L’adulterio e il matrimonio scomposto nella visione di Allen danno forma al gusto delle relazioni. Il gioco delle coppie trova una profondità poetica nell’uso della voce. Un suono che è un secondo occhio cinematografico, accompagnando ogni personaggio nel ping pong infinito tra esistenza e piacere
Hannah e le sue sorelle, scritto, diretto e interpretato da Woody Allen, è il film con più riconoscimenti e candidature del cineasta newyorkese. L’opera negli anni Ottanta ebbe un impatto talmente rilevante da consentire a star come Michael Caine e Dianne Wiest di ottenere il loro primo Premio Oscar. A fronte di ben sette nominations, arrivò a vincere anche quella per la migliore sceneggiatura originale. Il film dalla Orion Pictures, si avvale di un notevole cast tecnico, tra cui compare il direttore della fotografia italiano Carlo Di Palma. Tra i protagonisti, oltre a Caine e West, Mia Farrow, Carrie Fisher, John Turturro, Sam Waterston e l’attore feticcio di Ingmar Bergman, Max von Sydow. Disponibile su RaiPlay.
IL TRAILER – Hannah e le sue sorelle
Sinossi – Hannah e le sue sorelle
Elliot ( Michael Caine ) è sposato con Hannah ( Mia Farrow), un’attrice di successo. Annoiato dalla routine matrimoniale, l’uomo intraprende una relazione clandestina con la sorella di Hannah, Lee ( Barbara Hershey). Parallelamente, Mickey ( Woody Allen ), l’ex marito di Hannah, si trova in una perenne crisi esistenziale: è tremendamente ipocondriaco e prova in ultimo a convertirsi al cristianesimo. La situazione persiste finché non si innamora dell’altra sorella di Hannah, Holly (Dianne Wiest).
La Farrow come non personaggio – Hannah e le sue sorelle
Allen è sempre stato attento a giocare con i generi. Da Annie Hall a Coup de chance, è sempre riuscito a rendere il dramma una commedia e il dispositivo umoristico pieno di tragedia esistenziale. Tale approccio di fusione dei generi si avverte con una certa rilevanza in uno dei suoi film migliori: Hannah e le sue sorelle. L’intenzione di Allen è da subito anomala ma funzionale: dare il titolo a una non protagonista. Perché il personaggio della Farrow è la molla che fa scattare ogni intreccio sentimentale. Il gioco della segretezza e del piacere nasce dalle sorelle di Hannah, le vere protagoniste del film.
E la Farrow, con la sua malinconia e la mancanza di iniziativa, è quell’elemento intorno al quale si crea, non solo una narrazione, ma un mondo che vive grazie ad Hannah e non in funzione di quest’ultima. Il Caine di Elliott usa la Farrow come una gomma consumata da cui non si può ottenere nulla, rifugiandosi nella più elettrizzante sorella Lee. È la stessa molla che rende vitale il personaggio di Allen, Mickey, facendolo uscire dalle sue paure ipocondriache. Hannah quindi ha un ruolo ambiguo tra l’amica e la donna in carriera tradita da tutti.
Il potere del voice over
Se l’intento di Allen è chiaramente quello di sviluppare il gioco della lussuria attraverso la Farrow, è la voce l’elemento più interessante in Hannah e le sue sorelle. Il voice over funge da commento per ciò che vediamo; Eliott ci fa capire il desiderio che nutre per Lee e il fuoricampo della voce per tutto il film ci fornisce una chiara idea di cosa i personaggi pensano in quel momento. Espediente che Allen aveva già sperimentato in Annie Hall, ma che qui assume una funzione di secondo occhio cinematografico. Le parole dei personaggi difatti compaiono come una specie di soliloquio in cui i pensieri dei personaggi parlano prima di dialogare con il normale interlocutore. Hannah e le sue sorelle è molto vicino, riguardo alla commistione tra commedia e dramma, a quel capolavoro che è Manhattan.
Come il film in bianco e nero, Allen sfrutta molto del repertorio del cinema francese, in primis di Jean-Luc Godard, operando un perfetto dramedy; è sia surreale che malinconico, neorealistico nella ripresa e farsesco nell’azione dei personaggi. Le divisioni delle stagioni scompongono la storie in capitoli, e anche in una struttura estremamente corale, Allen si dimostra estremamente abile a tenere insieme una struttura lineare. Ed è estremamente interessante come la musica, da Puccini a Bach, passi dall’extra-diegetico al diegetico, tendendo salde sequenze e le storie che altrimenti sarebbero disgiunte. Un film di Woody Allen che come non mai riesce a coniugare l’anarchico cinema europeo con la commedia irriverente del cineasta newyorkese.
La passione come antidoto al mal di vivere
In Hannah e le sue sorelle il tema dell’infelicità viene affrontato con una certa disse di psicanalisi. Proprio come faceva Bergman, altro pallino di Allen, il film si dimostra un grande contenitore delle frustrazioni dell’essere umano. Ma a differenza del grande maestro svedese che non lasciava nulla al lieto fine, per Woody Allen il male di vivere trova la sua medicina con la cura della passione. Un’alchimia finita e poi rinata nel ri-matrimonio tra Hannah ed Elliot; fortuita e incredibilmente romantica nelle vicenda di Mickey.
Nel corso del film l’alter-ego di Allen passa da parti frammentate a una vera centralità, riprendendo il suo personaggio classico, qui con un eccesso di nevrosi e fobie.
Eppure Mickey riesce a passare da un atteggiamento negativo sulla vita citando Nietzsche e Socrate, a realizzare come la passione e l’amore curino alla fine ogni male di vivere. Allen sceglie proprio la sorella di Hannah più perdente: un’attrice senza successo che fallisce anche nel settore del catering. Holly e Mickey, due frustrati dalla vita, vengono accomunati dalla loro decisione di prendere la vita come viene. In ciò Woody Allen è sempre stato un autore che si è servito del cinema per risolvere le problematiche dei suoi personaggi, e appare così inevitabile come il meta-cinema (in questo caso la visione de La guerra lampo dei Fratelli Marx) costituisca quell’evoluzione che fa diventare il film con Allen un film di Allen. Sorprendentemente positivo in un finale che dimostra tutto il bisogno del cineasta americano di comunicarci il suo estremo bisogno di avere una famiglia tradizionale.
La regia di Woody Allen
Hannah e le sue sorelle si inserisce nel periodo in cui Allen si dimostra un incredibile regista europeo. Il film è caratterizzato da un’impostazione registica divisa tra l’impronta teatrale e il pedinamento forsennato sui personaggi: come dimostra la carrellata circolare nella scena del pranzo al ristorante tra le sorelle. Inoltre, l’ambientazione delle scene sottolinea la fusione dei generi; le residenze alto borghesi contrastano con le atmosfere buie dell’incontro causale di Elliott e dell’appartamento di Mickey, buio come la sua esistenza. Quindi regia e fotografia viaggiano di pari passo, donando un tessuto emotivo agli archi narrativi principali.
Hannah e le sue sorelle testimonia un Woody Allen fortemente ispirato nel decennio Ottanta. In un’opera agrodolce con un fascino sottile e piena di personalità autoriale.
Anno: 1986
Durata: 107'
Distribuzione: Orion Pictures
Genere: dramedy
Nazionalita: Usa
Regia: Woody Allen
Data di uscita: 07-February-1986
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