“Tutte le scene che vedete in questo film sono vere e sempre riprese dal vero. Se spesso saranno scene amare è perché molte cose sono amare su questa terra. D’altronde il dovere del cronista non è quello di addolcire la verità, ma di riferirla obbiettivamente”.
Con questa didascalia, nell’ormai lontano 1962, aprì Mondo cane, ovvero il documentario cinematografico che, concepito a sei mani dal giornalista Gualtiero Jacopetti, Franco Prosperi e Paolo Cavara, si costituì delle immagini di eventi bizzarri e grotteschi di un’umanità disincantata catturate andando in giro per il globo.
Un successo che, candidato al premio Oscar per Ti guarderò nel cuore, tratta dalla colonna sonora composta da Riz Ortolani e Nino Oliviero, non solo si trasformò presto in un classico, ma aprì la strada al cosiddetto filone dei Mondo movie, ovvero elaborati di celluloide particolarmente improntati sull’immortalare la naturale manifestazione di atti scandalosi, con il sesso e la violenza in prima linea.
Un successo che Mustang Entertainment provvede a rendere disponibile per il mercato dell’home video digitale, permettendoci di riassistere, tra l’altro, all’assalto subìto dall’attore Rossano Brazzi da parte di un fiume di fan scatenate, alle conseguenze delle contaminazioni atomiche sugli animali, al culto degli aborigeni per gli aerei da carico e alla ripresa di una donna della Nuova Guinea impegnata ad allattare un piccolo maiale.
Senza contare un’escursione nel cimitero canino di Pasadena, pulcini pitturati per essere messi nelle uova pasquali, la confraternita dei Sacconi rossi a Roma, le bagnine di Sydney e, addirittura, un costoso ristorante di New York in cui vengono serviti topi muschiati, formiche fritte, serpenti a sonagli e scarafaggi.
Ma non è l’unico titolo del filone riscoperto dalla label, la quale lancia in dvd anche La donna nel mondo, firmato l’anno successivo dallo stesso trio di registi, e Africa addio, datato 1966 e diretto dai soli Jacopetti e Prosperi.
Il primo, rara raccolta di immagini di un universo femminile senza veli,al di là della razza, del credo, dell’orientamento sessuale e del ruolo ricoperto all’interno delle molteplici società in essere nei primi anni Sessanta, si propone quale eccentrico, spietato e amorale viaggio alla ricerca del gentil sesso e della sua condizione nel mondo.
Un viaggio che, pur essendo condito con tocchi di disgusto rappresentati da immancabili operazioni chirurgiche e sterco di cammello spalmato in faccia al fine di attuare un particolare rito, risulta, in ogni caso, molto meno efferato della pellicola che ha dato inizio al tutto; man mano che trova anche il tempo di definire Cannes come la patria della vita mondana e delle starlette, di parlare delle prostitute in vetrina ad Amburgo e di mostrare circoli saffici e madri che hanno dato alla luce figli deformi per colpa del talidomide.
Il secondo, invece, maggiormente vicino al capostipite, presenta i connotati di un lungo (superiamo le due ore e dieci di durata) e impietoso ritratto di un’Africa sofferente per il dominio coloniale, l’egemonia economico-culturale dei bianchi, colpi di stato, genocidi e ferocia dell’uomo nei confronti dei propri simili e della natura.
Un reportage shock che, concentrando il proprio obbiettivo di ripresa sul continente nero, riesce a fornire un’immagine molto reale e cruda dell’epoca, tirando in ballo anche i tribunali delle colonie inglesi, processi ad alcuni Mau Mau, uno sterminio di arabi e musulmani durante la Rivoluzione di Zanzibar, massacri in Angola e Tanganica e la caccia indiscriminata in Kenya messa in pratica dai bracconieri.
Anche se, a proposito di un po’ tutto il filone, qualcuno ha spesso asserito (e addirittura documentato) che, in mezzo a tanti filmati reali, non sono assenti ricostruzioni e situazioni totalmente inventate.