieślowski)
Primo film della trilogia dedicata alla bandiera francese e, rispettivamente, ispirata al motto Liberté, Égalité, Fraternité, Tre colori-Film blu è stato realizzato nel 1993.
Tra i numerosi riconoscimenti che l’opera ha ottenuto ricordiamo il Leone d’oro al regista polacco Krzysztof Kieślowski e a Juliette Binoche come miglior interpretazione femminile.
Nel film vediamo Julie (Juliette Binoche), moglie di Patrice, un compositore musicale di fama internazionale. Insieme hanno una figlia di sette anni, Anna. Un giorno i tre vengono coinvolti in un tragico incidente stradale, in cui Julie è l’unica a sopravvivere. Dopo aver tentato il suicidio, Julie decide di abbandonare la vecchia casa e di trasferirsi in città. In questo modo, la donna cerca di lasciarsi alle spalle il passato e ricominciare una nuova vita. Tuttavia, non sarà così semplice: infatti, a suo marito era stato commissionato un concerto, di cui ora si occuperà Oliver (Benoît Michel Régent), un collaboratore di Patrice. L’uomo, che tra l’altro è innamorato di Julie, cercherà di coinvolgerla nel progetto.
Incentrato sul tema della libertà, Tre colori-Film blu possiede una tinta inedita, che riflette gli stati d’animo dei personaggi. La fotografia di Slawomir Idziak, infatti, contribuisce a creare delle atmosfere cupe, riprendendo di frequente il colore del titolo (come accade anche per gli altri due film, Tre colori-Film bianco e Tre colori-Film rosso). Il blu, quindi, viene enfatizzato non solo negli oggetti scenici, ma anche attraverso la scelta delle luci.
Il disprezzo (Jean-Luc Godard)
Scritto e diretto nel 1963 da Jean-Luc Godard, Il disprezzo (Le Mépris) è tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia.
Lo scrittore Paul Javal (Michel Piccoli) vive a Roma assieme alla moglie Camille (Brigitte Bardot). Il produttore americano Jerry Prokosch (Jack Palance) propone a Paul un progetto: riscrivere la sceneggiatura (ritenuta troppo intellettuale) di un film ispirato all’Odissea, con la regia di Fritz Lang. Prokosch, però, inizia ad essere attratto da Camille e il marito lascia che i due, nonostante la donna non sia d’accordo, possano rimanere da soli. A partire da ciò, inizierà a manifestarsi il disprezzo di Camille verso Paul.
Il disprezzo è il film con cui Godard riesce a risollevarsi dopo l’insuccesso di Les carabiniers. Colmo di piani sequenza, quest’opera è interessante in quanto costituisce una sorta di messa in scena della situazione sentimentale tra Jean-Luc Godard e Anna Karina. Infatti, il personaggio di Paul Javal risulta un alter-ego del regista francese, mentre in una scena vediamo la Bardot indossare una parrucca identica alla pettinatura della Karina in Vivre sa vie.
Vi consigliamo caldamente la visione della versione francese sottotitolata in italiano. Quella italiana, infatti, contiene numerose censure, il rimontaggio di intere sequenze e lo stravolgimento di alcuni dialoghi e delle musiche, rendendolo un film decisamente differente dal progetto originario.
Paris, Texas (Wim Wenders)
Un uomo (Harry Dean Stanton), nel bel mezzo del deserto, vaga solo. Non si conoscono i motivi, né la sua destinazione. Non appena il fratello Walt (Dean Stockwell) riesce a recuperarlo e a portarlo a casa con sé, riaffiora la sua identità: egli si chiama Travis, ha un figlio e, data la sua assenza prolungata, tutti lo credevano morto. Tornato tra la società, Travis tenterà di ricreare un nido famigliare: si riavvicinerà così a suo figlio Hunter (Hunter Carson), assieme al quale intraprenderà un viaggio per ritrovare la moglie Jane (Nastassja Kinski), anch’essa scomparsa da anni. Il percorso compiuto da Travis sarà riflesso dell’evoluzione interiore che lo coinvolgerà nel corso della vicenda.
Vincitore della Palma d’oro come miglior film al Festival di Cannes del 1984, Paris, Texas è uno dei film più apprezzati di Wim Wenders e sicuramente uno dei più riusciti tra quelli realizzati assieme allo sceneggiatore Sam Shepard. Il regista tedesco riesce qui a creare un’atmosfera malinconica, amplificando il senso di smarrimento e di malinconia dei personaggi grazie all’utilizzo di luci a neon, ambienti cupi e spazi che danno l’impressione di inglobare i personaggi.
Amour (Michael Haneke)
Vincitore dell’Oscar al miglior film straniero nel 2013 e della Palma d’oro a Cannes nel 2012, Amour è un toccante lungometraggio del regista austriaco Michael Haneke.
Anne (Emmanuelle Riva) e Georges (Jean-Louis Trintignant), due insegnanti di musica in pensione, conducono la loro vita in tranquillità, tra musica, letture e concerti. Questo fragile equilibrio, però, viene rotto a causa di un ictus che improvvisamente colpisce Anne. Parzialmente paralizzata, la donna sarà costretta a dipendere totalmente dal marito. Quest’ultimo, però, ben presto si accorgerà di come l’infermità della moglie la stia privando sempre più della sua dignità, indipendenza e della propria vita.
Amour è un meraviglioso e altrettanto doloroso ritratto dell’amore a tutto tondo, illustrando con profondo rispetto un momento delicato come quello della malattia e ciò che ne consegue.
Past Lives (Celine Song)
Nel 2023 la regista sudcoreana debutta alla regia realizzando Past Lives. Presentato al Sundance Film Festival, il lungometraggio ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui due candidature ai Premi Oscar e cinque ai Golden Globe.
Na-young (Greta Jiehan Lee) e Hang-seo (Teo Yoo) sono fidanzatini alle scuole medie. Quando i genitori di lei devono trasferirsi da Seoul a New York, i due sono costretti a separarsi. Dodici anni dopo Na-young (che ora si chiama Nora) e Hang-seo riescono a ritrovarsi e a comunicare via Skype, tentando di recuperare il vecchio legame. Tuttavia, a seguito dell’impossibilità di incontrarsi e trascorrere la quotidianità assieme, Nora sceglie di interrompere la relazione a distanza e concentrarsi sulla propria carriera di scrittrice a New York. Dopo altri dodici anni, Hang-seo vola a New York per vedere Nora, ora sposata.
Past Lives ritrae una storia d’amore dal sapore dolceamaro, richiamando le tematiche predilette da Wong Kar-Wai. Il finale, poi, vi farà sicuramente commuovere.
La notte (Michelangelo Antonioni)
Diretto da Michelangelo Antonioni nel 1961, La notte costituisce il capitolo centrale della “trilogia dell’incomunicabilità”. Scritto assieme a Ennio Flaiano e Tonino Guerra, il film vede protagonisti Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau e Monica Vitti. Destinata a diventare una delle opere più significative italiane, La notte ha ottenuto l’Orso d’oro, il Nastro d’argento e il David di Donatello per la regia del miglior film.
Giovanni Pontano è uno scrittore milanese di successo in piena crisi matrimoniale. Infatti, ogni possibilità di dialogo con la moglie Lidia sembra impossibile. La visita a un amico morente, un party letterario per la presentazione dell’ultimo libro di Giovanni e la partecipazione a una festa tenuta da un grande industriale costituiscono un climax che peggiora la situazione. I due, infatti, si buttano in avventure sentimentali, uscendone però ancora più delusi. Il mattino dopo, nella solitudine del parco della villa, Lidia costringerà Giovanni a un drammatico confronto.
Oltre a esplorare il tema dell’incomunicabilità, qui Antonioni sottolinea, non con poca amarezza, il senso di alienazione percepito dagli individui nell’era moderna.
La signora della porta accanto (François Truffaut)
Odile Jouve (Véronique Silver), una signora che gestisce il circolo del tennis, ci introduce la vicenda di Mathilde (Fanny Ardant) e Bernard (Gérard Depardieu) che, a distanza di anni da una storia travolgente, si ritrovano vicini di casa. Inizialmente i due fingono di non conoscersi: entrambi sono sposati (lei con Philippe (Henri Garcin), lui con Arlette (Michèle Baumgartner)). Nonostante ciò, entrambi non tarderanno a cedere alla passione. La situazione darà così vita ad una serie di eventi che coinvolgeranno inevitabilmente anche le reciproche famiglie, culminando in un finale tragico.
Inizialmente concepito pensando a Jeanne Moreau e a Charles Denner, La signora della porta accanto ha permesso all’esordiente Fanny Ardant di farsi conoscere presso un pubblico più ampio. Nella sua opera, che presenta tratti profondamente hitchockiani, Truffaut ci trascina nel vivo dell’amour fou, stavolta evidenziandone gli effetti devastanti.
Solo gli amanti sopravvivono (Jim Jarmusch)
Scritta e diretta da Jim Jarmusch nel 2013, l’opera è stata candidata per la Palma d’oro alla 66esima edizione del Festival di Cannes e ha vinto il Cannes Soundtrack Award.
Sullo sfondo di Detroit e Tangeri, due vampiri tentano di sopravvivere al crollo del mondo moderno circostante. Adam (Tom Hiddleston) è un musicista underground profondamente depresso a causa della situazione disastrosa in cui si trova l’umanità. Eve (Tilda Swinton), invece, è la sua amata e costituisce il suo porto sicuro. Finalmente congiunti dopo aver trascorso del tempo in città diverse, la loro tranquillità viene presto interrotta dalla sorella di lei (Mia Wasikowska), una giovane decisamente selvaggia e impulsiva.
Come si può sopravvivere al degrado del mondo circostante? Solo gli amanti sopravvivono prova a darci una possibile soluzione: attraverso l’amore, la letteratura e l’arte in ogni sua forma. Ciò non si propone come una risoluzione definitiva del problema, ma piuttosto come un’alternativa per non farsi coinvolgere dalla condizione di alienazione che vive la nostra società.