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Approfondimento

‘Le occasioni dell’amore’ di Stéphane Brizé: storia di un’intimità sospesa

Un film che racconta silenziosamente una grande storia d'amore

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le occasioni dell'amore

Le occasioni dell’amore di Stéphane Brizé è arrivato nelle sale italiane lo scorso 23 dicembre. Un film intenso, lento e colmo di domande, che tratteggia un cinema di matrice, respiro e forma esistenzialista, con un richiamo alla tradizione francese, in questo senso, più che evidente. Ma non solo, anche italiana.

Il protagonista, infatti, interpretato da Guillaume Canet è un attore, Mathieu, che sta attraversando un periodo di crisi professionale, spaventato com’è di fronte al suo debutto in teatro. Alla deriva prima che professionale sicuramente personale, l’uomo decide di rifugiarsi in un albergo di lusso dove riposarsi e ritrovare se stesso, come fece molti anni prima Marcello Mastroianni nel celebre  di Fellini, vestendo i panni del regista in crisi Guido Anselmi.

Tornando a Le occasioni dell’amore di Brizé, Mathieu, mentre tra talassoterapia e massaggi vari tenta di riposarsi, riceve un messaggio del tutto inaspettato. A contattarlo è la sua ex compagna, che non vede da circa sedici anni. Il suo nome è Alice, interpretata da una brillante Alba Rohrwacher.

Il ruolo dello spazio ne Le occasioni dell’amore

L’ultimo film di Brizé rende lo spazio filmico un personaggio di pari importanza rispetto a Mathieu e Alice. Le prime inquadrature, infatti, si concentrano su ampie porzioni di paesaggio, accompagnate unicamente dalle musiche di Vincent Delerm, così profondamente malinconiche e nostalgiche da circoscrivere e definire con precisione i margini del tono narrativo del film.

Solo in un secondo momento arrivano i personaggi, a rendere vivo e parlante quel paesaggio. Lo spazio si costruisce intorno a loro, abita il loro amore passato, insiste nelle manifestazioni presenti. Senza mai svanire nella sua intensità, pure di fronte elle emozioni negative di Mathieu ed Alice.

Lo spazio è cucito addosso ai personaggi, ed è lo strumento con il quale Brizé riesce a esprimere davvero il mondo interiore della coppia. Solo grazie a uno sguardo sul fuori, è possibile guardarsi dentro, e scavare nel proprio passato. Tra allontanamenti e avvicinamenti, le nuvole, il cielo e la natura riescono a contenere l’esplosione emotiva dei due protagonisti, facendone emergere tutte le contraddizioni più difficili da accettare e comprendere.

La profondità dell’amore: l’importanza del personaggio di Alice

L’amore nel film di Brizé è un’entità mutevole, che mostra tutto il suo ventaglio di emozioni, tra presente e passato: rancore, rabbia, dolore, pentimento e delusione.

C’è l’amore di Alice, e poi c’è l’amore di Mathieu. Se il primo è costante, duraturo ma anche silenzioso e remissivo, il secondo è variabile, fuggevole, anche se più rumoroso e invadente.

L’amore di Alice ha radici profonde, attraversa il suo passato e raggiunge il presente, infestandolo di fantasmi e vecchie certezze. Alba Rohrwacher è in grado, con una delicatezza potentissima, di entrare in punta di piedi in un amore che è difficile da definire, che si perde, che sbaglia, che indietreggia e non si arrende.

Restando. La forza di questo personaggio risiede proprio nella sua capacità di restare a guardare. Dentro e fuori. Fuori e dentro. Alla ricerca di appigli razionali a cui aggrapparsi per non sprofondare nella disperazione della certezza di un amore perduto, di cui rimangono nel presente solo tracce sospese.

Alice è impegnata in una missione faticosissima: chiudere un cerchio, quello del passato. Lei non vuole tornare insieme a Mathieu, vuole invece dare la possibilità a se stessa di salutare il vecchio compagno. Solo così potrà interrompere quel circolo vizioso nato sedici anni prima, quando Mathieu l’ha lasciata improvvisamente. È solo una, infatti, la richiesta che muove all’uomo:

“Fammi vedere, come mi chiederesti scusa?”

Subito dopo questa battuta sembra che il tempo si fermi, che il paesaggio non possa assorbire una così intesa espressione di dolore. Che tutto intorno improvvisamente sia pronto a crollare. Lo spettatore rimane come pietrificato di fronte a un’ammissione tanto sincera quanto faticosa di Alice, che ha ritrovato il contatto con se stessa, e si presenta al pubblico per la prima volta completa. Non più a pezzi, come ha spiegato di sentirsi lei stessa all’inizio del film.

Brizé fa dell’autenticità umana la forma più immediata di contatto tra la protagonista e lo spettatore, spiazzandolo, ma solo per un momento; fino a quando, cioè, non tarda a riconoscersi in quelle emozioni e in quei vissuti.

Elogio all’arte della rivisitazione del passato

La cinepresa di Brizé ne Le occasioni dell’amore rivisita il passato comune di Alice e Mathieu come se fosse un’esploratrice impegnata nella scoperta del paesaggio circostante, cornice e insieme contenitore filmico: è alla ricerca di qualcosa, e raggiunge le profondità più remote in questo viaggio. Non per forza con il fine di trovare una verità assoluta, o assicurarsi un amore nuovo, espressione di un lieto fine – in questo caso – forzato, e più negativo di quanto si possa immaginare, o solo sperare.

Lo fa per riportare qualcosa in superficie. Si tratta perlopiù di contraddizioni umane, che prendono vita e forma specialmente nelle relazioni con le altre persone.

Uno scavo dentro se stessi funzionale a ritrovare se stessi. Non tutti e due i protagonisti riusciranno in questo intento, perché non tutti e due sono alla ricerca della stessa cosa.

Alice è una donna nuova alla fine del film, consapevole delle proprie presenti fragilità. Così certe da muovere una specifica richiesta a Mathieu, quella di non tornare più. E sulle ultime note, lo spettatore può quindi finalmente immaginare una nuova vita per Alice, lontana dalle illusioni affettive del passato e più vicina all’amore di sé.

Le occasioni dell'amore

  • Anno: 2023
  • Durata: 115'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Stéphane Brizé

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