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In Sala

The spirit of ’45

l regista inglese Ken Loach usa filmati d’archivio della Gran Bretagna, registrazioni sonore e interviste attuali, per creare una narrazione politica e sociale sugli anni successivi alla Seconda guerra mondiale.

Pubblicato

il

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Anno.: 2013

Nazionalità: Gran Bretagna

Genere: Documentario

Regia: Ken Loach

Distribuzione: BIM

Uscita: 12/09/2013

Durante il secondo conflitto mondiale il governo della Gran Bretagna, presieduto da Winston Churchill, vedeva la presenza di diversi ministri laburisti in posizioni chiave nella gestione dell’economia. Finché durò la guerra questa inusuale alleanza fu compatta nel sostenere lo sforzo bellico. Al termine del conflitto il paese si trovava in particolarissima situazione: da un lato risultava una delle potenze vincitrici, sebbene ridimensionata dall’accresciuto potere statunitense, dall’altro emergevano con chiarezza tutte le contraddizioni sociali sulle quali si era fondato l’impero britannico. Immense sacche di povertà coesistevano con i lussi e i privilegi della classe dominante che esercitava con durezza ed egoismo il proprio potere economico. Nel 1945 vaste masse popolari, che avevano contribuito al successo bellico, presero coscienza nelle proprie capacità di cambiamento e portarono al governo del paese il Labour Party che a quell’epoca aveva una stretta connessione con le Trade Unions e una forte vocazione di stampo socialista. Lo scenario economico che il partito laburista si trovò difronte vedeva ancora in piedi un sistema produttivo che mancava ai paesi sconfitti e duramente bombardati, ma completamente votato all’industria bellica. Da un punto di vista sociale il paese era totalmente improntato al più rigido liberismo, privo di qualsiasi forma di welfare state dignitoso e afflitto da enormi differenze sociali. I laburisti procedettero con determinazione all’attuazione di una coraggiosa politica di stampo keynesiano, nazionalizzando numerosi settori produttivi, dalle miniere alle ferrovie, passando per il sistema sanitario che venne reso gratuito erga omnes. Si realizzarono riforme sindacali tese alla tutela dei lavoratori, specialmente quelli più precari, come quelli portuali.

Ken Loach narra questa profonda mutazione del paese, ricorrendo sia ai toccanti racconti dei testimoni sia ai materiali d’archivio che restituiscono in pieno l’atmosfera di quegli anni. Il risultato è un racconto teso ed emozionante che evidenzia le profonde iniquità imposte dal sistema liberista e gli enormi vantaggi sociali prodotti da quella stagione di governo laburista. Le tematiche sollevate vengono seguite fino all’avvento dei governi di destra presieduti dalla Tatcher che attuò un sistematico smantellamento delle nazionalizzazioni, procedendo ad una generale riprivatizzazione. I frutti di questa politica neoliberista furono devastanti sul piano sociale a causa dei licenziamenti di massa e della violenta repressione delle dimostrazioni sindacali, e spesso anche controproducenti sul piano economico. È il caso di quelle industrie che costituiscono dei classici monopoli naturali come le ferrovie che, una volta privatizzate, ritornarono alla loro antica inefficienza, producendo disservizi e gravi incidenti. Il documentario giunge fino ai nostri giorni, mostrandoci un paese incerto sulla strada su cui proseguire. Da un lato le spinte liberiste puntano a mettere in discussione anche gli ultimi baluardi del welfare state, come la sanità pubblica, dall’altro si rileva come il partito laburista, dopo la “cura” blairiana (ma Blair non viene neppure citato), si sia ridotto ad un imbelle soggetto incapace di rilanciare e difendere una visione socialdemocratica della società.

Nel narrare gli eventi odierni lo sguardo di Loach abbandona i toni epici con cui ci ha raccontato lo spirito del ’45 e ne assume uno molto più pessimista. Ma non vuole rinunciare alla speranza e decide di chiudere con le parole di un vecchio lavoratore che, nato nei sobborghi miserabili, è riuscito a vivere una vita dignitosa grazie alle conquiste del partito dei lavoratori ed oggi si rivolge ai giovani per dire di credere nella propria capacità di riprendere le redini del proprio destino e di non arrendersi alla deriva imposta dal capitalismo e dal liberismo.

Pasquale D’Aiello

 

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