The tango of the wideower and its distorting mirror, scritto e diretto da Raul Ruiz (1967), ripreso e montato dalla moglie vedova Valeria Sarmiento nel 2020 per la 70ª edizione della Berlinale, è il viaggio proposto dal famoso regista cileno negli anfratti di una mente destabilizzata dalla follia. Il lungometraggio d’esordio – divenuto poi postumo – è disponibile su MUBI.
La narrazione del film ruota attorno alle abitudini del professore di letteratura Clemente Iriarte (Rubén Sotoconil) ossessionato dal suicidio della moglie e dai suoi ricordi. I frammenti di vita quotidiana sono ritmati da azioni semplici e dettagli inquietanti: la vita sociale infatti continua senza intoppi ma negli spazi domestici il cinema dell’orrore si consuma tra parrucche camminanti e apparizioni fugaci in un clima grottesco ed inquietante. Clemente, confuso e assillato dallo spettro della moglie (Claudia Paz) finisce con l’assomigliarle, in un gioco di allucinazioni all’inverso in cui l’identità si sfoca al punto tale da sdoppiarsi in due persone, in due scenari, in due realtà.
El tango
Il titolo, che assomiglia ad un enigma, in realtà è rivelatore esaustivo del suo contenuto: un uomo vedovo, una moglie suicida, raccolti attraverso una danza in uno specchio che si deforma.
Il tango è una danza che vede centrale una forte connessione tra i due danzatori che in un dialogo intenso, emotivo, sensuale, arrivano anche a scambiarsi tra di loro le parti: chi ora guida può seguire e viceversa. Questa inversione di ruoli si chiama Sacada, che in gergo latino vuol dire rimossa, estratta. Ed è proprio in questa danza psicologica, somigliante a un sogno, che il protagonista, sollecitato dalla presenza della moglie, ossessionato dalle vesti da cui estrae la sua presenza, si deteriora in un tormento psicotico e deformante che raddoppia l’esistente generando una dualità che non diventa mai dualismo e che piuttosto si unifica nella malattia.
L’inversione come strategia
Valeria Sarmiento, regista e montatrice, per ironia della sorte è la rimasta vedova di Ruiz. In questo gioco delle parti, la regista innesta nell’opera del marito una strategia efficace e perturbante. Nel momento in cui al suicidio della moglie segue quello di Clemente – con tanto di bara e cimitero – il film si interrompe con un click fotografico e un fermo immagine riavvolge il nastro e torna indietro. Nel suo inverso, montato ad arte con dialoghi alieni e un agire inverosimile, Sarmiento rivela la realtà: Clemente è affetto da schizofrenia e quello che vediamo è frutto della sua immaginazione.
L’uso dell’inverso nel cinema è sdoganato – celebre l’esempio di Irreversible di Gaspar Noè – ma in questo caso l’inversione dei tempi nel racconto (che avviene perfettamente a metà del film) si somma alla suddetta inversione dei ruoli. Nell’impossibilità di completare un film di più di cinquant’anni prima e senza dettagli sonori, Sarmiento ha la geniale intuizione di capovolgerlo restituendo in maniera coerente quello che probabilmente era l’obiettivo di Ruiz: una mastriosca in cui non solo i fantasmi esistono ma rappresentano ciò che in vita non vi è mai stato.
La musica e il sonoro
Le spettrali, seppur banali, immagini in bianco e nero sono accompagnate dalle musiche del compianto Jorge Arriagada. Il sottofondo – che potrebbe ricordarci il felliniano Nino Rota – viene in parte coperto dai gridi sibilanti e striduli tipici delle case dei fantasmi e dei graffi sugli specchi, potenziando ancora una volta l’effetto surrealista di cui si serve l’intero film. Inoltre l’originale lungometraggio di Ruiz arriva, nonostante il restauro, senza dialoghi sonori pertanto nell’incredibile processo tecnologico che compie Sarmiento vengono letti i labiali e ricostruiti i dialoghi che risultano poi centrali nella matrice retroversa che caratterizza la seconda parte del film.
Nel dialogo tra vita e morte, tra realtà e immaginazione, tra passato e presente, The tango of the wideower and its distorting mirror si configura come un contenitore di ricordi fallaci che spesso trovano una ricomposizione coerente ed unitaria solo in un riflesso distorto ed invertito.