Churchill in guerra è la docuserie Netflix divisa in quattro episodi che ripercorre le fasi personali e politiche di una delle figure più significative del XX secolo. Con la regia di Malcolm Venville, la produzione di Brian Grazer e Ron Howard (regista premio Oscar per A beautiful mind) e la garanzia fotografica della Imagine Documentaries, la serie è un mosaico di immagini e parole che accompagnano nella scoperta del ruolo che il Primo ministro inglese ricoprì nel periodo più buio del secolo scorso, segnato dalla nascita della pestilenziale dominazione del Nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Non sarà solo il politico ad entrare in scena, ma l’uomo con il suo privato, partendo da quelle origini che lo hanno spinto con inesauribile determinazione a perseguire un cammino destinato a muovere e smuovere le vite di un intero popolo, esponendolo alla venerazione ed alla riprovazione. Un salvatore ma un opportunista, uno stratega ma un guerrafondaio. L’uomo della speranza e della condanna.
Lungi dall’essere un didascalico trattato di storia, il documentario vanta un approccio innovativo attraverso l’uso di immagini d’archivio restaurate e rese a colori, capaci di abbreviare la distanza temporale ed emotiva tra lo spettatore ed un passato comune da ricordare. Oltre al filtro analitico di esperti del settore e politici del nostro tempo come George Bush e Boris Johnson, ciò che contraddistingue questa serie è il coraggioso uso dell’intelligenza artificiale per riprodurre la voce di Churchill, scelta che da un lato aumenta il la percezione del verosimile, rendendo il simile vero, dall’altro incute una timorosa consapevolezza che anche ciò che il passato ha tolto, il futuro può ridare. Un documentario elastico che passa dal drama alla spy-story grazie al connubio tra immagini reali e riproduzioni attoriali che contribuisce ad accelerare il ritmo narrativo, trasformandolo in un circuito ciclico di equivalenza tra realtà e finzione, rendendo il mortale leggenda, ed il mito racconto.
Sei milioni di parole. Sono quelle che Sir Winston Churchill ha pronunciato nei suoi innumerevoli discorsi, frutto della sua passione per la scrittura, perché le parole sono la base per far vibrare i cuori ed illuminare le menti quando il mondo fuori li anestetizza. Un personaggio capace di reagire alla violenza che minaccia la propria identità e la propria patria, spinto da ideali protettivi della propria affermazione, della libertà e della democrazia, valori quasi evanescenti di fronte al caos geopolitico passato ed attuale.
Dietro la sua figura salda, a volte quasi strafottente, si cela un figlio fragile ed accantonato, cresciuto con la venerazione di un padre fin troppo ambizioso per ottenere il successo sperato, ma che sarà la benzina per la propria missione, trasformandola in rivalsa collettiva spesso a danno della coerenza. Sarà un liberale che vestirà i panni dei conservatori; un oppositore delle donne in politica che sposa una suffragetta impegnata nell’affermazione femminile; un sostenitore della pace inneggiando alla guerra.
Posizioni traballanti ma che hanno trainato quel ragazzo seduto in disparte fino ai tavoli del potere, perché “se guardiamo indietro al nostro passato, vedremo che una delle esperienze più comuni è quella di essere stati aiutati dagli errori e feriti dalle decisioni più sagge”.