In esclusiva su RaiPlay è approdato Sissy, cortometraggio del 2021 di Eitan Pitigliani prodotto da Movi Production e Rai Cinema, un’esplorazione toccante del dolore, della guarigione e dei legami duraturi dell’amore familiare.
Quando i bambini guariscono gli adulti
Il film è incentrato su Luca, interpretato da Vincenzo Vivenzio, un uomo alla deriva dopo la morte della madre, la cui discesa nella condizione di senzatetto simboleggia la sua profonda disconnessione dalla vita e da se stesso. L’interpretazione di Vivenzio è avvincente, cattura le sfumature di un’anima in subbuglio. La sua interpretazione trasmette la precarietà di un uomo in bilico sull’orlo, ma accenna sottilmente a una resilienza di fondo.
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Un momento cruciale si verifica quando Luca decide di tornare a casa per il compleanno di suo padre. Questa decisione introduce un incontro trasformativo con una bambina di sette anni di nome Sissy, interpretata da Dea Lanzaro. L’esordio di Lanzaro è a dir poco ipnotizzante; la piccola attrice incarna un personaggio che è sia stravagante che saggio oltre i suoi anni, fungendo da catalizzatore per il viaggio di Luca verso la guarigione. Le sue interazioni con Vivenzio sono organiche e sentite, fornendo i momenti più toccanti del film.
Il personaggio di Sissy è ispirato a un incontro nella vita reale che Pitigliani ha avuto dopo la scomparsa di sua madre. Nelle interviste, racconta di aver incontrato una giovane ragazza la cui energia e prospettiva lo hanno aiutato a gestire il suo dolore, e questa connessione personale riesce ad infondere al film uno strato di tenera e vulnerabile sincerità che ne eleva la narrazione.
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Fortunato Cerlino offre una solida interpretazione del padre di Luca, Antonio. La sua interpretazione aggiunge profondità alle dinamiche familiari, evidenziando le esperienze condivise ma individuali della perdita all’interno di una famiglia. Le interazioni tra padre e figlio qui sono abbastanza scarne nei dialoghi ma ricche di sottotesto, trasmettendo efficacemente le complessità della loro relazione.
Una regia emotiva
La regia di Pitigliani è caratterizzata da una spiccata sensibilità per i paesaggi emotivi dei suoi personaggi. Il ritmo del film consente uno svolgimento contemplativo degli eventi, dando al pubblico lo spazio per confrontarsi con i temi della perdita e della rinascita. La cinematografia completa questo approccio, utilizzando toni visivi che rispecchiano il viaggio interiore di Luca. Il contrasto tra la tristezza del suo stato iniziale e il calore introdotto da Sissy sottolinea il potere trasformativo della connessione umana, l’effetto taumaturgico dell’infanzia rappresentata da Sissy.
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La colonna sonora del film ne esalta ulteriormente la risonanza emotiva. È cupa ma piena di speranza, rispecchiando il viaggio del protagonista dalla disperazione a un timido abbraccio della vita. La musica funge da sottofondo emotivo, guidando sottilmente il pubblico attraverso i flussi e riflussi della narrazione.
Punti di forza
I critici hanno notato la capacità del film di trasmettere temi profondi nei suoi soli 19 minuti di durata. La scrittura e i personaggi riconoscibili sono stati evidenziati come punti di forza, con il film descritto da Mama’s Geeky come “un cortometraggio sorprendentemente emozionante”. Inoltre, il film è stato elogiato da For Reel per la sua “storia affascinante e stimolante”, che funge da “promemoria che l’amore è più forte di qualsiasi cosa, persino della morte”.
Eureka, non siamo soli
Sissy ha attirato l’attenzione nel circuito dei festival, con proiezioni in eventi di punta come il Cleveland International Film Festival. La sua accoglienza è stata caratterizzata dal coinvolgimento del pubblico, con spettatori che hanno risposto alla sua profondità emotiva e ai temi universali. La capacità del film di evocare sia lacrime che risate lo rende una dolceamara rappresentazione sfumata dell’esperienza umana, un incoraggiamento a ricordare che nessuno è mai solo nel proprio percorso di accettazione della morte.
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In conclusione, Sissy è una testimonianza della bravura narrativa di Eitan Pitigliani. Intrecciando l’esperienza personale in una narrazione universale, offre un film che è sia intimo che ampiamente riconoscibile. Le performance, la regia e gli elementi tecnici si fondono per creare un cortometraggio che rimane nella mente, spingendo a riflettere sull’impatto duraturo dell’amore e sui percorsi di guarigione dopo una perdita. Nessuno è mai veramente solo.