Se il 2024 ha confermato una tendenza generale al ribasso rispetto all’affluenza del pubblico nelle nostre sale, per quanto riguarda il cinema italiano i segni di ripresa non sono mancati. E qui non ci riferiamo tanto ai soldi incassati al botteghino dai nostri film, quest’anno orfani di un exploit simile a quello messo a segno la scorsa stagione da Paola Cortellesi, e dunque incapaci di realizzare quel surplus in grado di fare la differenza in termini di biglietti strappati.
Il discorso è più ampio e si rifà ai propositi di “rinascita” dichiarati a suo tempo da Paolo Del Brocco nella conferenza stampa di presentazione di Educazione Siberiana in cui l’amministratore delegato di Rai Cinema si faceva promotore per conto dell’azienda di un programma a lungo termine (eravamo nel 2013) volto a colmare la disaffezione del nostro pubblico nei confronti delle produzioni autoctone attraverso la realizzazione di film pensati per incontrare lo spettatore in un spazio di interesse comune.
Cinema italiano 2024: passaparola e interesse
Al di là delle valutazioni sulla qualità dei singoli lungometraggi sui cui ognuno ha la propria opinione, non c’è dubbio che il credito riscosso da un film come C’è ancora domani abbia giovato non poco al ritrovato appeal del prodotto nazionale, capace di recuperare il rapporto con lo spettatore non solo sullo schermo ma anche al di fuori, attraverso un passaparola che lo vede di nuovo al centro dell’interesse e grazie al supporto del sistema promozionale rivelatosi efficace soprattutto nell’organizzare tour itineranti in cui sono gli stessi registi e attori a presentare il film al pubblico.
In tale contesto a mettersi in luce non sono stati solo gli autori più blasonati, quelli che hanno avuto in Paolo Sorrentino il loro massimo alfiere grazie un film, Parthenope, che un tempo sarebbe stato considerato poco adatto al pubblico più giovane e che invece ha fatto proseliti proprio tra le fila di quest’ultimo, ma anche registe come Maura Delpero (Vermiglio) e Margherita Ferri (Il ragazzo dai pantaloni rosa) le quali, chiamate a confrontarsi con le insidie dell’opera seconda, sono state in grado di conservare la propria matrice artistica e nel contempo di allargare il proprio bacino d’utenza: la prima vincendo il Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia per poi sbarcare in America, pronta a misurarsi con le dinamiche del sistema hollywoodiano; la seconda conquistando a sorpresa la vetta del box-office dei film italiani con una storia che interroga genitori e figli.
Opere prime e seconde
In termini di nuovi prospetti la stagione 2024 è stata contrassegnata da prime e seconde volte di notevole interesse soprattutto in ottica futura. Così si può considerare Gloria! presentato in concorso a Berlino in cui l’esordiente Margherita Vicario trasfigura la sua vena artistica in un film che fa della musica uno strumento di rivoluzione femminile. In termini di conferme è ancora la Berlinale a farla da padrone mettendo in cartellone Carlo Sironi e il suo Quell’estate con Irène, bildungsroman in cui il regista romano torna a raccontare la giovinezza con delicatezza rohmeriana come pure Piero Messina che, in Another End, racconta il futuro prossimo con uno sguardo nutrito di cinema del passato. È ancora un Festival, quello di Locarno, ad aver fatto da trampolino di lancio per un’altra scoperta di quest’anno: parliamo di Sulla terra leggeri in cui Sara Fgaier fa sua la lezione appresa in anni di militanza cinematografica per regalarci una storia in cui il linguaggio delle immagini diventa il viatico per una personalissima recherche amorosa.
Nella commedia a mettersi in evidenza, oltre all’ottimo Zamora di Neri Marcorè, sono stati due racconti di formazione come Quasi a Casa di Carolina Pavone e Troppo azzurro di Filippo Barbagallo. Nello stesso genere, ma con toni drammatici, si è distinta un’altra rivelazione della stagione, ovvero Io e il Secco (con Andrea Lattanzi) in cui Gianluca Santoni fa i conti con l’assenza della figura paterna in un modo che sarebbe piaciuto al Truffaut de I 400 colpi. E se Mimmo Verdesca per il suo debutto omaggia il melò con un film, Per il mio bene, che fa delle emozioni il motore della storia, nell’elenco delle migliori opere prime e seconde non mancano narrazioni in cui i sentimenti si misurano con i grandi temi sociali e in particolare con quello dell’inclusione, esplorato nelle sue varianti da titoli come La seconda vita di Vito Palmieri e Samad di Marco Santarelli, in parte da Il mio compleanno (con Simone Liberati) di Christian Filippi, ancora in attesa di una distribuzione già conquistata sul campo con il successo riscosso dapprima al Festival di Venezia e poi ad Alice nella Città. Nell’elenco dei più meritevoli figurano L’incidente di Giuseppe Garau, il film più indipendente di tutti, quello che ci ricorda come le idee siano l’unica risorsa davvero insostituibile, e Invelle di Simone Massi, lungometraggio d’animazione in cui creatività e impegno civile si alleano per quello che è stato uno dei film meglio considerati dalla critica.
Interpretazioni da ricordare nel cinema italiano 2024
A costituire valore aggiunto poi, è stata presenza di volti e corpi “inediti” che aspettano solo di essere raccontati. Tra questi vogliamo ricordare Giulia Galassi (Il mio compleanno), Alice Benvenuti (Troppo Azzurro), Maria Camilla Brandeburg (Quell’estate con Irène), Zackari Delmas (Il mio compleanno), Maria Chiara Arrighini (Quasi a casa), Giulia Mazzarino (L’incidente), Samuele Carrino (Il ragazzo con i pantaloni rosa), Martina Scrinzi (Vermiglio), Alberto Paradossi (Zamora).