La narrazione che ruota attorno a Emilia Pérez è fuori controllo, dalla guerra mediatica per la corsa all'Oscar passando per le pesanti critiche in Messico, fino al titolo, scomodo, di "Film dell'anno". Sembra che tutti parlino di Emilia Pérez, ignorandone però, il reale valore
Uno spietato narcotrafficante messicano e il suo desiderio recondito di diventare donna, un’avvocata talentuosa e determinata capace di qualsiasi cosa e la rivincita di una moglie oppressa. Emilia Pérez, musical, commedia, thriller e gangster movie, è un film straordinario e il suo regista, Jacques Audiard, autore apprezzato per la sua capacità di osare con opere uniche, catturando allo stesso tempo l’essenza della nostra epoca, potrebbe aver dato una svolta notevole alla sua carriera.
L’inizio della stagione dei premi sembra confermare queste sensazioni con i prestigiosi successi a Cannes e ai Golden Globe e, man mano che ci si avvicina al fatidico 2 marzo, data dei 97esimi Academy Awards, prende sempre più quota l’ipotesi che il film possa portarsi a casa la statuetta più ambita, quella di miglior film. Eppure, a tanti, Emilia Pérez non va giù. Perché?
Su Internet si legge di un Luca Guadagnino che abbandona la sala dopo l’annuncio del Golden Globe vinto dal film francese a discapito del suo Challengers, o si vira verso una guerra, del tutto mediatica, con lo splendido Vermiglio di Marta Delpero, in corsa agli Oscar per l’Italia e quindi suo “avversario”. A livello internazionale la polemica riguarda la rappresentazione superficiale del Messico e della comunità LGBTQ+ fatta da un regista che non rappresenta nessuna delle due realtà. In molti, tra cui lo scrittore Jorge Volpi, hanno accusato Audiard di mancanza di empatia e di consapevolezza verso i temi del film.
Emilia Pérez, che lo si ami o lo si odi, è al centro di un uragano che esso stesso ha creato. D’altro canto, i film più importanti di una stagione sono anche quelli che sanno far discutere e di Emilia Pérez si è parlato davvero tanto, spesso ignorandone lo straordinario impatto, cinematografico e culturale, che sta avendo oltre ogni previsione.
Emilia Pérez: oltre il limite dell’oltraggioso
Trama – Rita, interpretata da una sorprendente Zoe Saldaña, è stufa dell’uso che viene fatto del suo talento di avvocato, sempre in ombra nonostante le sue qualità. Questo finché una notte si apre davanti a lei una via d’uscita inaspettata: viene contattata da Manitas, uno spietato boss del cartello della droga messicana che da anni coltiva il sogno di diventare una donna.
Dietro un compenso straordinario, Rita sarà la persona incaricata di aiutare Manitas a gestire la transizione. Trova i migliori chirurghi del mondo, inscena la sua morte e porta la sua famiglia a vivere in Svizzera. Dopo quattro anni però il desiderio di riabbracciare i suoi cari farà uscire allo scoperto Emilia Pérez, Karla Sofía Gascón, chiedendo nuovamente l’aiuto a Rita e presentandosi ai figli e alla ex moglie, interpretata da Selena Gomez, come la ‘zia Emilia’ che non avevano mai conosciuto, dando inizio alla sua seconda vita in Messico.
Identità, sentimenti, idee sorprendenti e scelte controverse: Emilia Pérez non è solo un musical. Il filmsi spinge coraggiosamente oltre il limite dell’oltraggioso con una favola postmoderna cruda, vivida, eccezionale nella sua messa in scena. Questo suo essere apertamente sopra le righe eppure vendibile, fruibile da qualsiasi tipo di spettatore, posiziona Emilia Pérez in un limbo in cui la totale stroncatura è possibile tanto quanto l’elogio appassionato. Soprattutto ora che il film ha acquisito lo status di Blockbuster internazionale, diventa troppo facile scindere i meriti puramente cinematografici dalle sue lacune contenutistiche.
Selena Gomez in Emilia Pérez (Jacques Audiard, 2024)
Parlando proprio dei meriti, Emilia Pérezpuò vantare una colonna sonora eccezionale composta da Clément Ducol e Camille, con i testi scritti in parte dallo stesso Audiard e alcuni brani cantati da Selena Gomez. Le scene coreografate sono ipnotiche, di rara bellezza e rappresentano la vera luce di un film pervaso di ombre.
Emilia Perez è tratto da un romanzo del 2018 di Boris Razon, anch’esso francese, così come la produzione ed è proprio da qui che iniziano le le critiche. Mentre il mondo elogia i riconoscimenti che il filmsta accumulando, azioni come quella di Guadagnino spianano la strada al malcontento crescente del popolo sudamericano, soprattutto in Messico, un paese orgoglioso che non accetta di essere scimmiottato dagli occidentali in modo tutt’altro che genuino.
Il Messico dietro al sipario
L’elefante nella stanza è proprio questo rapporto che Emilia Pérez ha con il paese in cui è ambientato e nel quale doveva essere girato, prima del lungo rinvio delle riprese causato dagli impegni del cast. In Messico, infatti, le accuse di aver distorto l’immagine del paese, rappresentandone i problemi solo superficialmente e in maniera stereotipata, tengono banco, soprattutto in relazione al successo che Emilia Pérez sta riscuotendo negli Stati Uniti, non certo celebri per il loro rispetto nei confronti della cultura messicana.
Se Audiard ha fatto un errore, a livello di comunicazione, è stato quello di presentare il film come il reale tentativo di raccontare un paese, concentrando l’interesse dell’opinione pubblica sui diversi temi delicati che la pellicola affronta, facendo emergere evidenti mancanze di autenticità in un film che, in realtà, non dovrebbe puntare a questo.
La lancia da spezzare, dunque, è in difesa di un’opera apertamente e totalmente surreale in molteplici dinamiche, rese palesi dalle sequenze musicali, realizzate magistralmente, che ne dettano il ritmo. Rita, l’avvocata interpretata da una memorabile Zoe Saldaña è una vera e propria eroina femminista a cui mancano solo i superpoteri. Il personaggio di Manitas, quindi Emilia, ha una storia troppo estrema per essere vera. Il mondo che Audiard ci mostra, non può e non deve corrispondere alla realtà; è piuttosto un teatro, in cui non scorre il tempo ma la musica, un mondo plasmato sulle emozioni dei personaggi che lo vivono.
Zoe Saldaña in Emilia Pérez (Jacques Audiard, 2024)
Come la Svizzera grigia in cui Jessi viene relegata o la calda villa in Messico in cui si congiunge con la solare Emilia. Curiosamente, quando Rita è sola con se stessa, fuori è sempre buio pesto; quando il rapporto tra Emilia e Jessi si incrina, le stanze in cui si ritrovano a conversare sono sempre più piccole. Emilia Pérez non pretende di raccontare il delicatissimo tema dei Desaparecidos messicani o tutta la verità sul narcotraffico, ma vuole dare alla sua protagonista la possibilità di cominciare una vita totalmente opposta a quella che aveva, proprio nel momento in cui ne ha più bisogno. È cinema.
Ma, essendo questa una storia di luci e ombre, è sufficiente appellarsi al Dio del cinema per giustificare ogni pecca morale del film? Nel cast, ad esempio, stona il fatto che nessuna delle attrici principali sia messicana (fatta eccezione per Adriana Paz). Zoe Saldaña è statunitense di origine caraibica, la popstar americana Selena Gomez, il cui padre è messicano, ha portato sul grande schermo una pronuncia spagnola “alquanto discutibile”, mentre Karla Sofía Gascón è spagnola. Verso il personaggio della protagonista sono state mosse critiche anche da parte della GLAAD, Gay & Lesbian Alliance Against Defamation, che lo definisce “un ritratto profondamente retrogrado di una donna trans”, come riporta il Post.
Perché Emilia Pérez è il film dell’anno?
Polemiche a parte, Emilia Pérez è senza dubbio il film dell’anno, per aver reso universale la storia di un personaggio estremo, rappresentando la comunità transgender con dignità, non banalmente ma concedendosi il rischio di esagerare. É il film dell’anno perché rappresenta una vetrina eccezionale per l’industria europea, capace di grandi opere cinematografiche e non solo di bei film autoreferenziali. Lo è perché ha invaso i media e perché ha un grande e indiscutibile valore artistico. E, infine, Emilia Pérez è il film dell’anno perché ha fatto parlare, tanto, di sé.
Karla Sofía Gascón in Emilia Pérez (Jacques Audiard, 2024)
Emilia Pérez ha incantato Cannes, vincendo il premio della giuria e un memorabile riconoscimento alla migliore interpretazione femminile (condiviso da Karla Sofía Gascón, Zoe Saldaña, Selena Gomez e Adriana Paz), il cast al completo, proseguendo il suo dominio durante la stagione dei premi, con quattro Golden Globe, tra cui quello al migliori film commedia o musical, miglior film straniero, miglior attrice non protagonista (Zoe Saldaña) e miglior canzone originale (El Mal).
Ora, l’ultimo film di Jacques Audiard, tra le prime produzioni di Yves Saint Laurent come casa cinematografica e distribuito da Lucky Red, ha fatto il suo attesissimo esordio nelle sale italiane ed è in pasto al pubblico che, in quanto tale, sancirà la verità sul valore di questo film per una cultura incerta e difficile come la nostra.
Emilia Pérez
Anno: 2024
Durata: 132'
Distribuzione: Lucky Red
Genere: Musical, Commedia
Nazionalita: Francia
Regia: Jacques Audiard
Data di uscita: 09-January-2025
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