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‘Mike’, l’omaggio al grande Mike Bongiorno

La recensione della miniserie tv trasmessa dalla Rai per i cento anni dalla nascita di Mike Bongiorno

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Cento anni fa – esattamente il 26 maggio 1924 – nasceva Mike Bongiorno, pioniere della televisione italiana e iconico “re dei quiz” che con la sua parola magica, Allegria!, è entrato per più di cinquant’anni nelle case degli italiani.

Per la ricorrenza, la Rai, che nel 2024 ha festeggiato i settant’anni di attività, ha dedicato all’indimenticato, popolarissimo conduttore la miniserie tv in due puntate, Mike, tratta dal libro La versione di Mike, scritto dallo stesso Bongiorno assieme al figlio Nicolò e pubblicato nel 2007.

https://www.raiplay.it/

La trama di Mike

Prendendo le mosse da una lunga intervista col giornalista/personaggio di fantasia Sebastiano Sampieri (Paolo Pierobon), l’opera televisiva ripercorre, attraverso una serie di flashback, la vita di Bongiorno – scomparso nel 2009 a 85 anni – dall’infanzia sino all’inizio degli anni Settanta.

Si tratta di un lungo percorso che, sfumando i contorni del personaggio pubblico, pone in risalto la sua dimensione più intima e personale, unitamente ad alcune vicende poco conosciute.

Da qui, un racconto che inizia a New York, dove il piccolo Mike nasce e cresce insieme ai genitori, l’avvocato italoamericano, Philip (Tomas Arana) e l’italiana Enrica Carello (Clotilde Sabatino). Costretto nel 1929 a rientrare a Torino, insieme alla madre, a causa dei problemi economici del padre, il bambino finisce per assistere nel 1934 alla loro definitiva separazione.

Con un’ampia ellisse, il racconto si sposta negli anni ‘40, dove un Bongiorno ormai diventato ragazzo (interpretato da Elia Nuzzolo), dopo essersi distinto nel salto in alto e avere avviato un promettente percorso giornalistico, finisce per prendere parte alla Resistenza come staffetta partigiana.

Catturato dai nazisti, il futuro presentatore scampa miracolosamente alla fucilazione e finisce per essere internato in alcuni campi di concentramento da dove viene liberato a guerra quasi terminata.

Da lì il ritorno a New York, l’abbraccio col padre, l’inizio di una carriera tra radio e agenzie pubblicitarie, il primo matrimonio con Rosalia destinato al fallimento. Quindi, l’incontro con Vittorio Veltroni (Massimo De Lorenzo), funzionario Rai destinato a sconvolgere i suoi piani: insieme a lui, infatti, il giovane italoamericano darà vita ad Arrivi e partenze, il primo programma della rete televisiva pubblica italiana.

A condurlo, nel gennaio 1954, sarà lo stesso Bongiorno, che da quel momento intraprenderà un percorso all’insegna di un successo destinato a culminare dapprima nel mitico Lascia o raddoppia e quindi, dopo un periodo di crisi, nel quiz Rischiatutto.

Tutto ciò, mentre, finito anche il suo secondo matrimonio con Annarita, l’ormai famoso presentatore (interpretato in età adulta da Claudio Gioè) fa la conoscenza di Daniela Zuccoli (Valentina Romani), la donna destinata a diventare l’amore della sua vita.

Mike: tra personaggio pubblico e dimensione privata

Personaggio televisivo brillante e impeccabile, ma anche persona complessa e sensibile: chi era Mike Bongiorno? È la domanda a cui cerca di rispondere questa origin story che, sullo sfondo del mito fondativo della televisione italiana, lascia incrociare i due volti di quella che ancora oggi è considerata un’autentica icona popolare.

Dunque, pubblico e privato a confronto, in una sorta di incrocio biografico da cui emergono dolori e speranze, sogni e ambizioni di uomo dalle molteplici sfaccettature, in bilico tra due culture e due mondi diversi. Un’operazione non semplice dal punto di vista narrativo, considerata non soltanto la collocazione del personaggio Bongiorno nell’immaginario collettivo, ma anche la grande riservatezza sulle sue vicende private.

Eppure nel caso di Mike si può parlare di sfida vinta. Una vittoria frutto anzitutto delle convincenti interpretazioni di Claudio Gioè ed Elia Nuzzolo, i quali, evitando accuratamente di scadere in un insidioso quanto facile macchiettismo, hanno saputo dare spessore e credibilità ai rispettivi personaggi.

Cosicché, se il Bongiorno di Nuzzolo appare come un giovane carico di coraggio e forza di volontà, quello adulto di Gioè – ormai baciato dal successo, ma anche percorso da un certo disincanto – risulta a tratti cupo, amaro, malinconico. Si tratta di un risvolto tutto sommato inedito per un personaggio apparentemente inappuntabile. Un risvolto funzionale non soltanto al rafforzamento del legame empatico con lo spettatore, ma altresì idoneo a conferire tridimensionalità a un biopic che, pur caratterizzato da innegabili toni celebrativi, rifiuta di essere un’agiografia tout court.

Da qui, un racconto dalla struttura narrativa classica, all’interno del quale trovano spazio, seppure en passant, alcune situazioni controverse, tra cui quelle legate, da un lato, a un certo snobismo da parte degli ambienti intellettuali, e dall’altro, all’accusa – portata all’interno della storia dalle parole di un giovane amico di Daniela – di essere “conservatore, compromesso col potere”.

Un omaggio sincero e ben confezionato

In breve, non mancano le circostanze scomode, gli aspetti che in un’opera dal taglio maggiormente polemico o anche soltanto più incentrato sul rapporto Bongiorno/cultura di massa avrebbero probabilmente trovato un più ampio approfondimento.

Ma tant’è: la dimensione di Mike è quella di un omaggio. Ed è in tale ottica che la miniserie va valutata: per essere un prodotto d’intrattenimento che non nasconde la propria natura rievocativa, a tratti nostalgica, sommessamente epica.

Un prodotto peraltro ben confezionato, in cui alcuni elementi visivi – dalle suggestive ambientazioni newyorkesi alle fedeli scenografie dei programmi televisivi dell’epoca – contribuiscono decisivamente alla resa immersiva in una storia alla quale, altresì, non manca il messaggio di fondo: che nella vita, nonostante le cadute, occorre sempre rialzarsi e riprendere il proprio cammino.

Insomma, se un limite in Mike va individuato, questo, piuttosto che in ciò che c’è, dev’essere ricercato in quel che manca: il Bongiorno dell’età matura. Una mancanza, questa, che, se sotto l’aspetto narrativo trova probabile giustificazione nella focalizzazione sulla stretta sinergia Mike-Rai, in chi desidera conoscere o semplicemente ripercorrere la vita e le opere del “re dei quiz” non può non suscitare una certa sensazione d’incompletezza.

Diretto da Giuseppe Bonito e prodotto da Rai Fiction e Viola Film, Mike è andato in onda su Raiuno il 21 e 22 ottobre 2024 ed è attualmente visibile su Raiplay.

https://www.raiplay.it/programmi/mike

Mike

  • Anno: 2024
  • Genere: serie tv
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Giuseppe Bonito

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