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Muriel, il tempo di un ritorno in blu-ray

Muriel, il tempo di un ritorno è disponibile su blu-ray in versione restaurata in 2K.

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Con Muriel, il tempo di un ritorno prosegue il lavoro di riscoperta della filmografia del maestro della Nouvelle Vague Alain Resnais attuato da CG Entertainment (www.cgtv.it).  Dopo Hiroshima mon amour e il documentario Notte e nebbia, infatti, è il terzo titolo del cineasta francese che la label rende disponibile su blu-ray. In versione restaurata in 2K, ma in questo caso nella sola lingua originale provvista di sottotitoli in italiano. Disponibile nel disco sia in 2.0 Dolby Digital che in DTS HD Master Audio.

Quasi due ore di visione che, in maniera analoga al citato esordio resnaisiano Hiroshima mon amour, pongono al proprio centro un uomo e una donna.

Una vedova dal volto di Delphine Seyrig, che vive a Boulogne-sur-mer insieme al figliastro Bernard interpretato da Jean-Baptiste Thiérrée, e un suo vecchio amante. Quest’ultimo incarnato da Jean-Pierre Kérien e che viene invitato dalla vedova a trascorrere del tempo da lei. Dove si presenta con un’attricetta dai connotati di Nita Klein, che lui dice essere sua nipote. Mentre il giovane è ossessionato dal ricordo di una ragazza (Muriel, appunto) che torturò durante la guerra in Algeria e che emergono inquietanti segreti.

E sono soprattutto le prove attoriali a rendere riuscito Muriel, il tempo di un ritorno, datato 1962, nonché primo lungometraggio che Resnais girò a colori. Perché ricordiamo che sia il già menzionato suo debutto che il successivo L’anno scorso a Marienbad sono in bianco e nero. Un viaggio nell’oscurità del passato in cui il tempo e i ricordi si intrecciano in un labirinto di rivelazioni. Un dramma che scava nelle ombre della memoria e nelle cicatrici mai guarite.

Tra giochi di sguardi e di silenzi, man mano che un certo anticonformismo tipicamente nouvellevaguiano sembra essere testimoniato dall’occasionale ricorso ad un montaggio “impazzito”.

Al servizio di un’opera sicuramente meno sperimentale rispetto alle precedenti del regista, ma che riconferma la sua idea del cinema quale strumento di memoria. Una memoria qui finalizzata a non far dimenticare gli orrori del conflitto bellico in Algeria. Come Hiroshima mon amour e Notte e nebbia, invece, avevano già provveduto ad affrontare in fotogrammi altre due importanti guerre. Il tutto, tra amore e morte, come sempre inscenato privilegiando non pochi dialoghi fiume. Fino al tragico epilogo che chiude Muriel, il tempo di un ritorno, premiato al Festival di Venezia con la Coppa Volpi andata alla bava Seyrig.

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