Di cosa parla The End’: il cortometraggio di Chiacchere perse

Lo scorso 14 dicembre si è conclusa la 28° edizione di The 48 Hour Film Project, organizzato dall’Associazione Le Bestevem, promosso da Roma Capitale, realizzato in collaborazione con LEA e SIAE e beneficiario dell’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo. Oltre all’organizzazione di eventi, masterclass e percorsi formativi per i cineasti di domani, fiore all’occhiello del progetto è il concorso cinematografico che vede sfidarsi filmmaker esordienti  provenienti da tutto il mondo nella realizzazione di cortometraggi della durata massima di 7 minuti, da ideare e creare in sole 48 ore. Ogni squadra estrae due generi cinematografici che potranno o meno combinare, includemdo tre elementi inderogabili scelti dalla commissione.

Novità assoluta dell’edizione 2024 è la creazione del Premio Taxi drivers.

I membri della giuria di Taxidrivers hanno scelto di premiare il cortometraggio The End di Chiacchere perse, formato dal duo Noemi Romano e Simone La Rosa, scrittori, registi e interpreti del film.

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The End

E’ l’inizio di un nuovo giorno, ma non di uno qualunque. La sveglia ha il suono di un boato e l’orologio  le ricorda che è già troppo tardi. Si alza, prepara la sua tazza di thè mentre un calendario e una radio annunciano che ci siamo, è il giorno della fine del mondo.

I minuti continuano a sommarsi…occorre sbrigarsi, c’è un programma da rispettare ed un obiettivo da compiere. Ecco allora che il ritmo cambia, le azioni routinarie diventano frenetiche ed un gradevole motivetto soul viene azzittito dal silenzio, quello che accompagna quando si decide di “scavarsi la fossa”. E’ sola, nessuna voce, nessuno nei dintorni; sceglie di escludersi, di isolarsi, privandosi dell’aiuto condiviso, relegandosi in uno spazio strettamente necessario per aspettare l’imminente fine, senza nemmeno un angolo libero per la speranza. Ha già deciso, ignorando l’ignoto che può far sì sprofondare ma anche far riemergere dal buco nero.

Ma non sempre la vita sta al nostro passo, può sbiadire la nostra immagine del futuro, un’idea che già consideriamo realtà, anche quando si sceglie di non proseguire e di lasciarsi cadere. Ecco che la sua certezza figlia di un incerto destino si scheggia, un’ombra si staglia sulla sua inquietante quiete supina, le fa domande, la ascolta, le dà risposte, un ragazzo che nonostante tutto decide di viverla la morte. E forse per risalire il baratro basta così poco, anche solo guardare il mare, ballare, rimandare a domani, fosse anche l’ultima onda, l’ultimo danza, l’ultimo giorno.

E se poi non fosse l’ultimo? Tanto vale assaporare la vita, assaporare anche la sua fine, fino alla fine.