‘Shadow of a Cloud’: la verità che si cela dietro all’attesa del miracolo

Diretto da Radu Jude il corto Shadow of a Cloud del 2013, prodotto da microFILM (Ada Solomon) viene riproposto sulla piattaforma Mubi offrendo l’opportunità di rivisitare il lavoro del regista che, con un’ironia fuori dal comune, analizza la nostra risposta alla società, alla morte e alla spiritualità. 

La Fede come mezzo per soddisfare le nostre preghiere  

Una giornata lavorativa come tante per il Padre Florin Florescu (Alexandru Dabija), che viene chiamato da un membro della sua parrocchia (Şerban Pavlu) a leggere le ultime preghiere prima della prospettata morte di una sua parente, malata da tempo di cancro.
Il reverendo, divulgatore della Parola Santa, si ritrova invece a dover agire da “operaio” all’interno di una famiglia dove la fede acclamata all’inizio della narrazione scompare nel momento in cui il tanto aspettato miracolo non avviene come invece era stato sperato.
La morte stessa diventa quasi banale, una “cosa” di routine, indifferente, non c’è nessun dramma da parte di colui che celebra la fine di una vita.

Anche le notizie alla radio durante i viaggi del sacerdote, da e per la casa dove è avvenuto il lutto, passano in rassegna le disgrazie di ciò che sta accadendo nel resto del mondo durante le ore di quella giornata: un suono intrusivo nel sottofondo della narrazione a sottolineare come, nonostante gli avvenimenti catastrofici siano onnipresenti, spesso ci risultino lontani, come estranei alla nostra esistenza quotidiana.

Svelare la realtà: provare a “comprare” il miracolo

L’attesa di un miracolo che non arriverà mai, una riflessione sulla vera esistenza dove, all’interno di uno squarcio di vita famigliare, il salvatore rimane forse la persona che più mantiene i “piedi per terra” fino a dimostrare i fraintendimenti che si celano dietro l’idea di Chiesa.
Con il suo stile pungente il regista svela la complessità che si cela dietro le congetture religiose mettendo in luce un’ evidente povertà di spirito e una disconnessione tra la realtà quotidiana e la fede,  trasformata in un oggetto di uso e consumo.
Seguendo un fil rouge iniziato dieci anni fa con alcune opere precedenti, Jude evidenzia in modo crudo e diretto un mondo inabissato in una crisi, non solamente economica e morale, ma soprattutto spirituale.

Neanche davanti a uno degli eventi più dolorosi, come la perdita di un caro, l’essere umano riesce a svincolarsi dalle dinamiche capitalistiche che avvolgono ormai la quotidianità di tutti.
Radu Jude non solo racconta una giornata di un sacerdote, ma svela una realtà più ampia, quella di una società incapace di affrontare la morte con dignità e di trovare risposte autentiche alle proprie angosce.

La storia di una religiosità consumata dalla routine, un ritualismo sterile che non offre alcun conforto autentico.
Il “miracolo mancato” diventa la metafora di un mondo che si illude di poter manipolare la realtà a suo favore, anche attraverso la fede: è una mentalità consumistica, intrecciata alla povertà di spirito della società contemporanea. Le dinamiche attuali permeano anche le sfere più intime e sacre della vita, ma alla fine tutto si scontra con l’inevitabilità della morte e con i propri limiti.