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‘Leopardi – il poeta dell’infinito’: l’uomo oltre la letteratura

Storia di vita di uno dei più importanti poeti della letteratura italiana

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Leopardi – il poeta dell’infinito, per la regia di Sergio Rubini, è una miniserie disponibile su Raiplay, che ripercorre la vita, con i suoi successi e i suoi dolori, di uno dei poeti più noti della letteratura italiana.

I versi di Giacomo Leopardi dalla prima metà dell’Ottocento ci hanno raggiunto, oggi, inalterati nella loro bellezza, e nella loro forza. Un poeta, solo per pregiudizio pessimista e avversario del proprio tempo, che è stato invece in grado di fornire un punto di vista altro sullo stesso; capace di distinguersi dal chiacchiericcio della massa, che andava glorificando un progresso – sociale ed economico – di cui oggi si toccano con mano gli effetti di vacuità, e spietata disuguaglianza.

Il primo amore, la poesia

Giacomo Leopardi di Sergio Rubini è senza dubbio alcuno legato alla sua composizione, in primis di forma poetica. La poesia è infatti la prima compagna, e poi amica, del piccolo Giacomo, quando, costretto in una casa che è più prigione che rifugio in quel di Recanati, non può fare altro che leggere e studiare. I versi di uomini e donne che lo hanno preceduto sono in grado di parlargli e di confidargli che hanno provato nella loro vita le medesime emozioni e i medesimi sentimenti, oltre che gli stessi patimenti, specie d’amore.

Fino ad approdare al vasto e variegato mondo della letteratura, che pure parla a Leopardi con un linguaggio da lui comprensibile, quello della bellezza, e nondimeno della speranza.

È attraverso la letteratura che Leopardi prende posizione e sceglie i propri pensieri, le proprie idee e i propri ideali, oltre che le proprie personali aspirazioni. È sempre attraverso il filtro della letteratura che vive la sua vita, e si dirige verso ciò che più gli sembra essere di valore. Tramite le parole, in ultimo, Leopardi riesce a ritagliarsi il proprio prezioso spazio vitale, da conservare e proteggere, specie contro le continue ingerenze del padre, il conte Monaldo, e dalla crudele indifferenza della madre, la nobildonna Adelaide Antici.

Il Leopardi di Rubini, in questo senso, è un vero e proprio omaggio, nella forma dell’esaltazione narrativa, dell’amore per la poesia, per la letteratura, e quindi per le parole, che Leopardi ha provato – ed espresso – per tutta la vita. La recitazione di versi di alcuni dei componimenti del poeta, quindi, è la sintesi perfetta di tale intento, oltre a fungere da ponte di comunicazione diretta con lo spettatore. Un modo, da ultimo, per celebrare la passione di un uomo, che solo nei suoi versi sapeva ritrovarsi, e non soccombere nella dimensione dell’assenza e della solitudine.

“Nelle vostre poesie voi, Leopardi, siete così presente”

La fuga come strumento di conoscenza di sé

Ad accompagnare il Leopardi innamorato delle parole, c’è il Leopardi dedito alla fuga, tra tentativi malriusciti e dolorosi fallimenti, al fine di ritrovare se stesso. Lontano da chi, con il ricatto dell’amore genitoriale, s’arroga il diritto di decidere per lui.

La libertà per Leopardi può passare solo attraverso l’azione di fuga. Il desiderio di allontanamento dalla famiglia e dalla città natale, che pure un poeta sarebbe bene che amasse sempre, come pare consigliò lo stesso Pietro Giordani a Leopardi, nasce in un cuore e in una vita profondamente segnate dalla privazione della lietezza di cui ogni fanciullezza dovrebbe invece godere.

Una fuga che è resa possibile da un incontro – così tanto desiderato – proprio con lo scrittore Pietro Giordani. Quest’ultimo è un tramite tra la vocazione di Leopardi e il poeta stesso, perché attraverso l’esercizio di una vita sana, fatta anche di svago e leggerezza, e non solo di studio, gli insegna che le parole possono e devono non essere solo esercizio stilistico o abbellimento estetico, ma detenere e perseguire un fine pratico.

Possono quindi porsi in ascolto dei propri tempi, esserne specchio, e al contempo rifugio per nuove idee, che siano libere e originali. Con la poesia, Leopardi, può ricercare la sua verità.

L’imperante contrasto con il tempo del progresso

Leopardi – il poeta dell’infinito di Rubini affronta il tema dell’acceso contrasto tra il poeta e alcune idee del suo tempo, evidenziando con forza la dimensione umana del suo personaggio e la sua forza vitale, di desiderio aperto di arrivare all’esterno, tentando perciò di comunicare con le persone. L’intento non è quello di delineare una critica competente sulla decadenza dei tempi che furono, ma solo cercare di testimoniare – dandogli una forma visiva ed estetica –  il punto di vista di un poeta calato nel proprio tempo, alla ricerca di un personale ideale civico ed etico.

La disperazione che Leopardi grida e comunica nelle sue opere agisce in netto contrasto con il pensiero positivista dei tempi che imperava, sintetizzabile nelle magnifiche sorti e progressive di facile memoria. Quest’avversione a un mondo apparente di grandi speranze è necessariamente antitetica rispetto al generale entusiasmo degli intellettuali, e della classe dirigente del tempo. E di fatto, una condanna all’esilio e all’isolamento, in primis letterario, ma anche umano.

Non è solo la forza e la sofferenza del Leopardi bambino rinchiuso nella sua stessa casa, isolato e solo, ma anche l’espressione del pensiero di un uomo libero, che con coraggio ha scelto le proprie idee, le proprie convinzioni e le proprie posizioni, di fronte ad una realtà accecata, che ancora una volta non riusciva a comprenderlo.

Leopardi – il poeta dell’infinito non convince: tra criticità e punti deboli

Se le idee sopra brevemente delineate alla base della miniserie risultano interessanti, e ben sviluppate – va fatto anche un necessario plauso alla fotografia – nelle due puntate di cui è composta la miniserie, si può percepire un senso di manchevolezza e notare alcune criticità.

Le performance attoriali, specie quelle di Giusy Buscemi, nei panni di Fanny Targioni Tozzetti, e di Leonardo Maltese, nei panni di Giacomo Leopardi, non sono del tutto convincenti. Appaiono invece eccessivamente aderenti a cliché su vita, personalità e debolezze del poeta, e di chi viveva intorno a lui. Infine, poco convincenti rispetto alle emozioni che interpretano, spesso con eccessiva enfasi riportate e disperatamente espresse.

In aggiunta a ciò, la narrazione filmica non aggiunge alcun punto di vista inedito né una forma precisa, quindi originale, di racconto della vita del poeta, specie se si pensa al confronto con il Giacomo Leopardi di Elio Germano. Al suo contrario, si ripetono sistematicamente forme di racconto già note, pure nelle loro modalità di espressione: dalla fermezza insensata e crudele della madre del poeta, dall’arroganza del padre, per passare ai disagi fisici patiti, fino ad approdare al disperato amore per Fanny, e alla condivisione di esso con l’amico fraterno Ranieri. Categorie di racconto già esplorate nelle modalità con le quali si esprimono, che dunque risultano ripetitive, e stanche.

Il rischio è quello di non fornire una voce diversa, e quindi rimanere relegati nella mera descrizione di una vita, senza riuscire a trasformarsi in vero racconto. L’uomo oltre la letteratura, dunque, si riesce solo a scorgere.

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