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Approfondimento

‘Club vacanze’ di Alfonso Brescia: asincrona e terminale commedia

Sulle spoglie della gloriosa commediaccia erotica, un pauperistico caper movie con alcuni superstiti di quel genere, e vacui innesti attoriali

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Club vacanze

Per dare una definizione adatta a questa asincrona commedia, è necessario prendere alla lettera il titolo, che ha due termini che ben delineano questa tardiva operazione cinematografica. Club vacanze (1996) di Alfonso Brescia è stato un tentativo di resuscitare, dopo quasi tre lustri, la cosiddetta “commediaccia erotica”, che furoreggiò tra la seconda metà degli anni ’70 e i primissimi anni ’80.

Gli elementi narrativi ci sono tutti, e anche alcuni degli attori – con dei nuovi innesti – che hanno dato corpo (e aria) a quel brand, però manca quell’atteggiamento liberatorio svolto attraverso la volgarità: battute grezze, abbondanza di nudi e sonore flatulenze.

Club vacanze, la trama

Rosario Spatola (Bruno Minniti) è un imprenditore oberato dai debiti a causa della sua passione per le belle donne. Sua ultima conquista, la ballerina Maurizia (Sonia Topazio). Per sfuggire ai debitori e rifarsi una nuova vita con bella Maurizia, decide di farsi prestare 2 miliardi da Don Carmine Cascarella (Enzo Valli, erroneamente accreditato come Enzo Valle).

Dovendo attendere qualche giorno prima della fuga, lascia la valigetta con i soldi in custodia nell’hotel di Ciriaco Maria Terlizzi (Albano Bufalini). Il portiere dell’albergo Dottor Trabanti (Andy Luotto), origliato il contenuto della valigetta, decide di organizzare il grande colpo. Per farlo, assume nell’albergo, in mansioni inutili, persone utili al suo piano: l’elettricista Alvaro (Alvaro Vitali), il bombista Lucio (Lucio Montanaro), la judoka Caterina (Viola Simoncioni) e il pilota Al Dareti (Enzo Stano)

La situazione si complica perché Don Cascarella, non fidandosi di Spatola, manda all’albergo due corpulenti sgherri Indice e Pollice (Giacomo Sportelli e Leonardo Guarneri), di grossa stazza. Tutto pare filare liscio, ma…

Pietra tombale di un genere, di uno “Star System” e di un regista

Film voluto dal coriaceo comico caratterista pugliese Lucio Montanaro, che lo ha co-prodotto assieme a Claudio Tollis, a posteriori Club vacanze andrebbe visto come un tentativo di reunion vacanziera. Realizzato per le sale cinematografiche, i problemi distributivi congelarono il film che vide la luce soltanto nel 2005, in formato DVD. Riesumazione sulla scia di un nuovo apprezzamento verso il cinemabis, che trovò nel formato su disco vecchi e nuovi estimatori. E ora, sforbiciato dalla scene di nudo, gratuitamente su YouTube.

Sceneggiato dai navigati Alfonso Brescia e Giacomo Piccioni, la pellicola, sulle reminiscenze della fu commedia erotica, fa leva soprattutto su una trama da Caper Movie, alla I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli. E in questo mix ci sono i gloriosi superstiti Lucio Montanaro, Alvaro Vitali, Andy Luotto e Bruno Minniti. E gli inserimenti dell’avvenente Sonia Topazio, dell’angelica e canterina Viola Simoncioni e del belloccio Alfonso Stani.

Il recupero del tempo perduto si palesa anche con la scelta di ambientare la vicenda in un hotel pugliese. In cambio i ringraziamenti nei titoli di coda, e  scene ad hoc che possano mostrare la bellezza e i servigi della struttura vacanziera, offre alla troupe un sicuro posto in cui girare con tranquillità.

Ma Club vacanze, sebbene volenteroso nelle premesse, è soltanto un amalgama di una comicità sorpassata. Riproposta malamente e mestamente, che non poteva assolutamente funzionare nel cinema degli anni Novanta. La volgarità, espressa in battute, era emigrata efficacemente nei film con protagonisti Massimo Boldi e Christian De Sica, diretti da registi (Neri Parenti in primis) più dinamici.

Lucio Montanaro e Alvaro Vitali, che rappresentano la coppia comica di Club vacanze, facendo un raffronto, con il duo precedentemente menzionato, paiono una coppia ormai marcatamente televisiva. Non azzardano più scene di peti o battute a sfondo sessuale, ma si adagiano su una comicità di piccoli lazzi linguistici vicendevoli (attingendo un paio di volte alle barzellette). E Alvaro Vitali, seppur brevissimamente, reinterpreta Pierino. Un omaggio cinefilo a un personaggio iconico, ma anch’esso ormai depurato da quel mitico linguaggio scatologico.

Osservazioni critiche e pragmatiche che riguardano anche gli altri vecchi componenti del cast. Bruno Minniti, usuale seduttore allupato e furbacchione di quei film, è stato sostituito dal più alacre e comico De Sica. E la comicità svalvolata di Luotto, già a suo tempo poco funzionale cinematograficamente, ha perso ormai di mordente. Mentre Alfonso Stano dovrebbe incarnare – e condensare – tutti quei giovani ragazzi in fregola che volevano portarsi a letto la bella ragazza della storia (in questo caso Angelica). Ma poi s’innamoravano e instauravano una cattolica storia d’amore.

Discorso simile, riguardante l’asincronia di questo prodotto con il cinema italiano degli anni ’90, sono i corpi denudati delle due attrici. Gli “audaci” nudi femminili nelle commedie erotiche degli anni ’70, che diedero successo al genere, erano diventati definitivamente spinti con l’avvento dell’hard a inizio anni ’80. Pertanto, era ormai inutile mostrare di profilo i corpi di giovani e poco note attrici, benché con fisici seducenti. Un nudo soft può suscitare attenzione soltanto se l’attrice è nota e si spoglia per la prima volta. Persino Il macellaio (1998) di Aurelio Grimaldi, erotico d’autore ampiamente pubblicizzato facendo leva su un’ardita scena di sesso interpretata da Alba Parietti, fu un flop clamoroso.

Negli anni ’90, dopo l’exploit di Sharon Stone in Basic Instinct (1992) di Paul Verhoeven, che può essere rivisto privatamente su Vhs anche in rallenty, suscita veramente poco erotismo e interesse voyeuristico sbirciare una ancora poco nota Sonia Topazio concedere un nudo integrale di profilo (come da topoi sotto la doccia), o vedere un gratuito topless della Simoncioni, attrice quasi a fine di una rapida e poco remunerativa carriera. Che in questo film, oltre a tentare di presentarsi come avvenente ragazza, si prodiga nel canto, quasi come faceva, con maggior fisicità, Nadia Cassini.

A questo recupero, o rimestamento, si aggiungono anche le musiche riciclate di Detto Mariani. Gli orecchiabili e riconoscibili  Leitmotiv estratti da È arrivato mio fratello (1985) e Grandi magazzini (1986), ambedue di Castellano e Pipolo. Ciò sottolinea non soltanto la povertà produttiva di Club vacanze, ma anche l’usuale modus operandi del prolifico Mariani, che rivendeva composizioni musicali create e usate per altri film.

Ma l’aspetto terminale del film, è che per Alfonso Brescia (1930-2001) sarà l’ultima regia. Un fallimentare addio dopo aver contribuito ampiamente al cinemabis. Regista solido, duttile – e a suo modo autoriale – Alfonso Brescia aveva spaziato nei più disparati generi. In particolare, dando sostanza alla sceneggiata napoletana avente come protagonista Mario Merola. Club vacanze doveva essere un ritorno. Se non ai fasti del passato, almeno a una nuova visibilità nel circuito italiano, dopo diversi film girati prettamente per i mercati esteri.

Club vacanze

  • Anno: 1996
  • Durata: 92'
  • Distribuzione: Indipendenti regionali
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Alfonso Brescia