A 70 anni è uno degli attori afroamericani più conosciuti al mondo, tra i più pagati e tra i più amati. Sguardo magnetico, doti da mattatore, eclettico e versatile: Denzel Washington e la sua statura professionale lo rendono uno degli ultimi gentleman americani rimasti a Hollywood
Prima scelta dei registi più noti e influenti, capace di adattare il suo stile recitativo ai diversi ruoli assegnatogli, Denzel Washington è riuscito ad imporsi nel panorama cinematografico di anno in anno. Il suo lavoro al servizio della settima arte conta più di più di 66 opere, tra film e serie tv. Oltre al ruolo di attore, per cui ha vinto anche l’Oscar come “miglior attore non protagonista” nel 1990 e come “miglior attore protagonista” nel 2002, è anche un rinomato regista e produttore cinematografico.
“Siamo tutti in viaggio, in questo viaggio chiamato vita”.
Denzel Washington: l’infanzia tra problemi familiari e la magia della recitazione
Denzel Washington nasce il 28 dicembre 1954 a Mount Vernon, nello stato di New York. Suo padre Denzel Sr. è un ministro della chiesa pentecostale, mentre la madre Lennis un’ ex cantante di gospel, che in seguito diviene titolare di un salone di bellezza. Oltre a Denzel, la coppia ha altri due figli e quando l’attore compie quattordici anni, i due decidono di divorziare. Da adolescente gli viene vietato di guardare film: per questo motivo, insieme ad altri, Denzel attraversa una fase di ribellione, supportato dagli amici, alcuni dei quali finiscono anche in carcere.
Per frenare la sua esuberanza, la madre decide di iscriverlo ad una scuola di avviamento al lavoro e in seguito alla Fordham University, dove Denzel scopre però proprio la magia della recitazione. Si laurea in teatro (major) e giornalismo (minor) e in seguito, grazie ad una borsa di studio, si iscrive all’American Conservatory Theater di San Francisco, dove perfeziona il talento naturale e le sue predisposizioni artistiche.
L’incontro con personalità importanti dello spettacolo permette a Denzel di rimanere focalizzato sugli obiettivi futuri, mentre i frequenti drammi familiari non fanno altro che minarne la quotidianità. Le sue partecipazioni a rappresentazioni teatrali di vario tipo, infatti, sono assai numerose, ma non disdegna, quando se ne offre l’occasione, le apparizioni televisive.
“La mia famiglia era ricca spiritualmente. Nostro padre lavorava quindici ore al giorno, due o tre lavori diversi e alla domenica faceva il predicatore. Voleva che andassimo a lavorare, ma nostra madre ci inculcò la necessità di studiare e andare all’università”.
Denzel Washington in ‘Wilma’ (1977).
Calcando i palcoscenici e il debutto sul grande schermo
Nel 1977 fa il suo debutto nel mondo dello spettacolo con un piccolo ruolo nel film tv Wilma di Bud Greenspan sulla vita dell’atleta afroamericana Wilma Rudolph, ma la sua figura passa quasi inosservata. Sul set conosce però Paulette Pearson, sua attuale moglie, che sposa cinque anni dopo e con la quale ha quattro figli: John David,Katia e i gemelli Olivia e Malcom. Seguono altre pellicole come Il pollo si mangia con le mani(1981), suo esordio cinematografico, e il televisivo Flesh & Blood (1979) per la regia di Jud Taylor.
“Bisogna salire sul palcoscenico perché è lì che si impara a recitare. Non si impara a recitare in TV. Non si impara a recitare al cinema. Si impara a recitare sul palcoscenico. La TV e i film sono un mezzo di comunicazione per i registi, dove hanno loro il controllo”.
Il vero salto di qualità nella carriera di Denzel Washington avviene con l’interpretazione del dottor Philip Chandler nella serie A cuore aperto(1982-88). L’anno successivo veste i panni del giovane procuratore Martin Sawyer nel film TV Diritto alla vita, secondo sodalizio artistico con il regista Jud Taylor. Il primo successo cinematografico arriva nel 1984 con Storia di un soldato di Norman Jewison, basato sull’omonimo dramma di Charles Fuller. Successivamente ricopre un ruolo secondario nel film drammatico Power – Potere (1986) di Sydney Lumet, assieme a Richard Gere e Gene Hackman.
Nel 1987 fa parte del cast di Grido di libertà diretto dallo specialista Sir Richard Attenborough, il quale gli affianca un efficacissimo Kevin Kline. Nella pellicola Denzel incarna l’attivista anti-apartheid Steven Biko, ruolo che gli vale una nomination agli Oscar come “miglior attore non protagonista“. Seguono in rapida successione Dio salvi la regina (1988) di Martin Stellman, in cui Denzel interpreta un ex paracadutista della British Army, e Jamaica Cop (1989), ambientato sull’isola immaginaria di San Caro.
Denzel Washington e Richard Gere in ‘Grido di libertà’ (1987).
Glory – Uomini di gloria e l’Oscar come “miglior attore non protagonista”
Diretto da Edward Zwick nel 1989, Glory – Uomini di gloriaè ispirato dalle lettere personali del colonnello Robert Gould Shaw del 1863. Il film vanta un cast stellare, i nomi più noti sono quelli di Morgan Freeman, Denzel Washington, Matthew Broderick e Cary Elwes. Tra i vari riconoscimenti, il film ottiene 5 candidature agli Oscar 1990 vincendo le categorie di “miglior attore non protagonista” a Denzel Washington, “miglior montaggio” e “miglior fotografia” a Freddie Francis.
La vicenda si sviluppa sullo sfondo della guerra di secessione americana. Nel settembre del 1862 viene creato il primo reggimento di uomini afro-americani dell’Esercito dell’Unione. Il 54° viene presto spedito in Sud Carolina, dove i Confederati riportano in schiavitù tutti i soldati neri che vengono catturati in battaglia. La paga ridotta rispetto ai soldati bianchi e i frequenti episodi di razzismo non riescono però a distrarre il reggimento dal loro unico obiettivo: conquistare il forte Wagner e porre fine ad una guerra lunga e sanguinosa.
Un racconto emblematico teso a mostrare come, per la prima volta, gli afroamericani si sentissero pari, uniti e parte di qualcosa. Matthew Broderick ha per le mani un personaggio combattuto e sofferente, mentre Washington incarna un intensissimo soldato del reggimento ribelle. Sfacciato, dal carattere duro e attaccabrighe con tutti per via del suo passato tra razzismo e solitudine, alla fine cambierà idea mostrando abilità e coraggio in campo di battaglia e attaccamento verso i suoi compagni.
“Non è importante essere riposati… È questione di carattere e di forza morale! Doveva vederci in azione due giorni fa Signore: eravamo uno spettacolo!”
Denzel Washington in ‘Glory – Uomini di gloria’ (1989).
Gli anni ’90 all’insegna del duro lavoro e del crescente successo
Nel 1990 Denzel Washington torna sul grande schermo protagonista, insieme a Bob Hoskins, della commedia Un fantasma per amico. Nello stesso anno conosce Spike Lee, con il quale si instaura un rapporto di stretta collaborazione artistica: è prima un jazzista in Mo’ Better Blues (1990), poi affronta il ruolo di Malcolm X nel film omonimo del 1992, grazie al quale Washington si merita un’altra nomination agli Oscar. Questi sono anche gli anni della commedia romantica Mississippi Masala (1991) e del poliziesco Verdetto finale diretto da Russell Mulcahy.
Durante la prima metà degli anni Novanta Washington recita in numerosi film di successo come l’adattamento shakespeariano Molto rumore per nulla (1993) di Kenneth Branagh, l’apprezzato thriller Il rapporto Pelican (1993) in coppia con Julia Roberts, e l’action sottomarino Allarme rosso (1995) di Tony Scott (il fratello di Ridley). In seguito si cimenta in un’altra interpretazione memorabile nello straziante Philadelphia di Jonathan Demme, dove è l’avvocato che difende il malato terminale di AIDS Andrew Beckett, ovvero Tom Hanks.
“Quando girai Philadelphia mi affiancai, per la preparazione, all’avvocato Johnny Cochran (noto per avere difeso O.J. Simpson). Da lui ho imparato parecchio sull’arte della recitazione. Tutto conta nelle performance in tribunale: la postura, il tono della voce, il modo di guardare chi ti sta di fronte o di evitare di farlo. Persino i vestiti che indossi”.
Nel solo biennio 1995-96 prende parte a ben quattro pellicole il cui esito rimane molto deludente. In Virtuality ricopre il ruolo di poliziotto finito in prigione per avere ucciso dei terroristi, ne Il diavolo veste blu è un disoccupato nell’America del ’48, è invece un pastore pacifista in Uno sguardo dal cielo con Whitney Houston. Infine ne Il coraggio della verità recita accanto a Meg Ryan, nel ruolo di un ufficiale statunitense chiamato ad investigare sulla morte del capitano Karen Walden, dovendo stabilire i requisiti per assegnarle una medaglia al valore postuma, la prima ad una donna nella storia dell’esercito degli Stati Uniti.
Denzel Washington e Tom Hanks in ‘Philadelphia’ (1993).
Denzel Washington: l’attore più richiesto nel panorama cinematografico mondiale
La fine degli anni ’90 è un decennio molto prolifico per Washington: tra gli altri titoli prende parte a He Got Game (1998), di nuovo sotto la regia di Spike Lee, dove è un carcerato che trova riscatto nella pallacanestro. Segue il thriller Il tocco del male e Attacco al potere di Edward Zwick, nonché il blockbuster Il collezionista di ossa (1999), insieme ad Angelina Jolie. Dieci anni che si concludono con Hurricane – Il grido dell’innocenza, dove impersona il pugile realmente esistito Rubin ‘Hurricane’ Carter. Per la stessa interpretazione conquista l’ennesima candidatura all’Oscar al “miglior attore“, che tuttavia frutta il premio a Kevin Spacey per American Beauty.
Per questa parte si allena in palestra 8-9 ore al giorno, così da raggiungere il peso di 80 punches. Ruolo che lo rende ancora più popolare e gli fa alzare il cachet richiesto per lavorare ai prossimi film. Il 2000 si apre per Denzel con Il sapore della vittoria, film che raccontava la gloriosa stagione di una squadra di football negli anni in cui la società americana era macchiata da un grande odio razzista, realmente accadute della squadra di football americano del liceo T.C. Williams High School di Alexandria (Virginia).
Training Day: il personaggio di Alonzo Harris e la consacrazione definitiva
Nel 2002, finalmente, Denzel Washington vede riconosciuto tutto il suo talento con l’Oscar più importante, quello relativo alla categoria “miglior attore protagonista“. Si tratta di un riconoscimento storico poiché l’impresa era riuscita solo al leggendario a Sidney Poitier nel lontano ’63, per il ruolo principale nel film Gigli di campo. Da allora, nessun attore nero aveva mai più potuto alzare inneggiante l’ambita statuetta. Riconoscimento ottenuto grazie grazie all’interpretazione di Alonzo Harris in Training Day del regista americano Antoine Fuqua.
Il film è stato scritto da Fuqua e David Ayer, entrambi cresciuti in quartieri in mano a gang criminali. La sceneggiatura è stata cambiata per aggiungere alcuni aspetti dello scandalo Rampart, che accadde dopo che era stata scritta: l’aspetto del personaggio di Washington assomiglia infatti intenzionalmente a quello di Rafael Perez, che ha avuto un ruolo centrale nello scandalo citato. Washington, Hawke e altri membri del cast hanno incontrato anche poliziotti sotto copertura, spacciatori locali e membri di gang che li hanno aiutati a capire meglio i loro ruoli.
“Questo non è un film sulla polizia di L.A. ma su una singola mela marcia. La gente normale vuole che la polizia risolva i problemi, ma non pensa ai rischi quotidiani che ogni poliziotto corre: lo stress, gli insulti, il contatto con gli aspetti peggiori dell’uomo. Lo stipendio è decisamente minore di quello di molte persone che stanno in questa stanza. Ma la stragrande maggioranza della polizia è onesta.”
I caratteri e le psicologie dei personaggi, infatti, non sono a senso unico, ma ricchi di interessanti sfumature che fanno più volte cambiare il punto di vista dello spettatore nei loro confronti durante la narrazione. Washington, che fino ad allora era stato bello, buono e democratico, si rivela il male, uno sbirro amorale, un poliziotto veterano corrotto fin nel profondo, Training Day è un’opera unica nel panorama di quegli anni per la mole di violenza materiale e subliminale che trasmette, pur usando gli stereotipi di un genere anche molto televisivo.
Denzel Washington in ‘Training Day’ (2002).
Star davanti e dietro la macchina da presa: i primi lavori come regista
Dopo essere stato protagonista di John Q.(2002) di Nick Cassavetes, dove tenta di salvare il figlio malato di cuore, Denzel decide di provare a mettersi in gioco come regista e portare sugli schermi il dramma Antwone Fisher, tratto da una storia vera, dove si riserva il ruolo dello psicologo che aiuta il protagonista (l’esordiente Derek Luke) a sciogliere i traumi del passato. Macchinoso e grezzo, la pellicola accusa la trappola della retorica cercando di aggrapparsi agli stratagemmi di un ben più riuscito Genio ribelle di Gus Van Sant.
“Da quando ho iniziato a lavorare nel cinema, dirigere è stata la cosa più esilarante che mi sia successa: è stato come ricominciare tutto daccapo. Mi sono divertito tantissimo, anche a vedere gli attori crescere ascoltando i miei consigli. Non ci potevo credere, ma ho capito che sono bravo a gestire un gruppo di persone”.
Dopo aver recitato in altri blockbuster di successo come il thriller Out of Time (2003) con Eva Mendes, la carriera dell’attore prosegue con altri due film diretti da Tony Scott: Man on Fire – Il fuoco della vendetta eDéjà vu – Corsa contro il tempo (2006). È anche il periodo dedicato ai thriller con The Manchurian Candidate, seconda collaborazione con Jonathan Demme, ma l’apice di sintesi tra qualità e intrigo viene raggiunto con Inside Man (2006) di Spike Lee, dov’è un poliziotto dandy in lotta con un gruppo di presunti sequestratori. Accolto positivamente da critica e pubblico, il cast è composto anche da Clive Owen, Jodie Foster, Christopher Plummer, Willem Dafoe e Chiwetel Ejiofor.
Denzel Washington riesce a sorprendere ancora in Pelham 1-2-3: Ostaggi in metropolitana (2009) di Tony Scott, dove cambia totalmente ruolo e cerca di salvare le persone sequestrate da un oscuro John Travolta, mentre impersona il narcotrafficante Frank Lucas in American Gangster (2008), dove lo vediamo a fianco di Russell Crowe. Per quest’ultimo l’attrice Ruby Dee è stata candidata all’Oscar 2008 come “miglior attrice non protagonista“, mentre il film ottiene una nomination anche per la “migliore scenografia“.
Gli anni ’10 e la piena consapevolezza artistica come attore e autore
Nel 2007 Denzel Washington torna dietro alla macchina da presa con The Great Debaters – Il potere dellaparola, in cui ricopre anche il ruolo di protagonista. Ambientato nel 1935, il film è basato sulla storia vera di Melvin B. Tolson, un professore del Wiley College, stato del Texas. Dopo aver girato per Tony Scott nel 2009 Pelham 123 – Ostaggi in metropolitana, remake de Il colpo della metropolitana – Un ostaggio al minuto del 1974 e quarto film con il regista britannico, l’attore nel 2010 veste i panni del guerriero cieco Eli nel post apocalittico e sopra le righe Codice Genesi.
“Non vivrò per sempre, accetto solo ruoli che mi appassionano”.
Assieme a Chris Pine prende parte all’adrenalinico Unstoppable – Fuori controllo, che segna la sua ultima collaborazione con Scott, deceduto due anni più tardi. Bisogna attendere due anni per rivederlo sul grande schermo, quando torna con Safe House – Nessuno è al sicuro di Daniel Espinosa, thriller in cui veste i panni del criminale-testimone sorvegliato da Ryan Reynolds, e con Flight (2012) di Robert Zemeckis, nei panni di un pilota d’aereo col vizio dell’alcol. Per quest’ultimo riceve la sua sesta nomination agli Oscar e l’ottava ai Golden Globe.
Nel 2013 è in coppia con Mark Wahlberg nell’adattamento fumettistico di Cani sciolti per la regia di Baltasar Kormákur. Nel febbraio 2013 annuncia il suo ritorno dietro alla macchina da presa, dopo i successi da regista di Antwone Fishere The Great Debaters – Il potere della parola, per dirigere l’adattamento della pièceFences. La pellicola, uscita nelle sale nel dicembre 2016, è tratta dall’omonimo dramma teatrale di August Wilson del 1987. La pellicola ottiene ben quattro nomination agli Oscar, tra cui quella di “miglior attore protagonista” per Washington, vedendo trionfare Viola Davis come “miglior attrice non protagonista“.
Denzel Washington e Viola Davis in ‘Fences’ (2016).
Il sodalizio professionale con Antoine Fuqua e l’addio alla recitazione
Il rapporto tra i due risale ancor prima della loro prima vera collaborazione sul set di Training Day(2002), quando la loro comune passione e visione del cinema li spinse a creare un’intensa amicizia. Nei primi mesi del 2014 Washington è sul set di The Equalizer – Il vendicatore, adattamento cinematografico della serie televisiva degli anni ottanta Un giustiziere a New York. Qui veste i panni di Robert McCall, un marine divenuto in seguito agente segreto della Defense Intelligence Agency (DIA), ora in pensione, che, dopo aver finto la sua morte, decide di trascorrere una vita tranquilla a Boston.
Torna a collaborare con Fuqua anche nel westernI magnifici 7 (2016). La pellicola è il remake dell’omonimo film del 1960 diretto da John Sturges. Nel 2018, a quattro anni dalla sua prima uscita, torna nuovamente a essere diretto da Fuqua, e in questo caso per il primo sequel della sua carriera (oltre che di Fuqua), ovvero The Equalizer 2. Il discreto successo al botteghino della pellicola induce il duo ad un terzo ed ultimo capitolo che esce nelle sale nel 2023: The Equalizer 3 – Senza tregua.
Nel frattempo questa collaborazione viene intervallata da altri film tra i quali: End of Justice – Nessuno è innocente (2017), per il quale viene nuovamente candidato all’Oscar, Fino all’ultimo indizio (2021) di John Lee Hancock e infine nel 2021 esce Macbeth. Quest’ultimo è un film di Joel Coen in cui Denzel interpreta lo shakespeariano Macbeth, venendo per la nona volta candidato agli Oscar. In ultimo nel 2024 esce Il gladiatore II di Ridley Scott, con cui l’attore annuncia l’addio alla recitazione (che seguirà ad alcuni ruoli già annunciati).
“Ho interpretato Otello a 22 anni. Lo sto per fare di nuovo a 70. Dopodiché interpreterò Annibale. Poi sono in trattativa con Steve McQueen per un film, Ryan Coogler sta scrivendo una parte per me nel prossimo Black Panther e dopo ancora farò Re Lear. Finite tutte queste cose, andrò in pensione”.
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