Dopo il successo di This Is Us, Dan Fogelman torna con Paradise, una serie thriller che mescola elementi di politica, cospirazione e dramma. Disponibile su Disney+ dal 26 gennaio 2025, la serie si sviluppa come un racconto intrigante che svela i misteri del potere, le trame oscure celate dietro le istituzioni e non solo.
Fogelman, noto per la sua capacità di costruire personaggi emotivamente complessi e per la sua scrittura stratificata, cambia registro e si addentra in un territorio più cupo rispetto alla sua produzione precedente. Se This Is Us esplorava i legami familiari con un tocco malinconico, Paradise si spinge in una dimensione più inquietante e adrenalinica, pur mantenendo il marchio distintivo della sua narrazione emozionale e intensa.
Di cosa parla Paradise
La trama si apre con un evento sconvolgente: il Presidente degli Stati Uniti, Cal Bradford (James Marsden), viene ritrovato morto in circostanze misteriose. L’intero apparato governativo viene scosso, e le tensioni si fanno sempre più tangibili. Tocca all’agente dei servizi segreti Xavier Collins (Sterling K. Brown) prendere in mano la situazione e avviare un’indagine che si rivelerà più intricata del previsto.
Il punto di forza di Paradise risiede nella sua narrazione complessa e ben congegnata. I primi tre episodi, pur evitando facili soluzioni narrative, introducono lo spettatore in un mondo fatto di inganni, alleanze pericolose e rivelazioni scottanti. La tensione è costruita in modo magistrale, senza mai cadere nel prevedibile. Attraverso un uso sapiente dei flashback, la serie ricostruisce il passato dei protagonisti, svelando progressivamente le dinamiche che hanno portato al tragico evento iniziale.
Un cast di prim’ordine e personaggi stratificati
Uno degli aspetti più riusciti della serie è il suo cast eccezionale. Sterling K. Brown è il cuore pulsante di Paradise: il suo Xavier Collins è un uomo combattuto, sospeso tra il dovere e la consapevolezza che la verità potrebbe distruggerlo. L’attore, già noto per le sue interpretazioni intense in This Is Us e American Crime Story, offre una performance impeccabile, trasmettendo con lo sguardo e la gestualità tutto il pes
o emotivo del suo personaggio.
James Marsden, nel ruolo del Presidente Bradford, nonostante la presenza limitata agli eventi che precedono la sua morte, riesce a conferire al personaggio un’aura magnetica e carismatica. La sua assenza diventa così un enigma centrale della storia, amplificando il mistero intorno a ciò che gli è accaduto.
A completare il quadro troviamo Julianne Nicholson, che interpreta Samantha Redmond, una miliardaria del settore tecnologico con legami controversi con la Casa Bianca. Il suo personaggio è un enigma: è un’alleata o una pedina di un gioco più grande? Il suo ruolo si fa sempre più ambiguo con il proseguire della serie, contribuendo a mantenere alta la suspense.
Atmosfere e regia: un thriller con un’identità forte
Ogni inquadratura sembra essere stata pensata per immergere lo spettatore in un’atmosfera di tensione crescente, dove ogni dettaglio visivo ha un significato. Gli indizi disseminati lungo gli episodi non sono mai casuali: ogni elemento scenografico, ogni particolare illuminazione o scelta cromatica contribuisce a raccontare qualcosa di più di quanto appare a un primo sguardo. Guardare Paradise con attenzione significa scoprire sempre nuovi livelli di lettura, piccoli dettagli che rivelano connessioni, presagi e retroscena fondamentali per il mistero che pian piano sta divampando.
L’uso della colonna sonora, discreta ma efficace, sottolinea i momenti di maggiore tensione senza risultare invasiva. Ogni episodio si chiude con un cliffhanger ben orchestrato, che spinge lo spettatore a voler immediatamente passare al successivo.
Un esordio convincente: proseguirà con lo stesso ritmo?
I primi tre episodi di Paradise offrono una partenza solida e coinvolgente, ponendo interrogativi intriganti e delineando una rete di personaggi ben costruiti. La serie riesce a bilanciare con abilità il lato politico e investigativo con una componente più emotiva, rendendo ogni sviluppo della trama ancora più incisivo.
Se Paradise manterrà questa qualità nei prossimi episodi, potrebbe diventare una delle serie più discusse dell’anno. La firma di Dan Fogelman è evidente nella scrittura ricca di sfumature e nella capacità di mantenere alta l’attenzione dello spettatore senza sacrificare la profondità dei personaggi. Il viaggio è appena iniziato, e tutto lascia intendere che ci aspettano ancora molte sorprese