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Netflix Film

‘Parenti serpenti’ Una commedia spietata

Con un cast corale in perfetta sintonia

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Parenti serpenti

I film di Natale fanno parte di un determinato genere cinematografico ben definito, con caratteristiche e situazioni ricorrenti. A fare la parte del leone, in questo enorme calderone, sono i titoli d’Oltreoceano, come l’ormai classico Una poltrona per due, presenza fissa nei palinsesti televisivi durante le festività. Da qualche anno, però, a fare compagnia al film con Eddie Murphy, almeno qui da noi, c’è un lungometraggio ambientato nella tipica provincia italiana: Parenti serpenti, una commedia cinica, diretta nel 1992 da Mario Monicelli, con un cast davvero corale, formato dai migliori interpreti del nostro cinema.

  • Il film è disponibile su Netflix

Parenti serpenti La trama

Durante le celebrazioni natalizie, un annuncio sorprendente coglie di sorpresa una famiglia e rischia di rompere il delicato equilibrio che regola i rapporti familiari. Come ogni anno, per le vacanze di Natale, tutti tornano nella casa della famiglia d’origine. Ma questa volta gli anziani genitori hanno una bella sorpresa per loro: hanno deciso di andare a vivere con uno dei figli e di lasciargli in eredità la casa di famiglia.

 

Natale in Abruzzo

L’uscita al cinema di Parenti serpenti era prevista per il dicembre del 1991, ma poi fu posticipata a marzo dell’anno successivo. Lo slittamento sul finire della stagione invernale, probabilmente, affievolì l’accoglienza del pubblico e della critica, per un film ambientato durante il Natale, con un taglio grottesco e cinico, tipico del suo regista.

Qualcuno la considera un’opera minore di Mario Monicelli ed Enzo Siciliano sulle colonne dell’Espresso, nel maggio del’92, sottolinea l’istinto ispido di Monicelli, soffermandosi – giustamente –  sulla cattiveria piccolo borghese della famiglia, anzi della famigliaccia protagonista e soprattutto sulla natura più teatrale che cinematografica. Tutto vero e aggiungiamo che, per quasi un’ora di film, non succede assolutamente nulla, ma riesce magicamente a coinvolgere; ci sembra di essere lì a festeggiare il Natale. Due sorelle e due fratelli, con le rispettive famiglie, si riuniscono nella casa dei loro anziani genitori a Sulmona, in Abruzzo, ricoperta per l’occasione da una nevicata suggestiva.

Monicelli decide di iniziare il film facendo avanzare la cinepresa tra la folla che passeggia per il corso principale della cittadina. Le vetrine dei negozi addobbate a festa, il chiassoso vociare allegro della gente ci trasmettono un’atmosfera allegra, tipica del periodo natalizio. Dopo poco entriamo nella casa dove si svolge gran parte del film. Qui troviamo Trieste (Pia Velsi) e Saverio (Paolo Panelli) pronti ad accogliere i loro figli.

La paternità di Parenti serpenti 

Dopo poco, ecco arrivare Lina (Marina Confalone), insieme al marito Michele (Tommaso Bianco) e al figlio adolescente Mauro (Riccardo Scontrini). Via via tutti gli altri: Milena (Monica Scattini) e il marito Filippo (Renato Cecchetto), Alessandro (Eugenio Masciari), insieme a sua moglie Gina (Cinzia Leone) e la loro giovane figlia Monica (Eleonora Alberti) e infine Alfredo (Alessandro Haber), scapolo incallito.

È questo il quadretto familiare protagonista di Parenti serpenti, un film che, per tornare alle parole di Enzo Siciliano, si dipana teatralmente con la sua ambientazione interna, attraverso la quale Monicelli ci racconta una vicenda intima, mostrando, come è suo uso, vizi e virtù degli Italiani.

La paternità del film, però, non è da attribuire al regista di tanti capolavori, come I soliti ignoti o La grande guerra, solo per fare qualche esempio, ma a un sceneggiatore, pressoché sconosciuto al grande pubblico: Carmine Amoroso, nato e cresciuto a Lanciano, poco lontano da Sulmona.

Allievo della Scuola drammaturga di Eduardo De Filippo, Amoroso scrive un soggetto cinematografico, tratto da una sua commedia, in cui si concentra su alcuni ricordi personali; così facendo realizza un ritratto della tipica famiglia italiana. Dopo poco, ha modo di far leggere il soggetto a Monicelli, il quale rimane positivamente colpito. Affiancato da due esperti sceneggiatori, come Piero De Bernardi e Suso Cecchi d’Amico, Amoroso scrive l’intera sceneggiatura, con la supervisione del regista.

La famiglia da Eduardo, Pirandello e Monicelli

Così nasce Parenti serpenti, un film che, come il buon vino, più invecchia e più diventa godibile. Monicelli, con comicità e cinismo, si serve di un cast corale, in cui ogni singolo interprete riesce a dare il proprio valido contributo, senza mai mettere in ombra gli altri. Ogni singola storia aggiunge un significativo tassello a una vicenda volta a dimostrare che la famiglia è amore, protezione, ma allo stesso tempo astio e distruzione. L’affetto e la benevolenza sono solo di facciata: entrambe crollano immediatamente, quando bisogna difendere il proprio interesse.

Una tesi che trova corrispondenza nel pensiero del drammaturgo Pirandello e in parte anche di Eduardo che, molti anni prima, espone il medesimo discorso in Natale in casa Cupiello. E guarda caso anche in Parenti serpenti fa ben mostra nel salotto di casa un piccolo presepe, gioco prediletto di Lucariello e qui di Saverio che traffica, insieme al nipotino, con dei pastorelli di terracotta.

Con Parenti serpenti, però, non siamo più negli anni Trenta del secolo scorso, ma ben sessant’anni dopo e allora accanto al presepe non può mancare il televisore, presenza costante per tutta la durata del film, attraverso il quale possiamo vedere, insieme alla famiglia protagonista, spot pubblicitari dell’epoca, il coro di alcuni bambini, una partita della Nazionale e tanti personaggi celebri, da Nicoletta Orsomando a Loredana Bertè e persino Giovanni Paolo II.

La televisione: colonna sonora del film

Le immagini televisive racchiuse in Parenti serpenti hanno diverse funzioni: sono utilizzate per far emergere il carattere dei singoli personaggi, che commentano ciò che vedono sul piccolo schermo, ma soprattutto l’audio della televisione diventa una suggestiva e reale colonna sonora per un film senza musica, fatta eccezione per il brano Vivere di Enzo Jannacci che possiamo ascoltare sui titoli di coda. E sempre tramite la televisione si giunge a un esito tanto crudele. Un fatto di cronaca ascoltato per caso al telegiornale suggerisce una soluzione drastica e spietata a una richiesta di affetto da parte degli unici innocenti: Trieste e Saverio, gli anziani genitori, stanchi di vivere lontani dai figli e desiderosi dell’affetto dei loro cari. Accanto a loro, il nipotino Mauro, a cui viene affidata la voce narrante del film, l’unico, seppur non volendo, ad ammettere la verità sul triste epilogo.

Con Parenti serpenti Monicelli realizza un ritratto comico, cinico, spietato e soprattutto realistico della società italiana, attraverso una famiglia comune, piccolo-borghese durante i primi anni Novanta, con continui riferimenti alla caduta dell’Unione Sovietica e all’avanzamento del capitalismo, e le sue conseguenze, nel bene e nel male. Una rappresentazione non certo consolatoria, in cui ogni spettatore può trovare propri appigli di immedesimazione, che dà un certo disgusto, ma che conferma il valore iper-realistico dell’opera.

Alfredo Cohen

Il ricordo di Alfredo Cohen

Un risultato ottenuto per merito di un cast eccezionale proveniente in parte dalla tradizione teatrale, come Marina Confalone, Alessandro Haber (entrato nel cast in un secondo momento per sostituire Giorgio Gaber che dopo aver letto il copione, lo ritenne umiliante) e Tommaso Bianco, probabilmente i migliori. Ma altrettanto bravi sono Cinzia Leone e Monica Scattini, David di Donatello come Miglior attrice non protagonista in Lontano da dove e Maniaci sentimentali. Ottimo, poi, Paolo Panelli il migliore caratterista del cinema italiano tra anni Sessanta e Ottanta, anche lui con una lunga carriera in teatro.

Merita di essere ricordato Alfredo Cohen, all’anagrafe Alfredo D’Aloisio, artista poliedrico, trovato morto nel 2014 a Tunisi, in circostanze mai chiarite. Cohen  aveva già partecipato, circa dieci anni prima, a un altro film di Monicelli, Il Marchese del grillo, dove interpreta il ruolo di un cantante castrato. In Parenti serpenti, invece, è La Fandessa, l’omossessuale proprietario di una boutique.

“È passata la Casta Diva… il fiore della gioventù ci porta via…”

Questa è la sola battuta affidata all’artista, un ruolo, dunque, poco più di comparsa, che assume un grande significato. Cohen, come l’autore del soggetto, Amoroso, è nato a Lanciano. Come omosessuale, veniva deriso e soprannominato la mezza femmina. Con questo piccolo ruolo in Parenti serpenti, si prende la sua rivincita, esponendo la sua sessualità senza veli, a differenza del personaggio di Alfredo, che con tanta fatica rivela la propria omosessualità. Piccola postilla: nel film appaiono anche Ramona Badescu, Francesco Anniballi e Paola Pelino, parlamentare fino al 2018.

 

 

 

 

 

 

Parenti serpenti

  • Anno: 1992
  • Durata: 1h 45 min
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Mario Monicelli
  • Data di uscita: 26-March-1992

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