Dal 28 dicembre, su Netflix, sarà disponibile la terza stagione de L’isola e il maestro, un crime serial di produzione greca. L’autore totale è Christophoros Papakaliatis, che lo ha scritto, diretto e interpretato.
La prima stagione è composta da nove episodi, mentre la seconda di sei.
È un’originale, quanto a tratti folklorico serial, che sicuramente potrà piacere agli appassionati del genere. Ma anche a spettatori non proprio avvezzi al crime movie.
L’isola e il maestro, la sinossi
Nell’isola greca di Paxos, giunge Orestis (Christophoros Papakaliatis), chiamato dal candidato sindaco Fanis, per organizzare un festival musicale. Sull’isola, Orestis s’innamora di Clelia (Maria Kavoyianni), figlia di Fanis. Nonostante i trent’anni di differenza, nasce un profondo amore, nascosto e al contempo tormentato.
Sullo sfondo di questa storia d’amore, il folklore dell’isola greca, tra amori gay sofferti, tradimenti coniugali, violenze casalinghe, ricordi di amori passati. Questa prima stagione si chiude con un omicidio, che riguarderà tutti i personaggi della vicenda.
Nel secondo capitolo entra in scena un detective sui generis, ormai in pensione. La sua presenza minaccia la libertà dei complici di una morte avvolta da silenzi e segreti, che arriverà sull’isola senza portare nulla di buono.
Il serial crime che può piacere a un vasto pubblico
Il crimine, che chiude la prima stagione, irrompe e getta oscurità in un luogo paradisiaco, Paxos. Un’isola dove superficialmente regna l’amore, il rispetto e tutto pare una vicenda da cartolina. Ma basta scavare un poco, e vengono fuori tutti le problematiche e le violenze umane.
In pratica, è come se Papakaliatis avesse espanso il movimento di macchina che apre Velluto blu di David Lynch: gli ambienti lussuosi, con persone sorridenti, sotto nascondono il marcio. E non è proprio errato paragonare L’isola e il maestro a Twin Peaks, a livello di sviluppi narrativi. Certo, facendo le dovute differenze qualitative.
Però non è stato giusto accogliere questo serial greco con diverse recensioni taglienti e a tratti dileggianti. È un prodotto realizzato con cura, che ha alcune sue originalità. Prima di tutto, proprio il luogo nel quale si svolgono le vicende.
E sono anche affascinanti le “derive” da soap opera che ammorbidiscono un genere sovente trattato in maniera spigolosa. Sono aperture verso un pubblico che non accetta trame che si focalizzano sul delitto, sulla mentalità del serial killer e su particolari scabrosi.
Le prime due stagioni hanno mostrato che l’autore Papakaliatis ha voluto costruire non soltanto un mix di generi, ma anche una storia corale. Alla vicenda principale (l’appassionata storia d’amore tra i due protagonisti) seguono in secondo piano tante piccole storie.
Diverse vicende che attingono da fatti che possono accadere nella vita reale. E sono proprio queste storie secondarie che piacciono a una vasta platea, perché la più disparata audience può provare empatia per un personaggio o un altro.
L’arrivo della terza stagione, inoltre, è la conferma che L’isola e il maestro funziona. È riuscita a trovare un suo vasto pubblico in un momento nel quale appaiono i serial più disparati serial.
In attesa di questa terza stagione, si consiglia di recupera le prime due, disponibili su Netflix.