Attrice e regista di successo, una passione per l’arte che non si limita solo al cinema, Natalie Portman viene unanimente considerata una perla rara della sua generazione. Consacrata con l’Oscar nel 2010 come “miglior attrice protagonista” per Il cigno nero, la sua capacità di indagine della psiche umana nei personaggi che interpreta le permette di rinnovarsi film dopo film.
Natalie Portman: l’infanzia e il debutto prematuro ad Hollywood
Natalie Portman, pseudonimo di Neta-Lee Hershlag, nasce a Gerusalemme il 9 giugno 1981. Figlia unica, il padre, Avner Hershlag è un medico specialista della fertilità; la madre, Shelley Stevens, è una casalinga statunitense con la passione per la pittura, successivamente sua agente. Il padre le da il nome “Natalie” in onore della canzone omonima del cantante e compositore francese Gilbert Bécaud.
Quando aveva tre anni la famiglia si trasferisce a Washington e successivamente a Syosset, un piccolo centro di Long Island (New York). Sin da piccola prende lezioni di danza ma sogna di diventare veterinaria o astronauta. Portman frequenta la Syosset High School eccellendo soprattutto in matematica, si diploma nel 1999 e la sua tesina finale viene successivamente pubblicata dall’Intel Science Talent Search.
Nel corso di una serata tra amici viene notata da un agente cinematografico che la fa debuttare nel cortometraggio Developing. Poco dopo, nel 1994, l’enfant prodige debutta sul grande schermo sotto le maliziose vesti di Mathilda, la teen-ager che stringe una forte amicizia con lo spietato sicario Léon. Grazie al capolavoro di Luc Besson, il nome di Natalie è ora associato a quello delle maggiori star in ascesa.
“Io sono figlia unica ma sono convinta che i miei genitori mi abbiano cresciuta esattamente nello stesso modo che se fossi nata maschio. Però ci sono molte influenze esterne che sono incontrollabili. Il cinema e la Tv, anche quelli per bambini, mandano messaggi che non sempre mi trovano d’accordo.”
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Natalie Portman e Jean Reno in ‘Léon’ (1994) di Luc Besson.
Gli studi, il teatro e il crescente successo cinematografico
Fin dagli inizi del sul cammino artistico Natalie Portman adotta il cognome da nubile della nonna, cercando di mantenere lontano dai riflettori la sua vita privata. Nel frattempo la sua istruzione procede parallela all’intensa attività cinematografica. Si iscrive alla Facoltà di Psicologia di Harvard, impegnandosi anche a frequentare i corsi di recitazione dello Stagedoor Manor Performing Arts Camp.
È un’attrice attenta alla scelta dei ruoli che interpreta e ora, grazie alla sua notorietà, può permettersi di scegliere accuratamente le proposte dei registi più in auge. Rifiuta così la parte di Lolita per il film di Adrian Lyne e quella di Giulietta di Baz Luhrmnann, ruoli contrastanti con i suoi principi morali.
Nel frattempo si trasforma nella “pargoletta” bisognosa delle attenzioni di Al Pacino in Heat – La Sfida (1995), canta e danza per Woody Allen nel romantico musical Tutti Dicono I Love You (1996) e si unisce a Lukas Haas per la salvezza del pianeta in Mars Attacks! (1996) per la regia di Tim Burton. Dopo queste estenuanti esperienze Natalie decide di dedicarsi completamente agli studi e al teatro per i successivi tre anni.
Natalie Portman in ‘Mars Attacks!’ (1996) di Tim Burton.
Il ritorno sulle scene e il ruolo nella saga di Star Wars
Nel 1998 prende parte allo spettacolo teatrale The Diary of Anne Frank rifiutando L’uomo che sussurrava ai cavalli di Robert Redford, poi andata a Scarlett Johansson. In compenso, l’interpretazione di Anne Frank le vale un Tony Awards. Il suo ritorno sul grande schermo coincide con l’interpretazione della regina Amidala in Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma (1999) di George Lucas, accolta con successo da critica e pubblico.
“Nella realtà di oggi ci sono molte più super-eroine di quanto si possa immaginare. Allora perché meravigliarci se le troviamo anche al cinema! Quando smetteremo di sottolineare che un film ha dei personaggi femminili forti ed eroici, allora avremo la normalità.”
Successivamente riceve la parte da protagonista in La mia adorabile nemica (1999) di Wayne Wang, in cui recita al fianco di Susan Sarandon. Prima delle riprese il regista le chiede di interpretare una scena di sesso ma lei rifiuta, minacciando di abbandonare il progetto. L’intervento della Sarandon, che intima anche lei di andarsene, fa cambiare idea al regista.
Il primo film del 2000 che la vede protagonista è Qui dove batte il cuore, diretto da Matt Williams con Ashley Judd, Stockard Channing e James Frain. Segue Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni (2002), in cui riprende la parte della regina Amidala; Ritorno a Cold Mountain, dramma storico ambientato nella città ominima; infine La mia vita a Garden State (2004) per la regia di Zach Braff.
Natalie Portman in ‘Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma’ (1999) di George Lucas.
Closer: le regole dell’attrazione che escludono i sentimenti
Nel 2004 Natalie Portman incanta gli spettatori nel primo grande successo commerciale che la vede come protagonista. La pellicola in questione è Closer di Mike Nichols (Il laureato, Chi ha paura di Virginia Woolf?), grazie alla quale l’attrice riceve le prime candidature all’Oscar e al BAFTA come “miglior attrice non protagonista“, mentre ottiene l’ambita statuetta ai Golden Globe.
Tratto dall’omonima opera teatrale di Patrick Marber, all’interno del film s’intrecciano le piste dei quattro protagonisti in un groviglio in cui sesso e amore seguono volentieri strade opposte. Il tradimento non viene mai rappresentato come un sentimento: non si tradisce mai, semplicemente ci si sente traditi. Gli intrecci, che attuano alla lettera le regole dell’attrazione, sono risolti per sipari in cui si svolgono sempre e solo azioni decisive: incontri, seduzioni e rotture.
La Portman, la cui bellezza ed espressività reggono perfettamente i primi piani indagatori di Nichols, fa la parte di una newyorkese che sbarca squattrinata e imbelle a Londra per vivere, appunto, una storia d’amore. E ci riesce, facendo vivere anche a noi la nostra storia d’amore per lei. L’attrice e Clive Owen (Larry Gray) sono gli unici due alle prese con personaggi che sanno davvero, per mestiere, che cosa sia la pelle.
“La rabbia ti può proteggere, può spingerti a prenderti cura di te stesso. E anche a dire no e a costruire una linea di confine con cose che sono pericolose per te e possono farti del male. Purtroppo è una di quelle emozioni che spesso non sono ben viste nelle donne”.
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Natalie Portman in ‘Closer’ (2004) di Mike Nichols.
Natalie Portman: l’instancabile lavoro e la versatilità nei ruoli
Nel 2005 l’attrice israeliana partecipa a ben cinque pellicole. Conclude la trilogia prequel di Star Wars con La vendetta dei Sith, il capitolo più drammatico dell’intera saga; è in Domino One e in Paris, Je t’aime; protagonista, insieme a Hugo Weaving, del celebre V per Vendetta, cinecomic distopico diretto da James McTeigue.
“Penso che il graphic novel di Moore e il film siano due entità differenti e vadano giudicate separatamente. I cambiamenti più grandi sono stati fatti sul mio personaggio, nel film è più maturo e con una maggiore consapevolezza politica, ma rimane comunque intatto quel senso d’innocenza che è alla base del personaggio.”
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Assieme ad Javier Bardem prende parte al film L’ultimo inquisitore (2006), nei panni della musa ispiratrice del pittore spagnolo Francisco Goya. Nello stesso anno Natalie Portman interpreta la parte di una giovane americana in visita a Gerusalemme nel film indipendente Free Zone, diretto dal regista Amos Gitai, in concorso al Festival di Cannes 2005, nella sezione Cinema dal Mondo.
Il 2007 la sorprende a giocare con balocchi animati in Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie e a girare per le strade della Grande Mela nel road movie Un bacio romantico – My Bluberry Nights (2007), diretto da Wong Kar-wai. Infine compare senza veli nel corto Hotel Chevalier preludio de Il treno per il Darjeeling, entrambi firmati Wes Anderson.
Prime esperienze tra scrittura e regia di cortometraggi: Eve
Natalie Portman interpreta Anna Bolena nella pellicola L’altra donna del re (2008), tratto dal romanzo di Philippa Gregory e presentato al Festival di Berlino. Fa inoltre parte del cast del film collettivo New York, I Love You. Incentrato sul tema dell’amore, ogni episodio è ambientato in un diverso quartiere della Grande Mela. Oltre al ruolo di attrice dirige e scrive uno dei corti: Eve, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2008.
Contesa da due Brothers (2009) come Tobey Maguire e Jake Gyllenhaal nel film bellico di Jim Sheridan, la ritroviamo in L’amore e altri luoghi impossibili (2009) diretto da Don Ross e liberamente tratto dal noto romanzo omonimo. Qui la Portman interpreta Emilia, un giovane avvocato di New York e figlia di un famoso giudice. In breve tempo entra a far parte di un importante studio associato, innamorandosi subito di uno dei titolari.
Natalie Portman e Scarlett Johansson in ‘L’altra donna del re’ (2008) di Justin Chadwick.
Il cigno nero e il personaggio di Nina Sayers
Nina è una ballerina del New York City Ballet che sogna il ruolo della vita e un amore che spezzi l’incantesimo di un’adolescenza mai finita. Due anni dopo l’incarnazione radicale trovata in The Wrestler, il cinema di Darren Aronofsky mette in schermo una storia speculare. Fondato sullo stesso semplice “teorema”, salire su un ring o sulle tavole del palcoscenico per esistere, Il cigno nero (2010) coglie questa volta la protagonista al debutto con la vita.
Il film è interpretato da Natalie Portman, Mila Kunis e Vincent Cassel, e racconta la rivalità tra due ballerine di danza classica coinvolte nella produzione newyorkese de Il lago dei cigni. Quest’ultimo, il balletto per antonomasia, contrappone un cigno bianco (Odette) a un cigno nero (Odile) tra arabesque e attitude, tra fremiti nervosi di braccia e straordinari movimenti del corpo.
Grazie alla più incisiva interpretazione della sua carriera Natalie Portman viene premiata con l’Oscar alla “miglior attrice protagonista“. Natalie si è dedicata al film con espiazione monacale con risultato evidente, è angelo e demone di ambiguo candore e così paranoica. Per prepararsi al ruolo si sottopone ad una ferrea dieta e prende lezioni di danza classica per più di un anno.
“Il mio personaggio è ossessionato dalla perfezione, come molte ballerine vere. Io invece, con il mio lavoro, ambisco a trovare soprattutto la bellezza, la quale credo non sia qualcosa di perfetto, anzi spesso ha a che fare con il disordine, il caos e l’imperfezione.”
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Natalie Portman in ‘Il cigno nero’ (2010) di Darren Aronofsky.
Gli anni ’10 e il primo lungometraggio come regista
Il 2011 la vede a lavoro per Tom Hanks nel film di fantascienza Cloud Atlas; fa parte anche del cast di Amici, amanti e… (2011) di Ivan Reitman e di quello della commedia on the road Best Buds. Ma il suo frenetico 2011 non finisce qui: c’è infatti Thor di Branagh, adattamento dell’omonimo fumetto sul dio del tuono, dove interpreta Jane Foster; al suo fianco Anthony Hopkins, Chris Hemsworth e Ray Stevenson.
Nel 2012 l’eclettica attrice torna sul grande schermo con un’insolita interpretazione. Protagonista accanto a Joseph-Gordon Lewitt della commedia indie Hesher è stato qui (2010), recita il ruolo di un’occhialuta cassiera che decide di riscattare l’auto sulla quale la madre ha perso la vita. Nel 2015 è in Knight of Cups di Terrence Malick, accanto a Christian Bale e Cate Blanchett e, soprattutto, fa il suo esordio alla regia in un lungometraggio con Sognare è vivere, nel quale è anche protagonista.
“Passare alla regia è anche un modo per avvertire in prima persona il desiderio che di solito si suscita negli altri.”
Sette anni dopo l’interessante esperimento di Eve, Natalie Portman arriva al lungometraggio, confrontandosi con il fortunato bestseller autobiografico di Amos Oz. Un adattamento, dunque, un’operazione che pone questioni di fedeltà, adesione di sguardi, appropriazione. Ma, innanzitutto, un ritorno a casa. Il fatto che, seguendo i percorsi di Oz, l’attrice racconti gli anni turbolenti e memorabili della nascita di Israele, appare come la volontà di tracciare un albero genealogico che parta dal principio, dalle origini di una storia e di una nazione.
Natalie Portman in ‘Sognare è vivere’ (2015) come attrice e regista.
Natalie Portman: i grandi successi recenti
Protagonista nel 2016 del biopic Jackie diretto da Pablo Larraín, Natalie Portman interpreta Jackie Kennedy. La pellicola narra, attraverso una celebre intervista, il complicato rapporto della first lady con il Presidente John Fitzgerald Kennedy. Un’altra prova di grandissimo spessore che le fa ottenere la terza candidatura agli Oscar, la quarta ai Golden Globe e la terza ai BAFTA.
Nel marzo 2017 esce nelle sale cinematografiche il film Song to Song, diretto da Terrence Malick, in cui viene raccontato, sullo sfondo della scena musicale di Austin, il rapporto di due coppie molto diverse tra loro. Protagonista di Vox Lux (2018) di Brady Corbet, è poi diretta da Xavier Dolan in La mia vita con John F. Donovan e da Noah Hawley in Lucy in the Sky (2019), ispirato alla vera figura di Lisa Nowak.
Dopo tre anni di assenza dal set annuncia il suo ritorno nel ruolo di Jane Foster, in Thor: Love and Thunder, dove diventa la Potente Thor. Infine, presentato durante la 76ª edizione del Festival di Cannes, May December (2023) di Todd Haynes è liberamente ispirato alla vicenda di Mary Kay Letourneau. Vent’anni dopo che la storia d’amore con l’allora alunno dodicenne Vili Fualaau ha appassionato l’intera nazione, una coppia sposata cede alla pressione di un’attrice che deve fare ricerche sul loro passato per un film.
“Le due donne protagoniste si riconoscono l’una nell’altra al punto che ciascuna considera l’altra il nemico e allo stesso tempo la persona di cui è innamorata, da cui è attratta e sedotta.”
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Natalie Portman e Julianne Moore in ‘May December’ (2023) di Todd Haynes.
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