Il 1º Gennaio 2025 è approdata su Netflix, con le sue prime due stagioni di tre, Departure, serie thriller di produzione canadese ma ambientata nel Regno Unito. Creata dallo showrunner Vince Shia, dal suo arrivo sulla nota piattaforma è subito salita in top 10 tra le serie più viste in Italia fino a pochi giorni fa. Tra i protagonisti della serie troviamo il vincitore del premio Oscar nel 2012 come miglior attore non protagonista per il film Beginners, Christopher Plummer, nel suo ultimo ruolo prima di venire a mancare il 5 Febbraio 2021, e la vincitrice dell’Emmy nel 2010 per The Good Wife, Archie Panjabi.
Una prima stagione che ingrana lentamente
Ogni stagione di Departure tratta un caso di incidenti nei trasporti, dove, a capo delle indagini, troviamo il capo della TSIB (Transport Safety Investigation Bureau), Kendra Malley (Archie Panjabi), e il suo team. La prima stagione si concentra su un incidente aereo.

In foto Dominic Hayes (Kris Holden-Ried), Kendra Malley (Archie Panjabi), Nadia (Tamara Duarte) e Theo Barker (Mark Rendal)
Il primo episodio della serie non è la miglior presentazione che si potesse offrire. Il tutto parte in medias res con una donna che, dopo aver perso il suo volo per Londra, ne riesce a trovare un altro. Su questo volo iniziano ad esserci dei problemi che lo portano a precipitare. Già da qui iniziano le prime storture. La regia di T.J. Scott, che sarà regista di tutti gli episodi della serie, nella resa dell’incidente aereo e, in generale in tutto l’episodio pilota risulta abbastanza scadente. L’incidente aereo è reso così male da fare il giro e, invece che drammatico, va a scadere nel comico. Tutto l’episodio, inoltre, è pieno di errori tra scavallamenti di campo e cambi di inquadratura continui per rappresentare lo stesso punto di vista, che può sembrare un modo per alimentare l’attenzione del pubblico, ma che risulta solamente fastidioso.
La narrazione di Departure
Anche dal punto di vista narrativo è pieno di forzature come, per esempio, il reclutamento di Kendra Malley (Archie Panjabi) da parte del suo mentore e senior manager della TSIB, Howard Lawson (Christopher Plummer). Un fatto troppo casuale e che vorrebbe sembrare una supplica da parte sua verso lei. Ma che, però, si fa convincere dopo neanche due secondi di esitazione. Qualche forzatura la troviamo anche nello svolgimento delle indagini, in particolar modo in un momento di svolta verso metà episodio.
Nonostante il primo episodio di Departure possa disorientare lo spettatore e convincerlo ad abbandonare la serie, dal secondo episodio in poi le cose migliorano. La regia della serie rimane mediocre, ma sicuramente superiore rispetto a ciò che ci si poteva aspettare. La narrazione diventa interessante anche grazie ad alcuni colpi di scena, anche se prevedibili. Sicuramente la storyline più debole all’interno di questa prima stagione è quella con protagonista il figlio adottivo di Kendra, AJ Malley (Alexandre Bourgeois), ma, verso il finale, diventa utile per gettare le basi per il futuro. Dal punto di vista attoriale Archie Panjabi e Christopher Plummer rubano la scena, ma, nonostante non tutti siano perfettamente centrati, i comprimari non risultano sgradevoli.
Departure con la sua prima stagione fa fatica a decollare, ma alla fine risulta godibile e buona per una serata all’insegna dell’adrenalina.
Una seconda stagione migliore
Nella seconda stagione di Departure troviamo la protagonista, Kendra Malley (Archie Panjabi), che si è trasferita a Washington DC per lavorare con FTSA (Federal Transport Safety Administration) insieme a Theo Barker (Mark Rendall) con cui lavorava precedentemente.

In foto ci sono Charlotte (Kelly McCormack), Kendra Malley (Archie Panjabi) e Theo Barker (Mark Rendall)
In questa stagione troviamo Kendra Malley (Archie Panjabi) e il suo nuovo team alle prese c0n un incidente che ha coinvolto un treno ad alta velocità. Nonostante il finale della prima stagione promettesse il proseguo di alcune storyline, qui troviamo solo qualche accenno, anzi questa seconda stagione è quasi visibile a sé.
Il reparto tecnico rispetto alla prima stagione migliora moltissimo, non è sicuramente eccezionale, ma è nettamente migliore. Per esempio la regia di T.J. Scott in questi episodi è buona, senza nessuno strafalcione, per esempio anche la resa dell’incidente in treno è migliore rispetto a quella dell’incidente aereo della prima stagione.
Anche dal punto di vista narrativo questa seconda stagione risulta più interessante e meglio gestita rispetto alla prima. Un esempio sono i colpi di scena che troviamo in quasi tutti gli episodi e che sono molto più impattanti e anche meglio inseriti nella narrazione rispetto a molti di quelli presenti nella stagione precedente. Ad aiutare c’è anche il fatto che, rispetto alla stagione precedente, qui ci si concentra solo sulla storyline principale, senza aggiungere sottotrame che avrebbero allungato il brodo.
Uno dei pochi aspetti negativi è la quasi totale esclusione di alcuni personaggi interessanti della prima stagione come quello interpretato da Christopher Plummer che in questa stagione ha davvero pochissimo spazio. Un altro personaggio abbandonato è quello del figlio adottivo di Kendra, ma non si sente troppo la sua mancanza.
Un thriller per una serata all’insegna dell’adrenalina
Nonostante all’inizio la serie sia abbastanza scialba, col passare degli episodi migliora e per ora l’apice arriva con la seconda stagione. Su Netflix non è ancora arrivata la terza e ultima stagione, ma per chi non volesse aspettare è già disponibile su RaiPlay.