Presentato in occasione della serata irlandese a Firenze il film North Circular di Luke McManus.
L’11 dicembre al cinema La Compagnia si è svolta una serata dedicata al cinema irlandese con due film di N.I.C.E. X Irish Film Festa, frutto della collaborazione con il festival romano che dal 2007 porta il meglio del cinema irlandese in Italia. La serata, a conclusione della 50 Giorni di Cinema di Firenze, ha permesso di vedere sul grande schermo prima North Circular di Luke McManus e poi, a seguire, Lies we tell di Lisa Mulcahy.
Irish Film Festa è prodotto dall’associazione culturale Archimedia ed è realizzato in collaborazione con Irish Film Institute; con il sostegno di Culture Ireland, Screen Ireland; con il patrocinio dell’Ambasciata d’Irlanda in Italia; e con il contributo di Intesa Sanpaolo. La rassegna, che si svolge alla Casa del Cinema di Roma, presenta nuovi film in anteprima e recupera alcuni classici inediti. Oltre alle proiezioni – tutte in originale con sottotitoli e tutte a ingresso libero – il programma prevede presentazioni e incontri con gli ospiti irlandesi (registi, attori, sceneggiatori e produttori), dibattiti ed eventi speciali.
In occasione della serata e della proiezione del suo film North Circular abbiamo fatto alcune domande a Luke McManus.

Luke McManus e il suo North Circular: musica e bianco e nero
Penso che per poter apprezzare al massimo il film si debba conoscere bene Dublino, nonostante questo credo tu sia riuscito a rendere universale questo luogo usando il bianco e nero. Sembra di guardare una cartolina.
Sicuramente una delle cose alle quali ero molto interessato era la fotografia. Mi sono lasciato ispirare guardando le vecchie fotografie. Non volevo usare materiale d’archivio per fare un film classico sul passato, volevo creare immagini che si potessero sentire come contemporanee, ma che potessero evocare la storia e ricordare il passato. Ovviamente il bianco e nero aiutano molto in questo, ma volevo anche far percepire la sensazione di essere come in un sogno o un ricordo. Spesso sento che i sogni e i ricordi sono in bianco e nero.
L’altro elemento importante del film è sicuramente la musica. Il fatto che il film inizi con una canzone ci fa capire fin da subito che sarà il filo conduttore della storia, quello che accomuna tutti i personaggi. Con il movimento dato dalla musica contrastano i volti quasi immobili che vediamo all’inizio. Sembra quasi che siano degli spettatori come noi intenti a guardare il film e ammirare quello che vedono e sentono.
Ho avuto l’idea della musica perché la musica irlandese, in particolare, è molto narrativa, è una storia. Come nazione non abbiamo grandi pittori, scultori, compositori classici, cantanti d’opera, ma ci sono scrittori, drammaturghi, poeti, cantanti che raccontano storie, quindi pensavo che sarebbe stato interessante raccontare storie del passato attraverso queste canzoni. Non ero sicuro che avrebbe funzionato perché il rischio di sbagliare era alto. Ma poi fortunatamente ho lavorato con John Murphy, molto attento ad aiutarmi a mantenere il film sul livello nel quale lo avevo immaginato. Ed è stata sua la suggestione di mettere quella donna all’inizio con una canzone. Ho capito subito che era una buona idea e mi sono ricordato di qualcuno che mi ha detto che un documentario davvero buono dovrebbe essere intimo, ma sublime. E questo è abbastanza difficile da fare, ma se hai qualcuno che canta, una bellissima persona che canta con una splendida voce, ti senti come se fossi seduto vicino a lei e diventa tutto intimo e sublime. In più ha anche il significato che dicevi: dà il senso di ciò che stai per vedere fin dall’inizio.
Un film che si può sentire
Tutto questo aiuta a trasformare il film in un’esperienza che va oltre. Alla fine è un qualcosa che mette insieme tutti i sensi perché possiamo ascoltare la musica, vedere le immagini, ma anche toccare quei paesaggi che sono rappresentati. Il risultato finale di North Circular è un’opera artistica a 360°, un qualcosa che possiamo sentire.
Ti ringrazio. A supporto di questa cosa ho cercato di uscire dagli schemi anche perché ho deciso di accompagnare la proiezione portando alcuni dei musicisti del film al cinema insieme a me e che canteranno al termine. Trovo che sia una cosa sempre molto speciale quella di concedere al pubblico l’esperienza di vedere qualcosa live ed essere nella stessa stanza con le persone viste sullo schermo. Questo è qualcosa che abbiamo fatto a New York, a Copenaghen, a Londra e mi piace davvero. Penso che quando musica e immagine sono insieme sia la massima essenza del cinema. Più delle persone che parlano.

Nonostante sia un documentario inserisci all’interno tante tematiche, tutto quello che ha vissuto Dublino e non solo. Qual è lo scopo del tuo documentario? Non è solo raccontare la North Circular e la storia di Dublino?
Non avevo davvero un obiettivo quando ho iniziato a lavorare al film. La cosa alla quale tenevo era che il film potesse dare la sensazione di passare attraverso una città. Quei momenti in cui senti parti delle conversazioni mentre le persone passano. In quei momenti io immagino sempre quelle persone e come sono le loro vite, quindi sono partito dall’idea che il film facesse sentire di passare attraverso una città, dove poi rimani, parli con qualcuno per un po’ e poi passi alla persona successiva. Mi piace e mi piaceva l’idea di inserire molti personaggi che sono anche l’emblema della diversità rappresentata da una città. In generale non mi piacciono i documentari incentrati su una persona sola e con il mio film volevo che si sentisse che c’erano diverse tipologie di persone.
Il simbolismo e il discorso relativo al tema sono cresciuti mentre stavo facendo il film, ma non erano qualcosa che ho davvero pensato intenzionalmente all’inizio.
Devo dire che North Circular è stato un film che si è sviluppato; in qualche modo ho fatto il film mentre il film si faceva. Non avevo percepito tutto fin da subito, ho fatto anche io un viaggio. Avevo pensato a delle cose e poi le ho cambiate ed è iniziato a funzionare.
Influenze e riferimenti
Ho trovato interessante la scelta di mostrare più personaggi e personalità che rispecchiano il tema stesso del film e permettono allo spettatore di immedesimarsi con chi preferiscono. Alla fine North Circular, come hai detto, è un viaggio.
Devo anche dire che c’è stato un film italiano che mi ha influenzato molto in tante cose: Sacro GRA del regista Gianfranco Rosi. Quello è un film che mi ha lasciato un segno molto forte e ho pensato che avrei amato fare più o meno la stessa cosa in Irlanda. Poi l’idea di farlo con la musica è venuta molto più tardi, così come quella di farlo in bianco e nero.
Hai anticipato la domanda sulle influenze o comunque su eventuali riferimenti cinematografici per questo film.
C’è sicuramente il riferimento alla storia, perché sono pochi i film irlandesi dai quali ho potuto prendere spunto. Ci sono Rocky Road to Dublin del 1967 e Bargaintown del 1988. Sono entrambi documentari su Dublino che erano, però, un po’ politici, ma avevano molta musica e soprattutto erano in bianco e nero. Quindi questo è come se fosse la terza parte della trilogia! Poi sono stato molto fortunato, sono andato a Berlino con il film e ho invitato alla proiezione il regista di Bargaintown che vive lì e mi ha detto che gli è davvero piaciuto, quindi è stato fantastico.

Il presente e il futuro di Luke McManus
Il tuo film è stato selezionato come rappresentante dell’Irlanda nella serata conclusiva della 50 Giorni di Cinema a Firenze, una serata staccata dall’Irish Film Festa che si svolge a Roma e che, così facendo, si espande facendo conoscere ancora di più il cinema irlandese.
Sono molto felice di essere qui a Firenze, è incredibile. Amo essere in Italia anche perché ho alcuni legami di famiglia qui (i miei suoceri vivevano a Roma, anche se sono irlandesi) e veniamo spesso in vacanza qui. Poi anche la città nella quale sono cresciuto in Irlanda, essendo un luogo di mare, era frequentato molto da italiani. E anche adesso, dove vivo a Dublino, c’è la comunità italiana, quindi sono felice di essere a Firenze per presentare il mio film.
C’è un bel legame tra Luke McManus e l’Italia.
Sì! E infatti ho approfittato per filmare qualcosa qui a Firenze per il mio nuovo progetto. Ho iniziato a lavorarci e sarà un film incentrato sulla crescita in Irlanda, in un paese vicino a Dublino, ma riguarderà in gran parte le persone che non sono irlandesi, ma che sono andate a vivere in Irlanda. Ho intervistato, infatti, un uomo di qui che ha vissuto a Dublino, in Irlanda, per 40 anni.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli