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In Sala

‘Amerikatsi’, quando la leggerezza incontra il dramma della Storia

Il regista armeno-americano Michael Goorjian dirige e interpreta una fiaba tragicomica di disarmante tenerezza. In sala.

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Amerikatsi

Qual è la giusta distanza per osservare la storia, privata e collettiva, di un popolo? Quali sono il tono e lo sguardo giusti per rievocarne la complessità? Questo e altro si chiede, sempre in bilico tra impegno e leggerezza, l’Amerikatsi di Michael A. Goorjian, in sala dal 16 gennaio. Un film, scritto, diretto e interpretato dal regista statunitense di origine armena, che racconta, mischiando dramma e commedia, realtà e sogno, la storia di un uomo senza patria in cerca delle proprie radici, facendosi, allo stesso tempo, sentito omaggio a un popolo e a una storia a lungo dimenticati.

Amerikatsi: la trama

Scampato da bambino al “grande crimine”, il genocidio del popolo armeno perpetrato dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, e vissuto per quasi quarant’anni in America, Charlie Bakhchinyan (Michael Goorjian) rimette piede in quella che ora si chiama Armenia sovietica. A causa di un ufficiale geloso, l’“amerikatsi” finisce però nel carcere locale con l’accusa di essere una spia capitalista (e di portare la cravatta!). L’unico rifugio alla disperazione diventa così quello di osservare ciò che vede dalla finestra della sua cella: la quotidianità famigliare del secondino armeno Tigan, ex pittore caduto in disgrazia.

Amerikatsi

Guardare la Storia

C’è molto cinema in Amerikatsi. Dall’Hitchcock di La finestra sul cortile a Chaplin, passando, persino, per La vita è bella di Benigni e per quella sua tendenza a stemperate gli orrori della Storia attraverso una candida ironia. Ma, soprattutto, nel film di Michael A. Goorjian, c’è il cinema al suo grado zero, quello indissolubilmente legato all’atto stesso del guardare.

È nella sua dimensione di voyeur e spettatore che Charlie si rapporta infatti al mondo. Sin dal trauma infantile del genocidio spiato da un buco in un baule, la Storia, per il protagonista, passa inevitabilmente attraverso il suo sguardo e dal suo sguardo è trasfigurata. È così che, quarant’anni dopo, imprigionato ingiustamente dal regime stalinista, Charlie si ritroverà a osservare, da un’altra breccia, una nuova storia, mischiandola inscindibilmente con la propria.

Tra brutalità e leggerezza

Ma è un guardare che cerca costantemente un contatto, un legame, quello del protagonista di Amerikatsi. Uno specchio in cui riconoscere e riconoscersi nel suo popolo, comprendendone valori, sogni, desideri. È proprio quando Charlie viene finalmente riguardato a sua volta, infatti, intervenendo in prima persona su quel mondo e trasformandosi, da spettatore, in regista, che quell’incontro può dirsi finalmente realizzato.

Facendo del continuo cambio di toni e registri il suo punto di forza, passando lentamente dalla commedia al grottesco, dalla satira al dramma, Goorjian racconta così questo curioso coming of age, questo viaggio alla scoperta di sé stessi e delle proprie radici, attraverso un’intensità emozionale crescente. Quello che ne esce è una fiaba oscura e amara in cui la brutalità della Storia si accompagna a una leggerezza e a una tenerezza disarmanti.

La giusta distanza

E se non tutto funziona sempre come dovrebbe, tra cambi di tono repentini e a volte spiazzanti, sequenze ripetitive (le serate di Charlie davanti alla finestra della sua cella), simboli fin troppo insistiti (la cicogna) e rapporti tra i personaggi mai davvero approfonditi, ad Amerikatsi basta la genuinità del suo assunto per colpire nel segno. L’amore sincero del suo autore per la cultura d’origine ma anche un senso universale di appartenenza. Quella consapevolezza di saper guardare dalla giusta distanza un mondo che, anche grazie al cinema, appartiene a tutti noi.

Amerikatsi

  • Anno: 2022
  • Durata: 116 minuti
  • Distribuzione: Cineclub Internazionale
  • Genere: Commedia drammatica
  • Nazionalita: Armena
  • Regia: Michael A. Goorjian
  • Data di uscita: 16-January-2025

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