Ma cosa accade quando l’identità viene spezzata? Quando la cultura di un popolo viene trattata come una macchia da cancellare? Verkaufte Heimat non parla solamente di eventi storici, ma esplora il modo in cui l’animo umano reagisce quando le proprie radici vengono messe in discussione. Un trauma collettivo e al contempo individuale, raccontato tra il 1989 e il 1994 da Karin Brandauer e Gernot Friedel.
Verkaufte Heimat – YouTube
Facciamo un passo indietro
Verkaufte Heimat è una docu-serie disponibile su YouTube, composta da quattro episodi. Il primo capitolo, Brennende Liebe (1989), è ambientato nel Sud Tirolo degli anni ’30. Ci troviamo di fronte a un mondo lacerato dall’imposizione fascista, dove la cultura e la lingua tedesca sono sotto attacco. Ettore Tolomei, fautore delle politiche di italianizzazione, impone numerose misure, fra cui l’abolizione della lingua madre e l’italianizzazione dei nomi tedeschi. Ne è un esempio Sepp Rabensteiner (Peter Mitterrutzner), che è costretto a prendere il nome di Giuseppe Pietracorvo. Queste pratiche sono guidate dal sindaco e insegnante, interpretato da Ivano Marescotti, attore che ha fatto una delle sue ultime apparizioni nel corto Figli delle stelle (2023).

Come facevano i sudtirolesi a tramandare la lingua tedesca?
“Tu stai imparando il tedesco nelle vostre scuole segrete, è vero?”
Questa è la domanda che l’insegnante pone a un bambino che, al posto della “s” in “centesimi”, ha inserito la “ß” tedesca. Aveva imparato quella lettera nelle scuole segrete chiamate Katakombenschulen, organizzate in clandestinità dagli ex insegnanti delle scuole tedesche per evitare la scomparsa della lingua scritta. Queste scuole sono costantemente a rischio di essere scoperte.
Heimat
Il concetto di Heimat non è solo una questione di territorio, ma di appartenenza affettiva. È un’idea che si lega a un luogo, a un’epoca, a un contesto politico, sociale, economico, culturale e infine linguistico. Tuttavia, Heimat porta con se anche altri significati. Uno di questi è la “casa”, intesa come luogo associato all’ accoglienza e al calore. Proprio per paura che possa esserci una morte culturale, molti abitanti si sentono spinti verso il fanatismo, oppure la fuga stessa.
Un amore proibito
Al centro della narrazione, una storia d’amore: quella tra la giovane donna sudtirolese (Christine Mayn) ed il carabiniere italiano (Paolo Magagna). Un amore che, a tratti, ricorda Romeo e Giulietta, che rischia costantemente di implodere. Anna, figlia di una famiglia radicalmente anti-italiana, ed Ettore, lontano dai propri cari, vivono un amore passionale, apparentemente impossibile. I fratelli della donna, intrappolati nelle loro ideologie e custodi dell’identità sudtirolese, percepiscono la scelta della sorella come un atto di alto tradimento. Di conseguenza, Anna si ritrova a non sentirsi più accettata dalla propria comunità d’origine.
Spazi divisi: fra città e natura
Lo spazio all’interno di Verkaufte Heimat non è neutrale, ma un campo di battaglia simbolico. Da un lato troviamo la natura legata al mondo sudtirolese, dall’altro l’artificiosità delle costruzioni italiane fasciste. Gli spazi fascisti sono freddi, vuoti e alieni, in contrasto con le case contadine e le montagne, che rispecchiano lo spirito degli abitanti.
Un esempio emblematico è rappresentato all’interno dei bar italiani, luoghi che mettono a disagio i locali poiché incarnano una cultura imposta. Questi spazi appaiono temporanei, come se nemmeno gli occupanti volessero realmente abitarli. Gli italiani mandati dal regime, infatti, vivono in uno stato di alienazione. Ettore, spinto dal desiderio di unire questi mondi, tenta di entrare in un bar tedesco: un’azione che non è solo fisica, ma anche simbolica. La macchina da presa enfatizza il suo disagio isolandolo attraverso inquadrature che lo distanziano dal resto della scena. Sarà proprio questo gesto a farlo entrare in contatto con la sua amata Anna. Ciò non cambierà però il fatto che Ettore rimarrà sempre un “Walsche” (italiano, in modo dispregiativo).
Il terzo spazio
“Il terzo spazio è un nuovo spazio, anche se appartiene parzialmente ai due spazi precedenti.”
Il concetto di terzo spazio è stato elaborato dal teorico postcoloniale Homi Bhabha. Non si tratta di un luogo fisico, ma un’idea fluida, un terreno in cui le certezze si dissolvono per creare qualcosa di nuovo.
Anna si trova proprio in questo spazio di tensione e ambiguità. Non riesce a identificarsi completamente con il mondo sudtirolese, né con quello italiano. La sua identità si evolve in modo ibrido, rappresentando un’opportunità e al contempo, un limite. Questo le permette di mettere in discussione le norme e le tradizioni consolidate dai due spazi, come l’odio verso il “diverso”. Tuttavia, rischia di perdere il senso pieno di appartenenza, rimanendo costantemente in bilico tra i due poli.
La vera domanda non è come oppure cosa accade, bensì quali sono le ripercussioni che tali situazioni possono avere sullo stato psicologico dei soggetti coinvolti.